Vocabolario Dantesco

Accademia della Crusca - CNR Opera del Vocabolario Italiano

Vocabolario Dantesco

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luce s.f.
Frequenza:
Commedia 95 (5 Inf., 18 Purg., 72 Par.).
Altre opere67 (2 Vn., 48 Conv., 17 Rime).
2 (2 Detto).
Lista forme e index locorum:
Commedia luce Inf. 3.134, 5.28, 7.76 (:), 10.100 (:), Purg. 3.89, 4.59 (:), 6.29, 13.69, 15.22, 15.66, 17.41, 28.80, 29.91, 29.91, 31.139, 32.53, 33.115, Par. 1.4, 2.36, 2.110, 2.145, 2.145 (:), 3.32, 3.118, 5.8 (:), 5.134, 6.128, 8.19, 8.43, 9.22, 10.109, 10.118, 10.122, 10.122, 10.136, 11.20, 11.39, 12.24, 12.24, 13.32, 13.48, 13.55, 13.75, 14.13, 14.34, 14.58, 15.77, 16.30, 17.28, 17.121, 21.30 (:), 21.66, 21.83, 23.31, 24.34, 24.54, 24.88, 25.70 (:), 27.112, 28.23, 28.54, 29.100, 29.136, 30.39 (:), 30.40, 30.49, 30.59, 31.22, 31.28, 31.46, 33.54, 33.67, 33.83, 33.100, 33.124; luci Inf. 29.2, Purg. 1.37, 15.84, 18.16 (:), 29.62 (:), 31.79, Par. 1.66, 7.141, 12.28, 18.49, 18.55, 18.97, 18.104, 20.6, 20.10, 20.69, 20.146, 22.126, 23.91, 25.128.
Altre opere luce Vn 2.1, 24.4, 31.8-17.21, 33.5-8.24, 41.10-13.7, Conv. 1.1.15, 1.11.6, 1.13.12, 2.5.3, 2.5.11, 2.6.9, 2.6.9, 2.8.14, 2.8.14, 2.15.1, 2.15.5, 3.2.9, 3.2.14, 3.4.10, 3.5.21, 3.7.3, 3.7.3, 3.7.4, 3.7.4, 3.7.8, 3.9.6, 3.9.6, 3.9.12, 3.9.12, 3.11.16, 3.11.16, 3.11.16, 3.12.7, 3.12.7, 3.13.11.1, 3.14.4, 3.14.5, 3.14.5, 3.14.15, 3.15.2, 3.15.5, 3.15.18, 3.15.18, 4.1.11, 4.5.17, 4.7.9, 4.8.4, 4.9.17, 4.15.9, 4.15.18, 4.20.8, 4.22.17, 4.22.17, 4.29.1, Rime d. 17.11, 5.16, 8.20, 8.21, 8.35, 8.36, 8.37, 8.39, 8.42, 8.43, 8.46, 8.50, 8.65, 10.65, 11.94, 11.117, 16.4, 16.46, 22.5, 70.7.
luce Detto 187, 188.
Corrispondenze: Testi italiani antichi:
Corpus OVI,
DiVo,
LirIO,
Prosa fior. sec. XIII,
Petrarca e Boccaccio.
Vocabolari: Crusca in rete, ED.
