Vocabolario Dantesco
dolce agg./s.m./avv.
Commedia 106 (19 Inf., 44 Purg., 43 Par.).
Altre opere76 (14 Vn., 27 Conv., 35 Rime).
13 (10 Fiore, 3 Detto).
Commedia Dolce Purg. 1.13, 3.66, 4.44, 4.109, 6.71, 6.80, 9.3, 9.141, 10.47, 11.6, 12.3, 13.16, 15.25, 15.89, 15.124, 17.82, 18.13, 19.19, 20.19, 20.96, 21.88, 23.13, 23.86, 23.97, 24.57, 25.17, 27.52, 27.115, 28.7, 28.59, 28.96, 29.22, 29.36, 32.44, 32.90, 33.2, 33.138, Par. 3.3, 3.23, 3.107, 4.35, 6.126, 8.39, 8.93, 10.143, 11.77, 12.47, 13.36, 14.119, 15.4, 15.66, 15.132, 16.32, 17.44, 18.3, 18.115, 19.2, 20.13, 20.48, 20.136, 21.59, 22.100, 23.34, 23.97, 23.128 (:), 25.93, 25.131, 27.3, 27.84, 30.26, 32.101, 33.63, Inf. 1.43, 5.83, 6.88, 7.122, 8.110, 10.69, 10.82, 10.130, 13.55, 15.66, 18.44, 24.21, 27.3, 27.26, 28.74; dolci Inf. 5.113, 5.118, 16.61, 31.69, Purg. 8.3, 8.14, 22.130, 26.99, 26.112, 30.94, Par. 6.124, 7.12, 10.66, 12.8, 14.129, 23.2; dolcissimo Purg. 30.50, Par. 23.57, 26.67.
Altre opere dolce Vn 7.3-6.9, 13.4, 13.4, 19.4-14.6, 23.17-28.73, 31.8-17.24, 33.5-8.11, Conv. 1.3.4, 1.7.2, 1.7.4, 1.7.4, 1.7.4, 1.7.5, 2.1.1, 2.7.5, 2.13.23, 3.8.8, 4.2.4, 4.4.10, 4.5.8, 4.25.1, 4.25.1, 4.25.6, 4.25.12, Rime d. 16.10, d. 1.14, d. 2.11, 3.57, 5.21, 6.19, 6.85, 7.10, 8.43, 9.64 (:), 9.65 (:), 9.67, 12.5, 12.27, 13.94, 15.58, 16.15, 16.27, 19.9, 30.15, 32.8, 33.9, 43.8, 48.7, 53.6, 66.14, 73.13, 106.2; dolci Rime 4.1, 9.37, 10.11, 21.1, 43.5, 107.14, Conv. 2.6.4, 3.3.14, 3.14.12, 4.1.8, 4.1.9, 4.2.3, 4.8.1; Dolcissima Vn 23.9, Conv. 1.10.13; dolcissimi Conv. 2.15.4; dolcissimo Vn 3.2, 9.3, 10.2, 21.8, Conv. 4.30.6; dolze Vn 12.10-15.15, 12.16, Rime 61.6.
dolce Fiore 16.3, 91.4, Detto 143, 198; dolci Fiore 192.10; dolze Fiore 67.9, 103.7, 123.6, 139.3, Detto 183; Dolze-Riguardo Fiore 19.1, 201.6; dolzi Fiore 149.11.
Per dolce amico vd. anche amico (1) s.m.; per dolce stagione vd. anche stagione s.f..
Fare dolce 2.1.1.
Vocabolari: Crusca in rete, ED.
