Da
largo (vd.), il sost. ricorre nel poema solo nelle ultime due cantiche. Nel Paradiso
larghezza è usato con signif. proprio (§
1), a indicare la circonferenza del settimo cerchio di cori angelici (
Par. 28.32) e quella della rosa dei beati (
Par. 30.116), e in senso fig., per alludere all'infinita liberalità di Dio (§
3 [1], [3]) e della sua reggia celeste ([2]). Petrocchi,
Introduzione, p. 244, si esprime a favore della lez.
la larghezza di
Par. 25.29 contro la var.
l'alegrezza (o
alle-), recata da buona parte della trad. manoscritta (anche seriore) e poi accolta da alcune edd., compresa l'ed. di Crusca 1595: significativo in tal senso è il richiamo a
Iac. I, 5 («Si quis vestrum indiget sapientia, postulet a Deo, qui dat omnibus affluenter...»), cui Dante fa esplicito rif. in
Mon. I.I.6. Si distingue col signif.
3.1 l'uso metonimico di dono generoso in
Purg. 20.31, dove si allude all'episodio della triplice donazione di oro che san Nicola fece a tre fanciulle cadute in miseria, garantendo a ciascuna la dote necessaria per sposarsi (vd. Iacopo da Varazze,
Legenda aurea, III.18-20). In
Purg. 30.112 si individua invece l'accezione di 'abbondanza' (§
2): qui l'identificazione del sost.
larghezza con
piova (vd.) delle grazie divine rimanda all'uso agg. de «La
larga ploia / de lo Spirito Santo» (
Par. 24.91; vd.
largo, §
2 [2]). Altrove il vocabolo, se si esclude il valore primario della dimensione in
Conv. 2.4.4 e 4.8.7, si assesta entro l'area semantica del §
3, compresi gli usi allegorici in
Fiore 79.3, 84.5, 136.14, 137.6 e in
Rime 13.63.
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 27.09.2018.
Data ultima revisione: 01.07.2022.