Nota:Nella Commedia, il sost., come anche il verbo lucere (vd.) e l'agg. lucente (vd.), concentra le proprie occ. nella terza cantica, in connessione con la grande tematica della luce che domina il mondo del Paradiso e ne plasma potentemente la lingua (all'opposto dell'Inferno, che è regno «d'ogni luce muto», Inf. 5.28). Nell’ambito della struttura semantica della voce, appaiono quindi dominanti le accezioni che, muovendo dal signif. gen. di 'radiazione luminosa' (1), assumono valori soprannaturali riferendosi allo stato di beatitudine paradisiaca e alla luce divina  nelle sue varie declinazioni (signif. 3 e 4). Nella Commedia, quindi, l'utilizzo del vocabolo risponde con precisione alla triplice distinzione lux-lumen-splendor condivisa pressoché unanimemente dalla teologia coeva, ed esposta a Conv. 3.14.5: «[…] mostrerò la differenza di questi vocabuli, secondo che Avicenna sente. Dico che l'usanza de' filosofi è di chiamare "luce" lo lume, in quanto esso è nel suo fontale principio; di chiamare "raggio", in quanto esso è per lo mezzo, dal principio al primo corpo dove esso si termina; di chiamare "splendore", in quanto esso è in altra parte alluminata ripercosso». Nel Paradiso il poeta segue questa distinzione nella sua cosmoteologia, attento però, questa volta, a distinguere più nettamente, con Alberto Magno e Tommaso d'Aquino, la luce dal lume (vd.), che ne è il primo receptum. L'utilizzo del lessico rel. all'ambito semantico della luce è dunque perfettamente rispondente alla volontà dantesca di rappresentare il Paradiso: la luce divina scende al pellegrino, che attraversa le sfere celesti salendo grado a grado, come una «ploia» (vd. pioggia), ed è «una vertigine incontenibile, precipita, dilaga, penetra ovunque, acceca, ammutolisce, stordisce fino allo svenimento chi le si fa incontro, è, appunto, una luminosa ploia precipitante nella forma di anime ammantate di luce, la luce delle sfere, dei pianeti, degli spettacolari fotismi inventati dal narratore per visualizzare l'invisibile e segnare in scrittura l'ineffabile» (Ariani, Lux inaccessibilis, pp. 15-16). La luce divina (signif. 3) è la luce di Dio, unica fonte emanante, luce della Verità e luce eterna, onnipervasiva, deificante e al contempo ottenebrante per eccesso. Con la progressione di sfera in sfera, il pellegrino si trasforma anch'egli, in sintonia con l'aumentare dell'abbaglio luminoso, in una «progressione drammatica che scandisce le stazioni ascendenti della participatio dell'umano al divino»: «l'organo fisico-metafico trasumanante il corpo e l'anima del pellegrino è dunque la luce» (ivi, p. 104). Anche il prodigioso splendore che irradia dalle anime dei beati e che li avvolge, come in una veste di luce, aumenta in intensità in misura proporzionale alla sfera paradisiaca in cui risiedono e dunque al grado di visione di Dio raggiunto da ciascuna di esse (vd. anche l'agg. chiaro e derivati, l'agg. corusco e il verbo coruscare): la veste di luce dei beati è ottundente perché all'interno della luce c'è il corpo del beato che è, a sua volta, un corpo di luce abbagliante. L'Empireo è, infine, «pura luce: luce intellettüal», perché è il più prossimo alla fonte, che è Dio stesso. Per ulteriori approfondimenti sul tema della luce nella teologia dantesca e sulle fonti che contribuiscono alla sua realizzazione, vd. almeno Ariani, Lux inaccessibilis (e bibliografia ivi cit.), Di Pino, La figurazione della luce nella Divina Commedia, Bollini, Dante visto dalla luna e ED s.v. luce. Spec. implicati in relaz. al tema della luce (e in partic. ai passi in cui sono descritti gli effetti della luce sulla vista e l'abbaglio che l'occhio ne riceve) sono i fenomeni di ottica e perspettiva, evidenziati in relaz. alla Commedia sin dai primi commentatori: sull'argomento cfr. almeno Gilson, Medieval Optics and Theories of Light in the Works of Dante, Parronchi, La perspettiva dantesca e ED s.v. perspettiva.
1 Radiazione luminosa emessa da un corpo (rif. partic. al sole e agli astri) o dal fuoco; atmosfera o luogo illuminato.
[1] Inf. 5.28: Io venni in loco d'ogne luce muto, / che mugghia come fa mar per tempesta, / se da contrari venti è combattuto.
[2] Purg. 3.89: Come color dinanzi vider rotta / la luce in terra dal mio destro canto, / sì che l'ombra era da me a la grotta, / restaro, e trasser sé in dietro alquanto...
[3] Purg. 13.69: E come a li orbi non approda il sole, / così a l'ombre quivi, ond' io parlo ora, / luce del ciel di sé largir non vole...
[4] Purg. 17.41: Come si frange il sonno ove di butto / nova luce percuote il viso chiuso, / che fratto guizza pria che muoia tutto...
[5] Purg. 29.62: La donna mi sgridò: «Perché pur ardi / sì ne l'affetto de le vive luci, / e ciò che vien di retro a lor non guardi?».
[6] Purg. 32.53: Come le nostre piante, quando casca / giù la gran luce mischiata con quella / che raggia dietro a la celeste lasca, / turgide fansi, e poi si rinovella / di suo color ciascuna...