L’agg., il cui uso propr. fa rif. alla sfera sensoriale del gusto, in Dante, è sempre utilizzato in contesto fig. (signif. 1). Il tratto semantico principale di dolce, comune a tutti i significati individuati, fa capo alla ‘gradevolezza’ fisica (1, 2) o spirituale (3), considerando insieme le qualità intrinseche dell’oggetto e l’effetto dalle stesse provocato, nell'ambito di un meccanismo che conta due momenti: un’impressione estetica e una risposta emotiva (cfr. «passione impressa» di Par. 33.59, che corrisponde a «dolce», con valore di sost., del successivo v. 63; cfr. anche Rime 3.5). Rispondono a tale schema anche i signif. 4 e 5, isolati rispetto ai precedenti perché caratterizzati da una peculiarità specifica dell'uso dantesco: una specializzazione semantica in senso tecnico per quello che concerne la dolcezza della poesia (4.1), in partic. stilnovistica (cfr. Contini, Dante, pp. 353-355), e un’estens. semantica dal lessico del ‘piacere’ verso quello della ‘letizia’ (5), per la dolcezza (vd.) della condizione beata (per una mappa del lessico delle emozioni nel Medioevo, cfr. Squillacioti, Affetti, pp. 29-36 e Antonelli et alii, Il lessico, pp. 28 e segg.). Il lessema, come la sua famiglia lessicale, in sinestesia può applicarsi alla vista (1.2) e all’udito (1.1; vd. dolcemente e cfr. Cappuccio, Gli effetti); spec. nella terza cantica, i due sensi sono spesso connessi, passando attraverso «la novità del suono e ’l grande lume» (Par. 1.82-84; e cfr. Pasquazi, «La novità [...]») la percezione dell’espressione sensibile dell’ordo amoris (Spitzer, L’armonia, p. 27). Il termine risulta in tutti i signif. individuati strettamente legato al concetto di ‘armonia’ (cfr. Coassin, L’ideale) soprattutto per quello che riguarda la sua specializzazione semantica in senso musicale (1.1; vd. armonia e tempra e cfr. almeno Conv. 1.13.23) e la sua accezione tecnica in senso poetico (4.1; vd. soave). Dalla corrispondenza armoniosa fra il modo del dettato d’amore e la significazione della prassi poetica nasce la dolcezza della nuova maniera (‘la foggia, i modi espressivi’ Menichetti in Bonagiunta, Rime, p. 272, nota 1; e cfr. il recente Calenda, Nota), che si riflette, per necessità (Spitzer, L’armonia, p. 118), in uno stile piano (vd. sottile e cfr. almeno De vulg. 1.10.2 e la dettagliata analisi in Marti, Storia, passim), che ricorre a una lingua selezionata secondo precisi canoni (vd. aspro; e cfr. De vulg. 2.6.7). Per una ulteriore specializzazione in senso prettamente linguistico dell’agg. dolce, cfr. Brugnolo, Il «nodo»; Pinto, Gentucca; e l’ipotesi di un’influenza modista sulla teoria linguistica dantesca formulata da Corti, Dante. Utilizzato in tale senso tecnico, l’agg. perde il tratto fondamentale della soggettività (tipica del lessico sensoriale): «l’intera esperienza dello stilnovista [...] si trasferisce in un ordine universale. Per Dante lo stilnovismo è [...] poetica dell’oggettivazione dei sentimenti» (Contini, PD, II, p. 443). Per dolce amico vd. amico (1) (e cfr. Brunetti per Giacomino Pugliese, Morte, perché m’hai fatta sì gran guerra, v. 56, in PSs, p. 572); per dolce stagione vd. stagione. Per l’interpretazione a Par. 8.93 vd. amaro. Le uniche occ. in rima di dolce in tutta l’opera dantesca sono a Par. 23.128 e in rima identica (con metapl. di cat. gramm.) a Rime 9.64 e 65.
Autore: Francesca De Blasi.
Data redazione: 28.06.2018.
Data ultima revisione: 22.07.2019.
1 [In contrapposizione a amaro:] che ha un sapore delicato e amabile come quello del miele (in contesto fig.).
[1] Inf. 16.61: Lascio lo fele e vo per dolci pomi / promessi a me per lo verace duca...
[2] Purg. 27.115: «Quel dolce pome che per tanti rami / cercando va la cura de' mortali, / oggi porrà in pace le tue fami».
[3] Purg. 32.44: «Beato sè, grifon, che non discindi / col becco d'esto legno dolce al gusto, / poscia che mal si torce il ventre quindi».
[4] Purg. 33.138: S' io avessi, lettor, più lungo spazio / da scrivere, i' pur cantere' in parte / lo dolce ber che mai non m'avria sazio...
[5] Par. 7.12: Io dubitava e dicea 'Dille, dille!' / fra me, 'dille' dicea, 'a la mia donna / che mi diseta con le dolci stille'.
[6] Par. 23.57: Se mo sonasser tutte quelle lingue / che Polimnïa con le suore fero / del latte lor dolcissimo più pingue, / per aiutarmi, al millesmo del vero / non si verria, cantando il santo riso / e quanto il santo aspetto facea mero...
[In ossimoro].
[7] Purg. 23.86: Ond' elli a me: «Sì tosto m'ha condotto / a ber lo dolce assenzo d'i martìri / la Nella mia con suo pianger dirotto.
