Adattamento tosc. del gen.
scogiu, dal lat. volg.
*scoclus per il lat. classico
scopulus ‘scoglio, roccia’ (Nocentini s.v.
scoglio). Per
Inf. 16.135, Dante utilizza il termine con il signif. maggiormente attestato in it. antico (cfr. TLIO s.v.
scoglio 1), ma nel preciso senso di ‘roccia marina che non emerge dall’acqua’ (per il senso di ‘roccia affiorante sull’acqua’ vd. invece
Fiore 48.7). Per il resto, la parola
scoglio ricorre solo nei canti di Malebolge, dove indica l’arcata monolitica naturale (o la sequenza di esse, unite in un’unica mole rocciosa; per tale signif. vd. anche
sasso e
scheggio) che, assimilata fin da
Inf. 18.15 a un
ponticello (vd.) o chiamata
ponte (vd.) per la sua struttura, permette il passaggio su ciascuna bolgia (o da una bolgia all'altra; vd.
bolgia). Non è facile distinguere con esattezza in quali casi prevalga il senso di sequenza di arcate (che, indipendentemente dall'uso del sing. o del plur., si potrebbe supporre per
Inf. 18.16 e 69, 21.107 e 111, 27.134 o 29.53), motivo per cui qui si tengono tutte le occ. sotto un’unica definizione (signif.
2). Tale uso deriva prob. dal senso proprio di ‘mole rocciosa o rupe’ - att. in tosc. solo a partire da
Cavalca, Dialogo S. Greg. (
ante 1330) e minoritario in it. antico - ed è esclusivo della
Commedia e dei suoi commentatori (cfr. TLIO s.v.
scoglio 1 e il trattamento delle occ. dantesche in GDLI s.v.
scòglio 1 § 3). Il signif.
2 è desumibile da vari elementi interni al testo: gli
scogli, che si dipartono dalla parete rocciosa del settimo cerchio e si raccolgono in corrispondenza del pozzo dei Giganti (
Inf. 18.16-18), hanno una superficie ricca di sporgenze rocciose (vd. per es.
rocchio,
scheggia e derivati) ma percorribile tramite uno «stretto calle» (
Inf. 18.100) che si sviluppa in una salita e in una discesa, le quali si raccordano alla sommità dell’
arco (vd.) naturale che sorregge lo
scoglio stesso. Man mano che Dante si avvicina alla decima bolgia, gli
scogli sembrano diventare più scoscesi (
Inf. 24.62-63) e irregolari (
Inf. 26.16-18). Per un'accurata descrizione degli
scogli danteschi si veda anche Rebuffat,
«Luogo è in inferno detto Malebolge», pp. 48-53 (cfr. anche Tavoni,
Schede, pp. 195-197); Bellomo, p. 295, annovera il lemma nell'«ampio ventaglio di sinonimi» utilizzati da Dante per descrivere gli «elementi costitutivi di Malebolge». A
Inf. 21.60
scoglio ricorre come var. di
scheggio (vd.) con un'accezione diversa rispetto a quella espressa sotto il signif.
2.