[7] Par. 2.36: Per entro sé l'etterna margarita / ne ricevette, com' acqua recepe / raggio di luce permanendo unita.
[8] Par. 5.134: Sì come il sol che si cela elli stessi / per troppa luce, come 'l caldo ha róse / le temperanze d'i vapori spessi, / per più letizia sì
[9] Par. 29.100: Un dice che la luna si ritorse / ne la passion di Cristo e s'interpuose, / per che 'l lume del sol giù non si porse; / e mente, ché la luce si nascose / da sé...
[10] Par. 30.59: e di novella vista mi raccesi / tale, che nulla luce è tanto mera, / che li occhi miei non si fosser difesi...
[Con rif. al cielo di Venere].
[11] Par. 8.19: E come in fiamma favilla si vede, / e come in voce voce si discerne, / quand' una è ferma e altra va e riede, / vid' io in essa luce altre lucerne / muoversi in giro più e men correnti, / al modo, credo, di lor viste interne.
1.1 Fenomeno atmosferico che si manifesta con un'improvvisa e breve emissione di luce; lampo.
[1] Inf. 3.134: La terra lagrimosa diede vento, / che balenò una luce vermiglia / la qual mi vinse ciascun sentimento; / e caddi come l'uom cui sonno piglia.
1.2 Luminosità che, dissipando le tenebre, consente di vedere chiaramente (in contesto fig., spec. con rif. alla sapienza, alla speranza e alla verità).
[1] Purg. 15.66: a me: «Però che tu rificchi / la mente pur a le cose terrene, / di vera luce tenebre dispicchi.
[2] Par. 2.110: Or, come ai colpi de li caldi rai / de la neve riman nudo il suggetto / e dal colore e dal freddo primai, / così rimaso te ne l'intelletto / voglio informar di luce sì vivace, / che ti tremolerà nel suo aspetto.
[3] Par. 11.39: L'un fu tutto serafico in ardore; / l'altro per sapïenza in terra fue / di cherubica luce uno splendore.
[4] Par. 15.77: però che 'l sol che v'allumò e arse, / col caldo e con la luce è sì iguali, / che tutte simiglianze sono scarse.
[5] Par. 25.70: Da molte stelle mi vien questa luce; / ma quei la distillò nel mio cor pria / che fu sommo cantor del sommo duce.
Rendere luce: illuminare, chiarire.
[6] Purg. 28.80: ma luce rende il salmo Delectasti, / che puote disnebbiar vostro intelletto.
1.2.1 [Con rif. a Virgilio, in quanto guida].
[1] Purg. 6.29: io cominciai: «El par che tu mi nieghi, / o luce mia, espresso in alcun testo / che decreto del cielo orazion pieghi...
2 Corpo celeste (stella o costellazione).
[1] Purg. 1.37: Li raggi de le quattro luci sante / fregiavan sì la sua faccia di lume, / ch'i' 'l vedea come 'l sol fosse davante.
[2] Purg. 29.91:  sì come luce luce in ciel seconda, / vennero appresso lor quattro animali, / coronati ciascun di verde fronda.
[3] Purg. 29.91: sì come luce luce in ciel seconda, / vennero appresso lor quattro animali, / coronati ciascun di verde fronda.
[4] Par. 2.145: Da essa vien ciò che da luce a luce / par differente, non da denso e raro...
[5] Par. 2.145: Da essa vien ciò che da luce a luce / par differente, non da denso e raro...
[6] Par. 7.141: L'anima d'ogne bruto e de le piante / di complession potenzïata tira / lo raggio e 'l moto de le luci sante...
[7] Par. 20.6: lo ciel, che sol di lui prima s'accende, / subitamente si rifà parvente / per molte luci, in che una risplende...
[8] Par. 28.23: Forse cotanto quanto pare appresso / alo cigner la luce che 'l dipigne / quando 'l vapor che 'l porta più è spesso, / distante intorno al punto un cerchio d'igne / si girava sì ratto, ch'avria vinto / quel moto che più tosto il mondo cigne...
Carro della luce: il Sole.
[9] Purg. 4.59: Ben s'avvide il poeta ch'ïo stava / stupido tutto al carro de la luce, / ove tra noi e Aquilone intrava.
