Dal lat.
navis (DELI 2 s.v. nave), il sost. è ampiamente att. in volg. a partire dal
Patto Aleppo, volgarizzamento ven. risalente al 1207-1208 (cfr.
Corpus OVI). Il vocabolo ricorre nella maggior parte delle occ. del poema a indicare propr. una costruzione galleggiante di una certa grandezza, anche entro similitudini nautiche, diffuse nella letteratura lat. (cfr. TLL s.v.
navis, 9, 1.238.10-46) e medievale (ess. Guido delle Colonne,
Amor, che lungiamente m’ài menato, v. 64: «sì come vento - smena nave in onda»; Brunetto Latini,
Rettorica, 33.18: «sì come la nave dimora in fortuna di mare»;
De regno volg., 194.9: «come la nave che sia condotta a porto»; cfr.
Corpus OVI), che si riferiscono all'approdo (
Purg. 17.78), alla rotta spedita guidata dal vento favorevole (
Purg. 24.3) o alla navigazione burrascosa (
Purg. 32.116). Per quest'ultima, che richiama l'immagine della Chiesa perseguitata, Inglese (ed. comm.),
ad l., ricorda Giacomo da Lentini,
Madonna dir vo voglio, vv. 51-52 «como la nave | ch'ala fortuna getta ogni pesanti». L'occ. di
Par. 17.42 offre l'immagine di un naviglio «che per torrente giù discende»; la lez.
torrente (vd.), ampiamente testimoniata dalla trad. ms., è accolta da Petrocchi (
ad l.) col signif. estens. di 'fiume impetuoso' piuttosto che 'piccolo corso d'acqua', adducendo alcuni luoghi virgiliani (
Aen. X 603,
Georg. II 451, Buc. VII 52) e biblici (Is 59,19). Inglese (ed. crit.),
ad l. (come già ed. comm.), invece, a favore della lez.
corrente di Ham Eg Po Pr osserva: «che una
nave discenda un
torrente - un corso d'acqua in genere esiguo, occasionalmente impetuoso (cf 12.99), spesso ripido - è inimmaginabile. E la riduzione di
torrente a semplice sinonimo di
fiume non trova riscontri affidabili». A
Inf. 8.15
nave piccioletta indica un'imbarcazione, ossia la
barca (v. 25) guidata da Flegiàs nelle acque fangose dello Stige. L'uso del sost. nell'invettiva contro l'Italia a
Purg. 6.77 (§
1.2) va ricondotto alla raffigurazione metaf., di lunga trad. classica e duecentesca (cfr. rispettivamente TLL s.v.
navis, 9, 1.239.22-33; Boccia,
La metafora nautica), dello stato come nave. Analoga immagine topica è impiegata in
Conv. 4.4.5 e più specif. rif. alla comunità in
Conv. 4.5.8. Altrove la metaf. nautica designa l'opera letteraria (
Conv. 2.1.1) e il corso della vita del poeta, giunto a maturità poetica (
Rime 107.4, per cui vd. anche
pelago e
lido).
Locuz. e fras. Nel poema ricorre due volte la locuz. verbale
venire o
andar per nave, già att. in testi precedenti a Dante (cfr.
Corpus OVI). A
Inf. 3.82 si riferisce alla barca con cui giunge il traghettatore Caronte; a
Purg. 4.93 l'identificazione della nave è controversa. Iacomo della Lana e l'
Ottimo intendono «andare per navilio»;
Francesco da Buti «andare per una piatta o scafa, che per li Fiorentini si chiama nave». In
Fiore 199.61 l'espressione «lla tua nave ariverà a tal porto», a indicare la felice realizzazione di qsa, anticipa locuz. verbali - oggi comuni - come «condurre la nave in porto» (cfr. GRADIT s.v.
porto).
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 18.10.2019.
Data ultima revisione: 09.11.2023.