Dal
lat. tardo
circularis, a sua volta derivato da
circulus (DELI 2 s.v.
circolo). Il termine è att. prima di Dante solo in testi tosc. a partire da
Restoro d'Arezzo, dove esso, con rif. all'ambito astronomico, qualifica il movimento in tondo delle sfere celesti o, nella locuz. «via circulare», indica l'equatore, ma si ritrova anche in altri testi del Due e Trecento in cui, pur mancando il rif. all'astr., è costante il richiamo all'ambito geometrico (vd.
Questioni filosofiche,
Tesoro volg. (ed. Gaiter) e
Giordano da Pisa, Avventuale fior.). In tutte le edd. critiche delle opere volg. di Dante il vocabolo si presenta sempre nella forma
circulare, con conservazione della
u etimologica, tanto nelle occ. del
Convivio quanto nella
Commedia, e l'agg. lat.
circularis presenta anche cinque occ. nella
Questio, dove Dante lo impiega con rif. agli ambiti geometrico e astronomico a proposito della circonferenza della sfera terrestre. A
Conv. 3.2.5 il lemma compare nella parafrasi di un passo del
De motibus coelorum di Alpetragio (vd. Nardi,
Convivio,
ad l.) in cui si sostiene che la natura delle cause si imprime nei suoi effetti attraverso l'es. del moto circolare di un pianeta, indicato per meton. come «corpo circulare», la cui proprietà si riverbera anche in ciò che esso muove (vd. Fioravanti,
Convivio,
ad l.), ma bisogna osservare che nel
Conv. il tecnicismo più att. per indicare il moto rotatorio dei cieli è l'
hapax circulazione (vd.). Nella
Commedia l'agg.
circulare occorre in due passi del
Par. nei quali Dante, come già altri autori coevi, impiega il vocabolo sia come tecnicismo astronomico sia con richiamo alla geom. A
Par. 8.127 la locuz. «circular natura» è inserita nel discorso di Carlo Martello sulle influenze celesti e condensa il principio delle influenze planetarie sull'uomo, per cui
circulare assume il signif. di
celeste, come interpretano
Iacomo della Lana,
ad l.,
Ottimo,
ad l. e Benvenuto da Imola,
ad l. A
Par. 30.103 l'agg. è invece riconducibile al lessico geometrico e viene rif. alla luce immateriale dell'Empireo che, come Dante esplicita nel verso successivo, si dilata fino a descrivere un'area rotonda di ampiezza maggiore rispetto a quella del Sole (vd.
circunferenza). Per
Francesco da Buti,
ad l. «circular figura» ha infatti il signif. di «figura tonda», ma vari commenti antichi sottolineano come il passo richiami l'idea di perfezione associata al cerchio (vd.
Iacomo della Lana,
ad l., Ottimo,
ad l. e Benvenuto da Imola,
ad l.), figura alla quale Dante si richiama anche nei versi precedenti (vd. v. 90: «sua lunghezza divenuta tonda»).
Autore: Sara Ferrilli.
Data redazione: 14.02.2024.
Data ultima revisione: 25.03.2024.