3 [In senso mistico:] attributo del divino in quanto puro bene e grazia illuminante (anche in antitesi esplicita alle tenebre come attributo del male). ||  Cfr. Nota.
[1] Inf. 7.76: Colui lo cui saver tutto trascende, / fece li cieli diè lor chi conduce / sì, ch'ogne parte ad ogne parte splende, / distribuendo igualmente la luce.
[2] Purg. 31.139: O isplendor di viva luce etterna, / chi palido si fece sotto l'ombra / sì di Parnaso, o bevve in sua cisterna...
[3] Par. 1.4: Nel ciel che più de la sua luce prende / fu' io, e vidi cose che ridire / né sa né può chi di là sù discende...
[4] Par. 3.32: Però parla con esse e odi e credi; / ché la verace luce che le appaga / da sé non lascia lor torcer li piedi».
[5] Par. 5.8: Io veggio ben sì come già resplende / ne l'intelletto tuo l'etterna luce, / che, vista, sola e sempre amore accende...
[6] Par. 11.20: «Così com' io del suo raggio resplendo, / sì, riguardando ne la luce etterna, / li tuoi pensieri onde cagioni apprendo.
[7] Par. 13.75: Se fosse a punto la cera dedutta / e fosse il cielo in sua virtù supprema, / la luce del suggel parrebbe tutta...
[8] Par. 21.83: «Luce divina sopra me s'appunta, / penetrando per questa in ch'io m'inventro, / la cui virtù, col mio veder congiunta, / mi leva sopra me tanto, ch'i' vgio / la somma essenza de la quale è munta.
[9] Par. 27.112: Luce e amor d'un cerchio lui comprende, / sì come questo li altri; e quel precinto / colui che 'l cinge solamente intende.
[10] Par. 28.54: Onde, se 'l mio disir dee aver fine / in questo miro e angelico templo / che solo amore e luce ha per confine, / udir convienmi ancor come l'essemplo / e l'essemplare non vanno d'un modo, / ché io per me indarno a ciò contemplo».
[11] Par. 29.136: La prima luce, che tutta la raia, / per tanti modi in essa si recepe, / quanti son li splendori a chi s'appaia.
[12] Par. 30.39: ricominciò: «Noi siamo usciti fore / del maggior corpo al ciel ch'è pura luce: / luce intellettüal, piena d'amore; / amor di vero ben, pien di letizia; / letizia che trascende ogne dolzore.
[13] Par. 30.40: «Noi siamo usciti fore / del maggior corpo al ciel ch'è pura luce: / luce intellettüal, piena d'amore; / amor di vero ben, pien di letizia; / letizia che trascende ogne dolzore.
[14] Par. 30.49: sì che priva / da l'atto l'occhio di più forti obietti, / così mi circunfulse luce viva, / e lasciommi fasciato di tal velo / del suo fulgor, che nulla m'appariva.
[15] Par. 31.22: ché la luce divina è penetrante / per l'universo secondo ch'è degno, / sì che nulla le puote essere ostante.
[16] Par. 31.46: E quasi peregrin che si ricrea / nel tempio del suo voto riguardando, / e spera già ridir com' ello stea, / su per la viva luce passeggiando, / menava ïo li occhi per li gradi, / mo su, mo giù e mo recirculando.
[17] Par. 33.54: ché la mia vista, venendo sincera, / e più e più intrava per lo raggio / de l'alta luce che da sé è vera.
Appellativo di Dio (considerato anche secondo la sua essenza trinitaria).
[18] Par. 31.28: Oh trina luce che 'n unica stella / scintillando a lor vista, sì li appaga! / guarda qua giuso a la nostra procella!
[19] Par. 33.67: O somma luce che tanto ti levi / da' concetti mortali, a la mia mente / ripresta un poco di quel che parevi...
[20] Par. 33.83: Oh abbondante grazia ond' io presunsi / ficcar lo viso per la luce etterna, / tanto che la veduta vi consunsi!
[21] Par. 33.100: A quella luce cotal si diventa, / che volgersi da lei per altro aspetto / è impossibil che mai si consenta...
[22] Par. 33.124:  O luce etterna che sola in te sidi, / sola t'intendi, e da te intelletta / e intendente te ami e arridi!
3.1 [Con rif. al Figlio, nella definizione della Trinità cristiana].
