Vocabolario Dantesco
scheggia s.f.
Commedia 5 (4 Inf., 1 Purg.).
Commedia schegge Inf. 26.17, Purg. 26.87 (:); scheggia Inf. 13.43, 18.71 (:), 24.28 (:).
Deriverebbe da un lat. tardo schidia (DELI 2 s.v. scheggia), anche se il consonantismo iniziale farebbe piuttosto supporre una forma *scl-, come affermano, con diverse ipotesi, Alessio, Lexicon, s.v. schidia; Merlo, Ancora degli esiti, p. 12, e Rohlfs, § 190. A Inf. 13.43, scheggia è utilizzato per indicare un ‘ramo di piccole dimensioni’ (signif. 1) e, nella fattispecie, «scheggia rotta» (‘ramo che ha subìto una rottura’) sembra sintagma sovrapponibile al tronco del v. 33 (vd. tronco 1). Il signif. 1 troverebbe conferma anche in att. più antiche: già in documenti lat. di area aret. del sec. XII, steza, assimilabile al tosc. occ. st(i)ezza / sch(i)ezza ‘scheggia’, alterna con strichiastecca, per indicare un'‘asticella stretta e sottile, spec. di legno’ (cfr. GDT s.v. [stecca]). Inoltre dal Corpus OVI si ricava un'occorrenza del 1305 (Doc. prat.: «tra in ischope e frasche ed ischegie che furono some XXXJ...»; cfr. TLIO s.v. scheggia), che, alla luce dei sost. che l'accompagnano (cfr. TLIO s. vv. frasca 1 e scopa), sembrerebbe essere proprio ‘un ramo di piccole dimensioni’. D’altra parte, il termine, con il signif. di ‘pezzo di roccia’ e, quindi, di ‘sporgenza rocciosa’, nel Corpus OVI è att. per la prima volta nelle Malebolge dantesche, sebbene siano documentati già nel sec. XIII i toponimi umbri Sclegia / Scheggia «nel senso di ‘macigno o scoglio irto di asperità anche per la presenza di frammenti taglienti originati per distacco’» (cfr. Diz. di topon. s.v. Schèggia e Pascelupo). Alcuni commentatori moderni, come per es. Porena a Inf. 24.28, sottolineano la sinonimia di scheggia, oltre che con scheggio (vd.) e scheggione (vd.), anche con rocchio (vd.) e ronchione (vd.). Tuttavia già Francesco da Buti a Inf. 26.17 afferma: «sia scheggia e rocco fu posto di sopra; parte sono di pietre grandi di monti, fatte alte a modo di rocchetti, e parte per lungo a modo di scheggia di legna». Ciò permetterebbe di distinguere la scheggia, che si sviluppa in lunghezza, dal rocchio. Di questo parere è anche Benucci, Malebolge, pp. 6-12, che per tali voci parla di «lessico rurale». A Par. 11.137 è att. anche scheggiare (vd.).
Autore: Cristiano Lorenzi Biondi.
Data redazione: 24.05.2018.
Data ultima revisione: 21.12.2018.
1 Ramo di piccole dimensioni.
[1] Inf. 13.43:  Come d'un stizzo verde ch'arso sia / da l'un de' capi, che da l'altro geme / e cigola per vento che va via, / sì de la scheggia rotta usciva insieme / parole e sangue...
1.1 Pezzo di legno (connesso e lavorato con altri) (meton.).
[1] Purg. 26.87: ma perché non servammo umana legge, / seguendo come bestie l'appetito, / in obbrobrio di noi, per noi si legge, / quando partinci, il nome di colei / che s'imbestiò ne le 'mbestiate schegge.
2 Pezzo di roccia o sporgenza rocciosa che si sviluppa più nel senso della lunghezza che della larghezza.
[1] Inf. 24.28: così, levando me su ver' la cima / d'un ronchione, avvisava un' altra scheggia / dicendo: «Sovra quella poi t'aggrappa; / ma tenta pria s'è tal ch'ella ti reggia».
[2] Inf. 26.17: e proseguendo la solinga via, / tra le schegge e tra ' rocchi de lo scoglio / lo piè sanza la man non si spedia.
2.1 [Con rif. agli scogli dell’ottavo cerchio infernale:] superficie rocciosa accidentata (sinedd.).
[1] Inf. 18.71: Assai leggeramente quel [[scil. lo scoglio]] salimmo; / e vòlti a destra su per la sua scheggia, / da quelle cerchie etterne ci partimmo.