Commedia |
ronchioso Inf. 24.62. |
Prima att. Da
ronchio (vd.
rocchio). Il lemma risulta att. raramente nel Trecento (cfr.
Corpus OVI). L'agg., usato nelle Malabolge dantesche, si lega lessicalmente a due dei loro elementi geomorfologici caratterizzanti, cioè il
rocchio (vd.) e il
ronchione (vd.), sost. che fra l'altro è att. anch'esso in
Inf. 26, al v. 62. Tale legame contribuisce a determinare il signif. di
ronchioso nel poema dantesco, in cui è utilizzato per definire la superficie di uno
scoglio (vd.
scoglio 1). Inoltre, nella doc. posteriore a Dante, esso si può trovare rif. ad altri tipi di superfici (o involucri): la buccia o la scorza di un frutto, la corteccia di una pianta, la pelle di un animale ecc. (cfr.
Corpus OVI,
Crusca (4) e GDLI s.v.
ronchioso). Tale situazione induce a ipotizzare che l'agg.
ronchioso venisse utilizzato per descrivere una qualunque superficie irregolare, nodosa e piena di protuberanze, che nel caso dantesco corrispondono alle sporgenze e ai pietroni tozzi e cilindrici (
rocchi e
ronchioni, per l'appunto) che costellano gli
scogli dell'ottavo cerchio assieme alle
schegge (vd.
scheggia). Così infatti glossano l'agg. Iacomo della Lana, Benvenuto da Imola e
Francesco da Buti: «noderoso», «saxosum» e «aspro et ineguale e pieno di ronchi».
Autore: Cristiano Lorenzi Biondi.
Data redazione: 08.05.2019.
Data ultima revisione: 22.07.2019.