Vocabolario Dantesco
prefazio s.m.
Commedia 1 (1 Par.).
Commedia prefazi Par. 30.78 (:).
Par. 30.78: profaçi Ham La Parm Pr Vat.
Latinismo dal nominativo praefatio (a sua volta da praefari 'premettere', 'dire prima'), con metaplasmo di genere (DELI 2 s.v. prefazio). Nel lat. classico e mediev. la voce praefatio accoglie un ampio ventaglio di signif., dai più generic. ('formula preliminare') ad altri di uso più specif. Nel lessico retorico, ad es., la praefatio è la formula introduttiva di una sentenza, mentre nell'ambito propr. della liturgia cristiana il termine è rif. a quell'invocazione che, durante la Messa, prelude al rituale eucaristico (cfr. ad es. Papia, cit. nel Du Cange s.v. praefatio: «a Te igitur, usque ad Agnus Dei»; Cecchini, Uguccione, F 50,43: «quod praecinitur ante Sacramentum Corporis et Sanguinis Christi»). Per tutto vd. Lewis-Short, DMLBS, s.v. praefatio; TLL, s.v., 10, 2.600.54; Mohrmann, Sur l’histoire de praefari-praefatio. In it. antico la forma nominativale prefazio «divenuta usuale per influenza della Chiesa» (Zingarelli, Parole e forme, p. 79), assume gli stessi signif. del corrispettivo termine lat. (cfr. TLIO s.v. prefazio) al contrario della forma accusativale prefazione che, att. a partire dal Trecento inoltrato, rimane perlopiù contenuta entro il valore di 'spiegazione o scritto preliminare a un testo' (vd. TLIO s.v. prefazioneCorpus OVI). Se per 'parte iniziale di una preghiera' Dante preferisce avvalersi di un tecnicismo della retorica come essordio (Purg. 16.19: «Io sentia voci, e ciascuna pareva / pregar per pace e per misericordia / l'Agnel di Dio che le peccata leva. / Pur 'Agnus Dei' eran le loro essordia»), a Par. 30.78 ricorre al raro cultismo prefazio, att. al plur. e nella rima unica in tutto il poema in -azi (con sazi e topazi). Inserita in un canto denso di pretti latinismi che preparano il lettore alla visione suprema, la voce recupera il signif. etimologico di 'preannuncio' nel suo senso più pregnante e solenne, con evidente richiamo all’accezione liturgica. L'agg. umbriferi (vd. umbrifero) che l'accompagna ne specifica il valore simbolico, in quanto il «fiume», i «topazi» e il «rider dell'erbe» si fanno prefigurazione del «vero». Cfr. Benvenuto da Imola ad l.: «son ombriferi prefazii, quasi dicat, sunt praefigurativi et significativi, di lor vero, idest, eorum propriae et verae essentiae».
Varianti.  La var. profaçi in luogo di prefazi è giudicata da Petrocchi, ad l., come «equipollente ma meno documentata». In it. antico profazio è att. nell'accezione di 'preambolo di un testo' o in quella liturgica (cfr. Corpus OVI), mentre la var. di Par. 30.78 costituisce l'unica att. nel senso di 'preannuncio' o 'predizione'. Si tratterebbe, a prima vista, di un latinismo dal nominativo profatio, a sua volta deverbale da profari ('preannunciare', 'predire'); tuttavia, non si rintracciano occ. di profatio (eccetto una sintetica citazione nelle Derivazioni di Osberno, F xvi 56-58: «Profor aris, unde profatus a um, et hec profatio nis»), mentre sono ampiamente att. i participi sost. profatus, -us e profatum, -i coi signif. di 'frase' o 'discorso' (cfr. OLD svv. profatum, profatus).
Autore: Francesca Spinelli.
Data redazione: 24.10.2023.
Data ultima revisione: 20.12.2023.
1 Preannuncio solenne (fig.). ||  Propr. [Eccles.] nel rituale della Messa, invocazione che prelude all'Eucaristia.
[1] Par. 30.78: Anche soggiunse: «Il fiume e li topazi / ch'entrano ed escono e 'l rider de l'erbe / son di lor vero umbriferi prefazi. ||  Var.: profaçi Ham La Parm Pr Vat.