Prima att. Denominale da
lampo (vd.) che assume, di fronte al verbo semplice (e più antico)
lampare (cfr.
TLIO s.v.), un senso che «si avvicina impercettibilmente al frequentativo» (Rohlfs, § 1160). A
Par. 14.104, la lez. «più rara ed elegante» accolta da Petrocchi («ché quella croce lampeggiava Cristo») esige una valenza trans. del verbo indubbiamente
difficilior ed eccezionale nel panorama linguistico dell'it. antico (cfr. TLIO s.v.
lampeggiare). Recano «ché 'n quella», tra gli altri, i codd. Triv, Mart e Parm, e così leggono i primi commentatori: cfr. per es. Pietro Alighieri,
ad l.: «in illa cruce Christus coruscabat»; Benvenuto da Imola,
ibid.: «
chè in quella croce lampeggiava Cristo, idest, cum fulgore ostendebat Christum positum in ipsa cruce». L'ipotesi di un uso trans. di
lampeggiare è relegata in margine dall'ed. Crusca, che stampa «che 'n quella»; scelta adottata, tra i moderni, anche da Lanza e da Inglese. Nella questione appare utile, ma certamente non dirimente, il parallelismo con la costruzione sintattica del v. 108, in cui la medesima immagine è affidata a un equivalente
balenare: «vedendo in quell' albor balenar Cristo». A
Purg. 21.114, invece, l'uso sost. del verbo condensa l'immagine del sorriso fugace che illumina il viso del pellegrino per un istante appena – sufficiente, tuttavia, a tradire l'intesa con Virgilio.
Lampeggiare viene così ad accrescere la serie lessicale attraverso cui la poesia dantesca esprime la corrispondenza fra le passioni dell'anima e la loro manifestazione esterna (per il nesso riso-luce, in partic., cfr.
Conv. 3.8.11 e quanto detto s.vv.
ammiccare e
coruscare).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 26.10.2017.
Data ultima revisione: 17.05.2018.