Che produce frutta zuccherina (sinedd., anche in contesto fig.).
[8] Inf. 15.66: ed è ragion, ché tra li lazzi sorbi / si disconvien fruttare al dolce fico.
[9] Par. 8.93: Fatto m'hai lieto, e così mi fa chiaro, / poi che, parlando, a dubitar m'hai mosso / com' esser può, di dolce seme, amaro».
1.1 [In sinestesia, con rif. alla sfera sensoriale dell'udito:] morbido e soave o armonioso (detto di un suono o di un accordo di suoni).
[1] Purg. 8.14: 'Te lucis ante' sì devotamente / le uscìo di bocca e con sì dolci note, / che fece me a me uscir di mente...
[2] Purg. 29.22: E una melodia dolce correva / per l'aere luminoso...
[3] Purg. 29.36: e 'l dolce suon per canti era già inteso.
[4] Purg. 30.94: ma poi che 'ntesi ne le dolci tempre / lor compartire a me, par che se detto / avesser: 'Donna, perché sì lo stempre?'...
[5] Par. 6.126: Diverse voci fanno dolci note; / così diversi scanni in nostra vita / rendon dolce armonia tra queste rote.
[6] Par. 10.66: Io vidi più folgór vivi e vincenti / far di noi centro e di sé far corona, / più dolci in voce che in vista lucenti...
[7] Par. 14.119: E come giga e arpa, in tempra tesa / di molte corde, fa dolce tintinno...
[8] Par. 16.32: e come a li occhi miei si fé più bella, / così con voce più dolce e soave, / ma non con questa moderna favella, / dissemi...
[9] Par. 21.59: e dì perché si tace in questa rota / la dolce sinfonia di paradiso, / che giù per l'altre suona sì divota».
[10] Par. 25.131: A questa voce l'infiammato giro / si quïetò con esso il dolce mischio / che si facea nel suon del trino spiro...
[11] Purg. 9.141: Io mi rivolsi attento al primo tuono, / e 'Te Deum laudamus' mi parea / udire in voce mista al dolce suono.
[12] Purg. 28.59: e fece i prieghi miei esser contenti, / sì appressando sé, che 'l dolce suono / veniva a me co' suoi intendimenti.
[13] Purg. 32.90: Vedi lei sotto la fronda / nova sedere in su la sua radice. / Vedi la compagnia che la circonda: / li altri dopo 'l grifon sen vanno suso / con più dolce canzone e più profonda».
[14] Purg. 33.2: 'Deus, venerunt gentes', alternando / or tre or quattro dolce salmodia, / le donne incominciaro, e lagrimando...
[15] Par. 6.124: Diverse voci fanno dolci note; / così diversi scanni in nostra vita / rendon dolce armonia tra queste rote.
[16] Par. 10.143: Indi, come orologio che ne chiami / ne l'ora che la sposa di Dio surge / a mattinar lo sposo perché l'ami, / che l'una parte e l'altra tira e urge, / tin tin sonando con sì dolce nota...
[17] Par. 17.44: Da indi, sì come viene ad orecchia / dolce armonia da organo, mi viene / a vista il tempo che ti s'apparecchia.
[18] Par. 26.67: Sì com' io tacqui, un dolcissimo canto / risonò per lo cielo, e la mia donna / dicea con li altri: «Santo, santo, santo!».
[19] Par. 27.3: 'Al Padre, al Figlio, a lo Spirito Santo', / cominciò, 'gloria!', tutto 'l paradiso, / sì che m'inebrïava il dolce canto.
[Detto di uno strumento musicale:] che produce suoni morbidi e soavi o melodie armoniose.
[20] Par. 12.8: canto che tanto vince nostre muse, / nostre serene in quelle dolci tube, / quanto primo splendor quel ch'e' refuse.
[21] Par. 15.4: Benigna volontade in che si liqua / sempre l'amor che drittamente spira, / come cupidità fa ne la iniqua, / silenzio puose a quella dolce lira, / e fece quïetar le sante corde / che la destra del cielo allenta e tira.
Che è di voce e di modi suadenti.
[22] Purg. 19.19: «Io son», cantava, «io son dolce serena, / che ' marinari in mezzo mar dismago; / tanto son di piacere a sentir piena!
1.1.1 Avv. In maniera soave e armoniosa.
[1] Par. 23.97: Qualunque melodia più dolce suona / qua giù e più a sé l'anima tira...
