Dal lat. tardo
bursa/byrsa (LEI s.v., 8, 264.9). I principali signif. della
borsa dantesca riflettono la situazione dell'it. antico (cfr. TLIO s.v.
borsa). Per quanto riguarda il signif.
1, si osservi che la
borsa di
Inf. 17.59 è appesa al collo dei peccatori di usura, secondo un'iconografia per cui si rinvia a
tasca (vd.), parola che, nello stesso canto, assieme a
sacchetto (vd.), è utilizzata da Dante per indicare il medesimo oggetto, indispensabile nel vestiario medievale (vd.
tasca,
Nota). Per quanto riguarda il signif.
2, a
Par. 24.85, il contesto fig. permette a
Francesco da Buti e a Benvenuto da Imola di glossare
borsa con «anima» (per tale contesto, vd. anche
lega 1,
moneta,
peso). La sua cooccorrenza con il verbo
avere nell'espressione
avere nella borsa parrebbe assumere un signif. accostabile a quello di
imborsare (vd.), ma con un grado di compattezza semantica che sembra minore rispetto a quello di ess. posteriori dello stesso sintagma, nei quali questo ha il signif. di 'intascare' (cfr. Crusca (5) s.v.
borsa § XIII e GDLI s.v.
borsa § 3). A
Purg. 8.129, l'espressione
pregio della borsa (per cui vd. anche
pregio e
larghezza) presenta le var.
pregio della bontà /
del valore (o
bontà del pregio in Chig)
, che giungono fino all'Ed. Crusca (cfr. Petrocchi
ad l.). Con il signif.
1 borsa è att. anche nelle
Rime e nel
Fiore. Un derivato di
borsa è rintracciabile nell'antrop. Guglielmo Borsiere (
Inf. 16.70).
Locuz. e fras. L'espressione
mettere in borsa (
Inf. 19.72) è già att. in testi mercantili precedenti alla
Commedia, con il signif. di 'intascare, appropriarsi di denaro' (cfr. TLIO s.v.
borsa). In Dante tuttavia tale espressione, utilizzata assieme all'ogg.
avere (vd.
avere 2), sembra assumere un'accezione moralmente neg., in quanto, nei medesimi versi, il simoniaco Papa Niccolò III dichiara di essere stato «cupido» per il suo mercimonio di beni spirituali. Dante, inoltre, con un complesso esercizio retorico (e una punta di sarcasmo), utilizza come ogg. dell'espressione due referenti ontologicamente diversi (
avere e
me), che equiparano, mercificandola, la persona al bene materiale. Allo stesso tempo,
borsa ha senso proprio rispetto ad
avere, ma metaf. rispetto a
me e, in quest'ultimo caso, acquisisce il signif. di 'cavità del terreno', non altrimenti att. in it. antico. Alcuni commenti (fin da
Francesco da Buti) identificano tale cavità con i
fori (vd.
fóro) in cui i simioniaci sono condannati alla tortura della propagginazione, e altri invece con la bolgia in cui tali peccatori si trovano. In base a questa seconda interpretazione, tra l'altro, Dante richiamerebbe il signif. proprio di
bolgia (vd.) 'borsa, sacca'. Inoltre, nel passo,
borsa potrebbe anche alludere a uno degli attributi che caratterizzano Simon Mago e Giuda Iscariota - rammentati ai vv. 1 e 96 - nell'iconografia medievale (vd. Milani,
L'uomo con la borsa).
Autore: Cristiano Lorenzi Biondi.
Data redazione: 24.01.2019.
Data ultima revisione: 30.04.2019.