Vocabolario Dantesco
forato agg.
Commedia 3 (2 Inf., 1 Purg.).
Commedia forata Inf. 28.64; forato Inf. 28.19, Purg. 5.98.
Nella Commedia forato, part. passato di forare (vd.), quando è utilizzato in funz. di agg., ricorre sempre con il signif. di 'ferito' o 'passato da parte a parte' e si riferisce al corpo di una persona o a una sua parte; tale accezione è direttamente corrispondente al signif. 2 del verbo forare (vd.). A ciò si aggiunga che forato indica sempre il risultato di un'azione violenta compiuta con un'arma da taglio o con un oggetto acuminato. Lo strumento con cui si ferisce, tuttavia, può essere implicito nelle immagini descritte (si pensi alle battaglie rammentate a Inf. 28.7-18 e Purg. 5.92) o esplicitato nel testo (per Inf. 28.64, il «taglio della spada» del v. 38, con cui un demone strazia i dannati della nona bolgia). Inoltre, come mostra Ageno (in ED, Appendice, s.v. verbo§ Participio passato, § 8, p. 311 e § 9, p. 312), forato ricorre in funzione logica o di compl. predicativo del soggetto in dipendenza da un verbo di moto (arrivare) o di compl. predicativo dell'ogg. in dipendenza da verbo trans. (averemostrare), spesso in parallello con altri agg. (vd. mozzotronco). In Inf. 28 il ricorso all'agg. forato si inserisce nel più ampio uso, all'interno del canto, di vocaboli appartenenti all'àmbito del 'rompere/troncare', dell''aprire' o del 'ferire/dividere' (vd., per es., moncherinopartirepertugiarerompere ecc.). In Purg. 5, in cui Dante tratta dei morti di morte violenta pentitisi in extremis, l'agg., rif. a Bonconte da Montefeltro, richiama i «profondi fori» (Purg. 5.73: vd. fóro, § 2) di Jacopo del Cassero. Dal contesto si può evincere anche la gravità delle ferite dei due personaggi: prob., per Jacopo i «profondi fori» non furono la diretta causa di morte, mentre per Bonconte, la ferita nella gola lo fu (per un approfondimento, anche in merito al lessico medico dei passi cit., vd. Bartoli-Ureni, La morte cruenta, in partic. pp. 19-26).
Autore: Cristiano Lorenzi Biondi.
Data redazione: 29.02.2020.
Data ultima revisione: 30.06.2020.
1 [Detto di qno o di una parte del suo corpo:] ferito in profondità o passato da parte a parte (per mezzo di un'arma da taglio o di un oggetto acuminato).
[1] Inf. 28.19: e l'altra il cui ossame ancor s'accoglie / a Ceperan, là dove fu bugiardo / ciascun Pugliese, e là da Tagliacozzo, / dove sanz' arme vinse il vecchio Alardo; / e qual forato suo membro e qual mozzo / mostrasse, d'aequar sarebbe nulla / il modo de la nona bolgia sozzo.
[2] Inf. 28.64: Un altro, che forata avea la gola / e tronco 'l naso infin sotto le ciglia, / e non avea mai ch'una orecchia sola, / ristato a riguardar per maraviglia / con li altri, innanzi a li altri aprì la canna, / ch'era di fuor d'ogne parte vermiglia, / e disse...
[3] Purg. 5.98: Là 've 'l vocabol suo diventa vano, / arriva' io forato ne la gola, / fuggendo a piede e sanguinando il piano...