disfavillare v.
Frequenza:
Commedia |
3 (1 Purg., 2 Par.). |
Lista forme e index locorum:
Commedia |
disfavilla Purg. 15.99 (:), Par. 28.89 (:); disfavillo Par. 27.54 (:). |
Nota:Att. solo nella
Commedia e cit. nei commentatori. Formazione parasintetica sul sost.
favilla (vd.), verosimilmente attribuibile alla
creatività dantesca e semanticamente parallela al verbo
sfavillare (vd.). Il ricorso al pref.
dis-, quando non dettato da esigenze di metro, assegna al verbo un'accezione di separazione e di allontanamento da un punto specifico con diffusione nello spazio circostante (si noti come, a
Par. 1.59, la stessa funzione sia affidata a
sfavillare +
dintorno: «ch'io nol vedessi [[...]] sfavillar dintorno»). Le composizioni verbali nuove di questo tipo, ossia con il pref.
dis- con valore di separazione/allontanamento, non sono comuni nell'it. (cfr. Grossman-Rainer,
La formazione delle parole, p. 137); nel poema, un caso simile è offerto da
dislagare (vd.), verbo accostabile a quello in esame anche per l'originalità della genesi. L'adozione della forma pref. appare partic. appropriata a
Par. 15.99, dove
disfavillare esalta il ruolo di Atene come centro di irraggiamento del sapere (cfr. Pietro Alighieri,
ad l.: «ex hoc dicit auctor quod inde emanavit omnis scientia et doctrina»;
Francesco da Buti,
ibid.: «da la quale città d'Atene risplende ogni scienzia: imperò che in essa era lo studio in tutte l'arti, come ora a Parigi»). A
Par. 27.54,
disfavillare dà forma a una delle tante figure di luce attraverso cui il poema rappresenta l'emotività dei beati.
1 Sprigionare attorno faville, scintillare.
[1] Par. 28.89: E poi che le parole sue [[scil. di Beatrice]] restaro, / non altrimenti ferro disfavilla / che bolle, come i cerchi sfavillaro.
1.1 [Con rif. alla luce fiammeggiante dei beati].
[1] Par. 27.54: né [[scil. fu nostra intenzion]] ch'io fossi figura di sigillo / a privilegi venduti e mendaci, / ond' io sovente arrosso e disfavillo.
1.2 Irradiarsi (a partire da un punto specifico), diffondersi (
fig.).
[1] Purg. 15.99: «Se tu sè sire de la villa / del cui nome ne' dèi fu tanta lite, / e onde ogne scïenza disfavilla, / vendica te di quelle braccia ardite / ch'abbracciar nostra figlia, o Pisistràto».
Autore: Barbara Fanini 14.11.2017 (ultima revisione: 29.05.2018).