[1] Par. 13.55: ché quella viva luce che sì mea / dal suo lucente, che non si disuna / da lui né da l'amor ch'a lor s'intrea...
3.2 [Con rif. alla luce divina emanata dagli angeli].
[1] Purg. 15.22: così mi parve da luce rifratta / quivi dinanzi a me esser percosso...
3.3 [Con rif. a Beatrice, in quanto Verità rivelata].
[1] Purg. 33.115:  «O luce, o gloria de la gente umana, / che acqua è questa che qui si dispiega / da un principio e sé da sé lontana?».
4 Splendore che irradia dai beati e che li avvolge (la cui intensità aumenta secondo la progressione delle sfere paradisiache); i beati stessi.
[1] Par. 3.118: Quest' è la luce de la gran Costanza / che del secondo vento di Soave / generò 'l terzo e l'ultima possanza.
[2] Par. 6.128:  E dentro a la presente margarita / luce la luce di Romeo, di cui / fu l'ovra grande e bella mal gradita.
[3] Par. 8.43: Poscia che li occhi miei si fuoro offerti / a la mia donna reverenti, ed essa / fatti li avea di sé contenti e certi, / rivolsersi a la luce che promessa / tanto s'avea, e «Deh, chi siete?» fue / la voce mia di grande affetto impressa.
[4] Par. 9.22: Onde la luce che m'era ancor nova, / del suo profondo, ond' ella pria cantava, / seguette come a cui di ben far giova...
[5] Par. 10.109: La quinta luce, ch'è tra noi più bella, / spira di tale amor, che tutto 'l mondo / là giù ne gola di saper novella...
[6] Par. 10.118: Ne l'altra piccioletta luce ride / quello avvocato de' tempi cristiani / del cui latino Augustin si provide.
[7] Par. 10.122: Or se tu l'occhio de la mente trani / di luce in luce dietro a le mie lode, / già de l'ottava con sete rimani.
[8] Par. 10.122: Or se tu l'occhio de la mente trani / di luce in luce dietro a le mie lode, / già de l'ottava con sete rimani.
[9] Par. 10.136: essa è la luce etterna di Sigieri, / che, leggendo nel Vico de li Strami, / silogizzò invidïosi veri».
[10] Par. 12.24: Poi che 'l tripudio e l'altra festa grande, / sì del cantare e sì del fiammeggiarsi / luce con luce gaudïose e blande, / insieme a punto e a voler quetarsi, / pur come li occhi ch'al piacer che i move / conviene insieme chiudere e levarsi...
[11] Par. 12.24: Poi che 'l tripudio e l'altra festa grande, / sì del cantare e sì del fiammeggiarsi / luce con luce gaudïose e blande, / insieme a punto e a voler quetarsi, / pur come li occhi ch'al piacer che i move / conviene insieme chiudere e levarsi.
[12] Par. 12.28: del cor de l'una de le luci nove / si mosse voce, che l'ago a la stella / parer mi fece in volgermi al suo dove...
[13] Par. 13.32: Ruppe il silenzio ne' concordi numi / poscia la luce in che mirabil vita / del poverel di Dio narrata fumi, / e disse...
[14] Par. 13.48: e però miri a ciò ch'io dissi suso, / quando narrai che non ebbe 'l secondo / lo ben che ne la quinta luce è chiuso.
[15] Par. 14.13: Diteli se la luce onde s'infiora / vostra sustanza, rimarrà con voi / etternalmente sì com' ell' è ora...
[16] Par. 14.34: E io udi' ne la luce più dia / del minor cerchio una voce modesta, / forse qual fu da l'angelo a Maria, / risponder...
[17] Par. 16.30: Come s'avviva a lo spirar d'i venti / carbone in fiamma, così vid' io quella / luce risplendere a' miei blandimenti...
[18] Par. 17.28: Così diss' io a quella luce stessa / che pria m'avea parlato; e come volle / Beatrice, fu la mia voglia confessa.
[19] Par. 17.121: La luce in che rideva il mio tesoro / ch'io trovai lì, si fé prima corusca, / quale a raggio di sole specchio d'oro...
[20] Par. 18.49: Indi, tra l'altre luci mota e mista, / mostrommi l'alma che m'avea parlato / qual era tra i cantor del cielo artista.
[21] Par. 18.97: E vidi scendere altre luci dove / era il colmo de l'emme, e lì quetarsi / cantando, credo, il ben ch'a sé le move.
