Vocabolario Dantesco

Accademia della Crusca - CNR Opera del Vocabolario Italiano

Vocabolario Dantesco

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fóro s.m.
Frequenza:
Commedia 4 (2 Inf., 2 Purg.).
Altre opere1 (1 Rime).
Lista forme e index locorum:
Commedia fóra Purg. 21.83 (:); fóri Inf. 19.14 (:), Purg. 5.73 (:); fóro Inf. 34.85.
Altre opere foro Rime 106.4 (:).
Corrispondenze: Testi italiani antichi:
Corpus OVI,
DiVo,
LirIO,
Prosa fior. sec. XIII,
Petrarca e Boccaccio.
Vocabolari: TLIO, Crusca in rete, ED.
Nota:Deverbale da forare (vd.); dal punto di vista morfologico, in Dante, oltre a fori, è presente, garantito dalla rima, anche il plur. fora, rifatto sui sost. che hanno al plur. la desinenza dei casi retti del neutro lat., spesso ad indicare un concetto collettivo (cfr. Rohlfs, § 368). Il vocabolo, in it. antico (in cui trova un buon numero di att.), presenta usi e signif. distribuiti in maniera assai simile a quelli di pertugio  e soprattutto di forame (vd.). Allo stesso modo che in pertugio, nella struttura semantica, al signif. 1 è ricondotta l'occ. in cui il foro costituisce un punto di passaggio o un collegamento da un interno a un esterno. Come accade anche in altre voci semanticamente affini (vd. per es. buca), sia per il signif. 1 sia per il signif. estens. 1.1, è assai difficile distinguere tra le occ. in cui foro indica uno 'spazio vuoto entro una materia solida' o una 'cavità nel terreno' e quelle in cui indica soltanto l'apertura o le aperture che caratterizzano in superficie tale 'spazio' o tale 'cavità'. Inoltre, in tali accezioni il foro si distingue per il suo essere tondeggiante. In Dante, il vocabolo appare anche con il signif. 2 di 'ferita profonda', sia nelle Rime (106.4, in contesto metaf.) sia nella Commedia, dove è registrato anche con specif. rif. alle ferite e alle stimmate di Cristo (Purg. 20.73), come accade, per es., anche in Giordano da Pisa, Pred. Genesi 2 (cfr. TLIO s.v. fóro 1). Tale accezione in it. antico si rileva anche per forame (cfr. TLIO s.v.) e per il già cit. pertugio (per es., Bonvesin, Volgari, De scriptura rubra, 160, p. 138, in Corpus OVI), e si connette con l'uso di forare nel senso di 'ferire in profondità o trafiggere (qno)' (vd. forare, § 2). Si osservi inoltre che in Purg. 5, i «profondi fori» (v. 73) di Jacopo del Cassero trovano rispondenza nel corradicale «forato» (v. 98), rif. a Bonconte da Montefeltro (vd. forato). Per quanto riguarda l'occ. di Inf. 19.14, accolta sotto il signif. estens. 1.1, si osservi che Dante lì assimila i fori, posti sul fondo della bolgia, a quelli «che son nel mio bel San Giovanni, / fatti per loco d'i battezzatori» (vd. anche foracchiato). Il passo è molto dibattuto (vd. anche battezzatoio): Tavoni (Qualche idea, pp. 149-225) interpreta «fatti per luogo d’i battezzatori» nel senso di ‘fatti per alloggiamento dei battezzatoi’, ritenendo linguisticamente improbabili le altre parafrasi proposte (ivi, pp. 155-6; vd. anche luogo), e immagina i fori disposti nel pavimento della vasca centrale dell'antico fonte di San Giovanni, sulla base di illustrazioni presenti in alcuni codici dell’Ottimo commento e dell’ultima forma dell’Ottimo. Per tale questione, si vedano anche l'ipotesi alternativa di Garzelli (Il fonte, p. 7) e la bibliografia riportata da Tavoni stesso alle pp. 200-2.
1 Spazio vuoto tondeggiante e stretto entro una materia solida, dotato di una o due aperture in modo da permettere un collegamento con l'esterno o un passaggio da parte a parte; anche la sola apertura utile di esso.
[1] Inf. 34.85: Poi uscì fuor per lo fóro d'un sasso / e puose me in su l'orlo a sedere; / appresso porse a me l'accorto passo.
1.1 Cavità nel terreno o in una superficie, dall'apertura tondeggiante e regolare, che gen. si estende più in profondità che in larghezza, o la sola apertura superficiale di essa (estens.).
[1] Inf. 19.14: Io vidi per le coste e per lo fondo / piena la pietra livida di fóri, / d'un largo tutti e ciascun era tondo. / Non mi parean men ampi né maggiori / che que' che son nel mio bel San Giovanni, / fatti per loco d'i battezzatori...
2 Ferita profonda (provocata da un'arma da taglio o da qsa di acuminato), capace talvolta di passare da parte a parte.
[1] Purg. 5.73: Quindi fu' io; ma li profondi fóri / ond' uscì 'l sangue in sul quale io sedea, / fatti mi fuoro in grembo a li Antenori, / là dov' io più sicuro esser credea...
[Con rif. alle ferite e alle stimmate di Cristo].
[2] Purg. 21.83: «Nel tempo che 'l buon Tito, con l'aiuto / del sommo rege, vendicò le fóra / ond' uscì 'l sangue per Giuda venduto, / col nome che più dura e più onora / era io di là», rispuose quello spirto, / «famoso assai, ma non con fede ancora...


Autore: Cristiano Lorenzi Biondi 18.02.2020 (ultima revisione: 12.05.2020).