[2] Par. 23.128: Indi rimaser lì nel mio cospetto, / 'Regina celi' cantando sì dolce, / che mai da me non si partì 'l diletto.
1.2 [In sinestesia, con rif. alla sfera sensoriale della vista:] tenue e delicato.
[1] Purg. 1.13: Dolce color d'orïental zaffiro, / che s'accoglieva nel sereno aspetto / del mezzo, puro infino al primo giro...
[Detto della luce solare].
[2] Inf. 10.69: Di sùbito drizzato gridò: «Come? / dicesti "elli ebbe"? non viv' elli ancora? / non fiere li occhi suoi lo dolce lume?».
[3] Purg. 13.16: «O dolce lume a cui fidanza i' entro / per lo novo cammin, tu ne conduci», / dicea, «come condur si vuol quinc' entro.
1.3 Sost. Qualità di ciò che è dolce.
[1] Par. 18.3: Già si godeva solo del suo verbo / quello specchio beato, e io gustava / lo mio, temprando col dolce l'acerbo...
2 Gradito ai sensi (estens.).
[1] Inf. 6.88: Ma quando tu sarai nel dolce mondo, / priegoti ch'a la mente altrui mi rechi: / più non ti dico e più non ti rispondo».
[2] Inf. 7.122: Fitti nel limo dicon: "Tristi fummo / ne l'aere dolce che dal sol s'allegra, / portando dentro accidïoso fummo...
[3] Inf. 10.82: E se tu mai nel dolce mondo regge, / dimmi: perché quel popolo è sì empio / incontr' a' miei in ciascuna sua legge?».
Dolce stagione: la primavera.
[4] Inf. 1.43: sì ch'a bene sperar m'era cagione / di quella fiera a la gaetta pelle / l'ora del tempo e la dolce stagione...
2.1 Di intensità moderata (detto di un vento).
[1] Purg. 28.7: Un' aura dolce, sanza mutamento / avere in sé, mi feria per la fronte / non di più colpo che soave vento...
[2] Par. 12.47: In quella parte ove surge ad aprire / Zefiro dolce le novelle fronde / di che si vede Europa rivestire...
2.1.1 Fare dolce: rendere meno intenso (detto di un sentimento) (fig.).
[1] Purg. 20.96: O Segnor mio, quando sarò io lieto / a veder la vendetta che, nascosa, / fa dolce l'ira tua nel tuo secreto?
3 Gradito allo spirito (fig.).
[1] Purg. 28.96: Per sua difalta qui dimorò poco; / per sua difalta in pianto e in affanno / cambiò onesto riso e dolce gioco.
[2] Par. 3.3: Quel sol che pria d'amor mi scaldò 'l petto, / di bella verità m'avea scoverto, / provando e riprovando, il dolce aspetto...
[3] Par. 3.107: Uomini poi, a mal più ch'a bene usi, / fuor mi rapiron de la dolce chiostra: / Iddio si sa qual poi mia vita fusi.
[4] Par. 13.36: «Quando l'una paglia è trita, / quando la sua semenza è già riposta, / a batter l'altra dolce amor m'invita.
[5] Par. 14.129: Ïo m'innamorava tanto quinci, / che 'nfino a lì non fu alcuna cosa / che mi legasse con sì dolci vinci.
[6] Par. 15.66: Tma perché 'l sacro amore in che io veglio / con perpetüa vista e che m'asseta / di dolce disïar, s'adempia meglio, / la voce tua sicura, balda e lieta / suoni la volontà, suoni 'l disio, / a che la mia risposta è già decreta!».
3.1 Che suscita sentimenti positivi e piacevoli (come amore, tenerezza, nostalgia).
[1] Inf. 5.83: Quali colombe dal disio chiamate / con l'ali alzate e ferme al dolce nido / vegnon per l'aere, dal voler portate...
[2] Inf. 27.26: Se tu pur mo in questo mondo cieco / caduto sè di quella dolce terra / latina ond' io mia colpa tutta reco, / dimmi se Romagnuoli han pace o guerra...
[3] Inf. 28.74: «O tu cui colpa non condanna / e cu' io vidi in su terra latina, / se troppa simiglianza non m'inganna, / rimembriti di Pier da Medicina, / se mai torni a veder lo dolce piano / che da Vercelli a Marcabò dichina.
[4] Purg. 6.80: Quell' anima gentil fu così presta, / sol per lo dolce suon de la sua terra, / di fare al cittadin suo quivi festa...
