Att. solo nella
Commedia e cit. nei commentatori. Formazione parasintetica sul sost.
favilla (vd.), verosimilmente attribuibile alla
creatività dantesca e semanticamente parallela al verbo
sfavillare (vd.). Il ricorso al pref.
dis-, quando non dettato da esigenze di metro, assegna al verbo un'accezione di separazione e di allontanamento da un punto specifico con diffusione nello spazio circostante (si noti come, a
Par. 1.59, la stessa funzione sia affidata a
sfavillare +
dintorno: «ch'io nol vedessi [[...]] sfavillar dintorno»). Le composizioni verbali nuove di questo tipo, ossia con il pref.
dis- con valore di separazione/allontanamento, non sono comuni nell'it. (cfr. Grossman-Rainer,
La formazione delle parole, p. 137); nel poema, un caso simile è offerto da
dislagare (vd.), verbo accostabile a quello in esame anche per l'originalità della genesi. L'adozione della forma pref. appare partic. appropriata a
Par. 15.99, dove
disfavillare esalta il ruolo di Atene come centro di irraggiamento del sapere (cfr. Pietro Alighieri,
ad l.: «ex hoc dicit auctor quod inde emanavit omnis scientia et doctrina»;
Francesco da Buti,
ibid.: «da la quale città d'Atene risplende ogni scienzia: imperò che in essa era lo studio in tutte l'arti, come ora a Parigi»). A
Par. 27.54,
disfavillare dà forma a una delle tante figure di luce attraverso cui il poema rappresenta l'emotività dei beati.
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 14.11.2017.
Data ultima revisione: 29.05.2018.