Vocabolario Dantesco
rocchio s.m.
Commedia 2 (2 Inf.).
Commedia rocchi Inf. 20.25 (:), 26.17.
Inf. 26.17: ronchi Ham.
Vocabolari: Crusca in rete, ED.
Prima att. Dal lat. tardo rotulus 'blocco cilindrico', da rota (DEI s.v. rocchio; Nocentini s.v. rocchio). Tolti i commenti danteschi, il lemma risulta att. raramente nel Trecento (cfr. Corpus OVI e Valenti, Affioramenti, pp. 261-262). Nella Commedia è att. solo il plur. rocchi; il sing. rocchio è desumibile da un'att. in Francesco da Buti, Inf., testo in cui alterna con rocco (Maramauro, Exp. Inf., presenta la forma roco), ed è confermato dal suo accrescitivo rocchione, fra l'altro, att. come var. di ronchione (vd.) nella tradizione del poema dantesco. Per il signif. della parola risultano utili le seguenti chiose: «idest cantone» (Maramauro, a Inf. 20.25); «dice rocchi per mostrare che non erano tagliati per ingegno umano; ma come fa la natura nelli monti, che quivi è uno sasso più eminente e colà un altro, sicché rocchio tanto è a dire, quanto pezzo informe di legno o di sasso» (Francesco da Buti, a Inf. 20.25) e «che sia scheggia e rocco fu posto di sopra; parte sono di pietre grandi di monti, fatte alte a modo di rocchetti, e parte per lungo a modo di scheggia di legna» (Francesco da Buti, a Inf. 26.17). Per Maramauro, dunque, il rocchio è identificabile con un cantone, forse qui da intendersi nel senso di 'pietra o pilastro di grandi dimensioni' (cfr. TLIO s.v. cantone); per Francesco da Buti, esso è una sporgenza rocciosa o uno spezzone di sasso, non tagliato artificialmente, di grandi dimensioni e dalla forma irregolare, che si distingue dalla scheggia (vd.) per la sua forma tozza. A ciò si aggiunga che il signif. base di 'pezzo o elemento di forma tozza e cilindrica' è generalmente confermato dai diversi usi e dalle diverse accezioni del lessema fino ai nostri giorni, soprattutto in area tosc. (cfr. Benucci, Malebolge, pp. 9-12, che per tale voce parla di «lessico rurale»; vd. anche GDLI s.v. rocchio; Viel, «Quella materia ond’io son fatto scriba», pp. 146-147, e le inchieste dell'ALT). Il rocchio, dunque, è uno degli elementi geomorfologici che caratterizzano la malagevole superficie degli scogli dell'ottavo cerchio infernale (vd. scoglio 1), anche se, almeno a Inf. 20.25, sembrerebbe essere caratterizzato, come accade altrove per ronchione (vd.), da un buon grado di stabilità (infatti Dante vi si appoggia nell'atto di piangere), forse differenziandosi anche in questo dalla scheggia (vd.). Si osservi infine che, in Inf. 26, rocchio è seguito, al v. 44, proprio da ronchione.
Varianti. Inf. 26.17 rocchi trova la var. ronchi. GDLI s.v. ronchio 1 ne dichiara l'«etimo incerto». In tosc. antico, esso viene utilizzato come perfetto sostituto di rocchio in Francesco da Buti, Inf., ma Boccaccio, Rime (pt. I, 3.12, p. 6) se ne serve per indicare una 'roccia che emerge dal mare, scoglio' (cfr. Corpus OVI). Nella Commedia, d'altra parte, sono att. due derivati di ronchio: il già cit. ronchione e l'agg. ronchioso (vd.).
Autore: Cristiano Lorenzi Biondi.
Data redazione: 03.10.2018.
Data ultima revisione: 22.07.2019.
1 Sporgenza rocciosa o masso (capace di sostenere il peso di una persona senza staccarsi o franare), che si sviluppa più nel senso della larghezza che della lunghezza.
[1] Inf. 20.25: Certo io piangea, poggiato a un de' rocchi / del duro scoglio, sì che la mia scorta / mi disse...
[2] Inf. 26.17: Noi ci partimmo, e su per le scalee / che n'avea fatto iborni a scender pria, / rimontò 'l duca mio e trasse mee; / e proseguendo la solinga via, / tra le schegge e tra ' rocchi de lo scoglio / lo piè sanza la man non si spedia. ||  Var.: ronchi Ham.