Commedia |
3 (1 Inf., 2 Purg.). |
Commedia |
volpe Inf. 27.75 (:), Purg. 32.119 (:); volpi Purg. 14.53. |
Di volpe 2.
Dal lat.
vulpes (DELI 2 s.v.
volpe), lo zoonimo è att. in volg. già dalla fine del sec. XII (vd.
TLIO s.v.). È di consolidata trad. lett. e pop. il rif. dell'animale ai tratti dell'astuzia e dell'ingannevolezza (§
2), come provano anche i bestiari più antichi e le raccolte di prov. (es. «La volpe sì è una bestia molto malisiosa e con molte volparíe [[...]]. E in altra maniera si può simigliare questa volpe a molti homini di questo mondo, li quali sono sì ingannevili che non è nullo che da lloro si possa guardare, ché elli ingannano altrui...»
Libro della natura degli animali (A), 40, p. 287; cfr.
Corpus OVI). Si richiama in modo più spec. alla simbologia scritturale (in partic., cfr.: «Capite nobis vulpes, vulpes parvulas, quae demoliuntur vineas, nam vineae nostrae florescunt»
Ct., 2, 15) la
volpe di
Purg 32.119 (§
1) che, assieme all'
aguglia (vd.) e al
drago (vd.), insidia il carro della Chiesa nella rappresentazione allegorica che appare a Dante nel Paradiso terrestre. Con poche eccezioni, i commentatori sono concordi nel riconoscere in tale animale il simbolo della minaccia eretica (es.: «Questa volpe hae a significare uno frodolente scismatico, o vero er[e]tico. Vogliono alcuni, che questi fosse Maumetto: altri vogliono in generale, che sia la eretica pravitade»
Ottimo commento,
ad l.; vd. anche ED s.v.
volpe).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 25.11.2020.
Data ultima revisione: 11.01.2021.