sfavillare v.
Frequenza:
Commedia |
7 (1 Inf., 6 Par.). |
Lista forme e index locorum:
Commedia |
sfavilla Inf. 23.99 (:), Par. 7.65 (:); sfavillar Par. 1.59, 14.76, 18.71, 21.41; sfavillaro Par. 28.90 (:). |
Varianti: Inf. 23.99: favilla Po; Par. 1.59: favillar Eg.
Nota:Prima att. Formazione verb. parasintetica sul sost.
favilla (vd.; cfr. anche
disfavillare), più fortunata rispetto al denominale
favillare (v. oltre). Il ricorso a
sfavillare si concentra nell’ultima cantica, dove, con altri verbi appartenenti alla stessa sfera semantica (cfr. per es.
coruscare,
lampeggiare), concorre a rappresentare la prodigiosa intensità luminosa emanata dalle diverse creature celesti. In partic., il verbo appare funzionale a rendere l’immagine di uno splendore uniforme e al contempo “plurale”, in cui è cioè possibile distinguere le innumerevoli, singole luci degli spiriti che lo compongono (cfr. Iacomo della Lana, a
Par. 28.89-90: «Qui vole poetando mostrare che in omne ordene hae grande multitudene d'angelli, e dixe che sì li distinxe per li circuli come se li distingue le faville del ferro buglente»). A
Par. 14.76, l’accostamento del chiarore ardente delle anime a quello dello Spirito Santo evoca, proprio tramite il verbo, l’immagine scritturale delle
linguae ignis (
Act. 2, 3) che spandono attorno la sapienza divina. È naturalmente estranea alle figure di luce del terzo regno invece, l’unica occ. infernale di
sfavillare, che sovrappone il signif. fig. di ‘manifestarsi esternamente’ (rif. a
pena), a quello proprio di ‘scintillare’, con allusione all’abbagliamento artificiale e ingannevole prodotto dalle cappe dorate degli ipocriti (vd.
ipocresia,
ipocrita).
Varianti. La trad. del poema attesta la forma verbale semplice
favillare, rara nell'it. antico (cfr.
Corpus OVI): i pochi ess. si rilevano attraverso i codd. Po ed Eg rispettivamente a
Inf. 23.99 e a
Par. 1.59 (qui cfr. anche
Francesco da Buti: «
Ch'io nol vedesse favillar dintorno [[...]] vede favillare la sua grande luce...»).
1 Sprigionare faville, scintillare.
[1] Par. 1.59: Io nol soffersi molto, né sì poco, / ch'io nol vedessi [[scil. il sole]] sfavillar dintorno, / com' ferro che bogliente esce del foco... || Var. favillar Eg.
1.1 [Con rif. alla luce fiammeggiante degli angeli o dei beati].
[1] Par. 28.90: E poi che le parole sue [[scil. di Beatrice]] restaro, / non altrimenti ferro disfavilla / che bolle, come i cerchi sfavillaro.
[2] Par. 21.41: tal modo parve me che quivi fosse / in quello sfavillar che 'nsieme venne, / sì come in certo grado si percosse.
1.2 [Con rif. ironico algli effetti esteriori della pena inflitta agli ipocriti].
[1] Inf. 23.99: Ma voi chi siete, a cui tanto distilla / quant' i' veggio dolor giù per le guance? / e che pena è in voi che sì sfavilla?». || Var. favilla Po.
2 [Con rif. alla luce della carità, dello Spirito Santo:] risplendere intensamente (
estens.).
[1] Par. 7.65: La divina bontà, che da sé sperne / ogne livore, ardendo in sé, sfavilla / sì che dispiega le bellezze etterne.
[2] Par. 14.76: Oh vero sfavillar del Santo Spiro! / come si fece sùbito e candente / a li occhi miei che, vinti, nol soffriro!
[3] Par. 18.71: Io vidi in quella giovïal facella / lo sfavillar de l'amor che lì era / segnare a li occhi miei nostra favella.
Autore: Barbara Fanini 14.11.2017 (ultima revisione: 21.12.2018).