prefazio s.m.
Nota:Latinismo dal nominativo
praefatio (a sua volta da
praefari 'premettere', 'dire prima'), con metaplasmo di genere (DELI 2 s.v.
prefazio). Nel lat. classico e mediev. la voce
praefatio accoglie un ampio ventaglio di signif., dai più generic. ('formula preliminare') ad altri di uso più specif. Nel lessico retorico, ad es., la
praefatio è la formula introduttiva di una sentenza, mentre nell'ambito propr. della liturgia cristiana il termine è rif. a quell'invocazione che, durante la Messa, prelude al rituale eucaristico (cfr. ad es. Papia, cit. nel Du Cange s.v.
praefatio: «a
Te igitur, usque ad
Agnus Dei»; Cecchini,
Uguccione, F 50,43: «quod praecinitur ante Sacramentum Corporis et Sanguinis Christi»). Per tutto vd. Lewis-Short, DMLBS, s.v.
praefatio; TLL, s.v., 10, 2.600.54; Mohrmann,
Sur l’histoire de praefari
-praefatio. In it. antico la forma nominativale
prefazio «divenut
a usuale per influenza della Chiesa» (Zingarelli,
Parole e forme, p. 79), assume gli stessi signif. del corrispettivo termine lat. (cfr. TLIO s.v.
prefazio) al contrario della forma accusativale
prefazione che, att. a partire dal Trecento inoltrato, rimane perlopiù contenuta entro il valore di 'spiegazione o scritto preliminare a un testo' (vd. TLIO s.v.
prefazione;
Corpus OVI). Se per 'parte iniziale di una preghiera' Dante preferisce avvalersi di un tecnicismo della retorica come
essordio (
Purg. 16.19: «Io sentia voci, e ciascuna pareva / pregar per pace e per misericordia / l'Agnel di Dio che le peccata leva. / Pur 'Agnus Dei' eran le loro essordia»), a
Par. 30.78 ricorre al raro cultismo
prefazio, att. al plur. e nella rima unica in tutto il poema in -
azi (con
sazi e
topazi). Inserita in un canto denso di pretti latinismi che preparano il lettore alla visione suprema, la voce recupera il signif. etimologico di 'preannuncio' nel suo senso più pregnante e solenne, con evidente richiamo all’accezione liturgica. L'agg.
umbriferi (vd.
umbrifero) che l'accompagna ne specifica il valore simbolico, in quanto il «fiume», i «topazi» e il «rider dell'erbe» si fanno prefigurazione del «vero». Cfr. Benvenuto da Imola
ad l.: «s
on ombriferi prefazii, quasi dicat, sunt praefigurativi et significativi,
di lor vero, idest, eorum propriae et verae essentiae».
Varianti. La var.
profaçi in luogo di
prefazi è giudicata da Petrocchi,
ad l., come «equipollente ma meno documentata». In it. antico
profazio è att. nell'accezione di 'preambolo di un testo' o in quella liturgica (cfr.
Corpus OVI), mentre la var. di
Par. 30.78 costituisce l'unica att. nel senso di 'preannuncio' o 'predizione'. Si tratterebbe, a prima vista, di un latinismo dal nominativo
profatio, a sua volta deverbale da
profari ('preannunciare', 'predire'); tuttavia, non si rintracciano occ. di
profatio (eccetto una sintetica citazione nelle
Derivazioni di Osberno, F xvi 56-58: «
Profor aris, unde
profatus a um, et hec
profatio nis»), mentre sono ampiamente att. i participi sost.
profatus, -
us e
profatum, -
i coi signif. di 'frase' o 'discorso' (cfr. OLD svv.
profatum,
profatus).
Autore: Francesca Spinelli 24.10.2023 (ultima revisione: 20.12.2023).