Commedia |
topazi Par. 30.76 (:); topazio Par. 15.85 (:). |
Dal lat. tardo
topazius (DELI 2 s.v.
topazio) è att. sin dal Duecento in testi tosc. con il signif. propr. di pietra preziosa dotata di una grande lucentezza e di proprietà riflettente (TLIO s.v.
topazio). L’occ. di
Par. 30.76 si rif. alle
faville vive (
Par. 30.64) «che entrano ed escono dal fiume dei beati», descritte prima come
rubini (vd.
rubino)
che oro circunscrive (v. 66), e ora come
topazi la cui sfumatura cromatica varia dal rosso di fuoco al giallo solare (cfr. ED,
ibid.; Chiavacci Leonardi,
ad l.). In
Par. 15.85 il termine è usato come appellativo che impreziosisce la figura dell’avo Cacciaguida,
vivo topazio che si muove dal suo
nastro (vd.) e pare
foco dietro ad alabastro (vd.;
Par. 15.22-24); in questo caso inoltre, l’uso dell’agg.
vivo 'splendente' «crea un ossimoro allusivo al superamento dei correlativi terreni nella realtà paradisiaca» (Ledda,
Diavoli, bestie, gigli e smeraldi, p. 130) ed «elimina come scoria la durezza minerale della pietra, di cui restano operanti soltanto la luce e il colore» (ED s.v.
topazio).
Autore: Elena Felicani.
Data redazione: 26.04.2021.
Data ultima revisione: 29.10.2021.