Vocabolario Dantesco

Accademia della Crusca - CNR Opera del Vocabolario Italiano

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tomba s.f.
Frequenza:
Commedia 6 (5 Inf., 1 Purg.).
Lista forme e index locorum:
Commedia tomba Inf. 6.97 (:), 10.40, 19.7 (:), 34.128; tombe Inf. 9.129, Purg. 12.17.
Locuz. e fras.: Tomba terragna 1.
Corrispondenze: Testi italiani antichi:
Corpus OVI,
DiVo,
LirIO,
Prosa fior. sec. XIII,
Petrarca e Boccaccio.
Vocabolari: Crusca in rete, ED.
Nota:Dal lat. crist. tumba, a sua volta dal gr. tymbos 'sepolcro' (Nocentini s.v. tomba). Per il signif. 1, bisogna tenere in conto che, fatta salva l'occ. di Inf. 6.97, tomba nella Commedia indica in particolar modo sarcofagi di pietra, come quelli in cui scontano la pena gli eretici del sesto cerchio (§ 1, [2] e [3]), e tombe a terra («terragne»), chiuse con lapidi di pietra decorate che, portando memoria dei defunti, ricordano ai vivi la loro caducità (§ 1, [4]; sul tema cfr. Maldina, Purgatorio XII, pp. 44-46, e la bibliografia ivi cit.). Proprio i canti del sesto cerchio, per indicare i sarcofagi degli eretici, presentano vocaboli diversi, che già Boccaccio elenca («"sepolcri", "avelli", "arche", "tombe", "monimenti"»), aggiungendo che «si dice "tumba", quasi "tumulus bombans", cioè "cosa rilevata che rimbombi"» (Boccaccio, Esposizioni, a Inf. 9.131; vd. anche arcaavellomonimentosepolcrosepultura).  A Inf. 34.131 (§ 1.1), tomba è stato variamente glossato fin dal sec. XIV: 'luogo vuoto' intorno a Lucifero, da identificarsi con il pozzo del nono cerchio (Iacomo della Lana, Ottimo e Francesco da Buti); «caduta» (Maramauro), forse a partire dalla radice del fr. tomber ‘cadere’; o anche «infernus» (Benvenuto da Imola), con prob. allusione alla teoria secondo cui la caduta di Lucifero, descritta a Inf. 34.121-126, avrebbe provocato la formazione del cono infernale piuttosto che del monte del Purgatorio (vd. almeno Forti, Nascita dell’Inferno, pp. 255-260). A risolvere la questione semantica è Barbi («Burella» e «Cammino ascoso» e Id., Problemi, I, pp. 244-46). Secondo lo studioso, la tomba di Inf. 34.131, identificandosi con la «natural burella» (vd. burella) e con il «loco vòto» dei vv. 98 e 125 (e non con il «cammin ascoso» del v. 133), vale ‘cavità naturale sotterranea priva di luce’, signif. che trova altre conferme nel Trecento sia in testi letterari che non letterari. Infatti, negli Stat. Sen. del 1309-1310 (vol. 2, pp. 79-80), si registra più volte la dittologia «tomba o vero fossa», ad indicare un qualsiasi ambiente sotterraneo di proprietà privata; inoltre, nelle Chiose Sfera (III, 61, p. 193) si afferma che gli uomini dell’Equatore possono sopravvivere alla forza del sole se «abitano sotto per le tombe»; o ancora in Boccaccio, Decameron (III, 8, p. 238) e Sacchetti, Trecentonovelle (190, p. 476) tomba è utilizzato per indicare un buio sotterraneo, ad uso di «prigione», o una «fossa» nel pavimento, ad uso di latrina. Su Inf. 19.7 (§ 1.2), sono state formulate diverse interpretazioni, in buona parte dipendenti dalla glossa di Francesco da Buti: «sommità et altezza» dello scoglio (cfr. ED s.v. tomba). Pare tuttavia più economico pensare che il vocabolo, dato il contesto, indichi per metaf. la ‘fossa di una bolgia’ (a tal proposito vd. anche fossa), esprimendo in tal modo l'idea della "sepoltura eterna" dei peccatori che la abitano (cfr. Benvenuto da Imola). Tale valore, inoltre, si sposa in pieno con la soluzione interpuntiva proposta da Barbi e adesso generalmente accettata, che isola con virgole il compl. «a la seguente tomba» rispetto alla forma perifrastica verbale «eravamo [[...]] montati» entro cui è inserito (cfr. Barbi, Problemi, I, p. 241; per il compl. vd. anche Inf. 29.7).
1 Escavazione (gen. una fossa o una buca) o struttura cava (gen. di pietra e decorata), in cui sono inumate le spoglie mortali di qno e spesso dotata di un'iscrizione per serbarne memoria.
[1] Inf. 6.97: Più non si desta / di qua dal suon de l'angelica tromba, / quando verrà la nimica podesta: / ciascun rivederà la trista tomba, / ripiglierà sua carne e sua figura, / udirà quel ch'in etterno rimbomba.
[2] Inf. 9.129: E quelli a me: «Qui son li eresïarche / con lor seguaci, d'ogne setta, e molto / più che non credi son le tombe carche. / Simile qui con simile è sepolto, / e i monimenti son più e men caldi».
[3] Inf. 10.40: Com' io al piè de la sua tomba fui, / guardommi un poco, e poi, quasi sdegnoso, / mi dimandò: «Chi fuor li maggior tui?».
Tomba terragna.
[4] Purg. 12.17: Come, perché di lor memoria sia, / sovra i sepolti le tombe terragne / portan segnato quel ch'elli eran pria, / onde lì molte volte si ripiagne / per la puntura de la rimembranza, / che solo a' pïi dà de le calcagne; / sì vid' io lì, ma di miglior sembianza / secondo l'artificio, figurato / quanto per via di fuor del monte avanza.
1.1 Cavità naturale sotterranea priva di luce, antro (estens.).
[1] Inf. 34.128: Luogo è là giù da Belzebù remoto / tanto quanto la tomba si distende, / che non per vista, ma per suono è noto / d'un ruscelletto che quivi discende / per la buca d'un sasso, ch'elli ha roso, / col corso ch'elli avvolge, e poco pende.
1.2 Fossa di una bolgia (metaf.).
[1] Inf. 19.7: or convien che per voi suoni la tromba, / però che ne la terza bolgia state. / Già eravamo, a la seguente tomba, / montati de lo scoglio in quella parte / ch'a punto sovra mezzo 'l fosso piomba.


Autore: Cristiano Lorenzi Biondi 29.04.2020 (ultima revisione: 30.06.2020).