[22] Par. 18.104: Poi, come nel percuoter d'i ciocchi arsi / surgono innumerabili faville, / onde li stolti sogliono agurarsi, / resurger parver quindi più di mille / luci e salir, qual assai e qual poco, / sì come 'l sol che l'accende sortille...
[23] Par. 20.10: però che tutte quelle vive luci, / vie più lucendo, cominciaron canti / da mia memoria labili e caduci.
[24] Par. 20.69: Chi crederebbe giù nel mondo errante / che Rifëo Troiano in questo tondo / fosse la quinta de le luci sante?
[25] Par. 20.146: sì, mentre ch'e' parlò, sì mi ricorda / ch'io vidi le due luci benedette, / pur come batter d'occhi si concorda, / con le parole mover le fiammette.
[26] Par. 24.54: «Dì, buon Cristiano, fatti manifesto: / fede che è?». Ond' io levai la fronte / in quella luce onde spirava questo...
[27] Par. 21.66: Giù per li gradi de la scala santa / discesi tanto sol per farti festa / col dire e con la luce che mi ammanta...
[28] Par. 24.88: Appresso uscì de la luce profonda / che lì splendeva: «Questa cara gioia / sopra la quale ogne virtù si fonda, / onde ti venne?»...
[29] Par. 24.34: Ed ella: «O luce etterna del gran viro / a cui Nostro Segnor lasciò le chiavi, / ch'ei portò giù, di questo gaudio miro...
[30] Par. 25.128: Con le due stole nel beato chiostro / son le due luci sole che saliro; / e questo apporterai nel mondo vostro».
4.1 Fulgore emanato dal corpo una volta risorto.
[1] Par. 14.58: né potrà tanta luce affaticarne: / ché li organi del corpo saran forti / a tutto ciò che potrà dilettarne».
4.2 Splendore abbagliante emanato da Cristo (che è presente nel cielo delle Stelle Fisse con il suo corpo risorto, il cui fulgore è più forte di quello da lui stesso irradiato).
[1] Par. 23.31:  e per la viva luce trasparea / la lucente sustanza tanto chiara / nel viso mio, che non la sostenea.
5 Pl. Gli occhi (anche in contesto fig., in quanto strumenti di percezione intellettuale).
[1] Inf. 29.2: La molta gente e le diverse piaghe / avean le luci mie sì inebrïate, / che de lo stare a piangere eran vaghe.
[2] Purg. 15.84: Com'io voleva dicer 'Tu m'appaghe', / vidimi giunto in su l'altro girone, / sì che tacer mi fer le luci vaghe.
[3] Purg. 18.16: «Drizza», disse, «ver' me l'agute luci / de lo 'ntelletto, e fieti manifesto / l'error de' ciechi che si fanno duci.
[4] Purg. 31.79: E come la mia faccia si distese, / posarsi quelle prime creature / da loro aspersïon l'occhio comprese; / e le mie luci, ancor poco sicure, / vider Beatrice volta in su la fiera / ch'è sola una persona in due nature.
[5] Par. 1.66: Beatrice tutta ne l'etterne rote / fissa con li occhi stava; e io in lei / le luci fissi, di là su rimote.
[6] Par. 18.55: Beatrice il mio dovere, / o per parlare o per atto, segnato; / e vidi le sue luci tanto mere, / tanto gioconde, che la sua sembianza / vinceva li altri e l'ultimo solere.
[7] Par. 22.126: «Tu sè sì presso a l'ultima salute», / cominciò Bëatrice, «che tu dei / aver le luci tue chiare e acute; / e però, prima che tu più t'inlei, / rimira in giù, e vedi quanto mondo / sotto li piedi già esser ti fei...
[8] Par. 23.91: e come ambo le luci mi dipinse / il quale e il quanto de la viva stella / che là su vince come qua giù vinse, / per entro il cielo scese una facella, / formata in cerchio a guisa di corona...
5.1 La capacità di vedere.
[1] Inf. 10.100: «Noi veggiam, come quei c'ha mala luce, / le cose», disse, «che ne son lontano; / cotanto ancor ne splende il sommo duce.
[2] Par. 21.30: vid' io uno scaleo eretto in suso / tanto, che nol seguiva la mia luce


Autore: Chiara Murru 02.03.2020 (ultima revisione: 11.06.2021).