[5] Purg. 8.3: Era già l'ora che volge il disio / ai navicanti e 'ntenerisce il core / lo dì c'han detto ai dolci amici addio...
[6] Par. 27.84: sì ch'io vedea di là da Gade il varco / folle d'Ulisse, e di qua presso il lito / nel qual si fece Europa dolce carco.
[7] Par. 15.132: A così riposato, a così bello / viver di cittadini, a così fida / cittadinanza, a così dolce ostello, / Maria mi diè, chiamata in alte grida...
[8] Par. 23.2: Come l'augello, intra l'amate fronde, / posato al nido de' suoi dolci nati...
3.2 Che rivela sentimenti di amore o benevolenza.
[1] Inf. 5.113: «Oh lasso, / quanti dolci pensier, quanto disio / menò costoro al doloroso passo!».
[2] Inf. 24.21: ché, come noi venimmo al guasto ponte, / lo duca a me si volse con quel piglio / dolce ch'io vidi prima a piè del monte.
[3] Inf. 5.118: Ma dimmi: al tempo d'i dolci sospiri, / a che e come concedette amore / che conosceste i dubbiosi disiri?».
[4] Purg. 15.89: e una donna, in su l'entrar, con atto / dolce di madre dicer: «Figliuol mio, / perché hai tu così verso noi fatto?
3.2.1 [Come epiteto, anche in funzione di vocativo:] caro, diletto.
[1] Inf. 8.110: Così sen va, e quivi m'abbandona / lo dolce padre, e io rimagno in forse...
[2] Inf. 18.44: e 'l dolce duca meco si ristette...
[3] Purg. 3.66: Guardò allora, e con libero piglio / rispuose: «Andiamo in là, ch'ei vegnon piano; / e tu ferma la spene, dolce figlio».
[4] Purg. 4.44: «O dolce padre, volgiti, e rimira...
[5] Par. 3.23: e nulla vidi, e ritorsili avanti / dritti nel lume de la dolce guida, / che, sorridendo, ardea ne li occhi santi.
[6] Par. 22.100: La dolce donna dietro a lor mi pinse / con un sol cenno su per quella scala...
[7] Inf. 27.3: Già era dritta in su la fiamma e queta / per non dir più, e già da noi sen gia / con la licenza del dolce poeta...
[8] Purg. 4.109: «O dolce segnor mio», diss' io, «adocchia / colui che mostra sé più negligente / che se pigrizia fosse sua serocchia».
[9] Purg. 6.71: ma di nostro paese e de la vita / ci 'nchiese; e 'l dolce duca incominciava...
[10] Purg. 10.47: disse 'l dolce maestro, che m'avea / da quella parte onde 'l cuore ha la gente.
[11] Purg. 12.3: m'andava io con quell' anima carca, / fin che 'l sofferse il dolce pedagogo.
[12] Purg. 15.25: «Che è quel, dolce padre, a che non posso / schermar lo viso tanto che mi vaglia»...
[13] Purg. 15.124: «O dolce padre mio, se tu m'ascolte...
[14] Purg. 17.82: «Dolce mio padre, dì, quale offensione / si purga qui nel giro dove semo?
[15] Purg. 18.13: Però ti prego, dolce padre caro, / che mi dimostri amore, a cui reduci / ogne buono operare e 'l suo contraro».
[16] Purg. 20.19: ce per ventura udi' «Dolce Maria!»...
[17] Purg. 23.13: «O dolce padre, che è quel ch'i' odo?»...
[18] Purg. 23.97: O dolce frate, che vuo' tu ch'io dica?
[19] Purg. 25.17: Non lasciò, per l'andar che fosse ratto, / lo dolce padre mio, ma disse: «Scocca / l'arco del dir, che 'nfino al ferro hai tratto».
[20] Purg. 27.52: Lo dolce padre mio, per confortarmi, / pur di Beatrice ragionando andava...
[21] Purg. 30.50: Ma Virgilio n'avea lasciati scemi / di sé, Virgilio dolcissimo patre...
[22] Par. 23.34: Oh Bëatrice, dolce guida e cara!
Dolce amico: la persona amata.
[23] Purg. 9.3: La concubina di Titone antico / già s'imbiancava al balco d'orïente, / fuor de le braccia del suo dolce amico...
3.3 Sost. Sentimento di profondo diletto.
[1] Par. 33.63: Qual è colüi che sognando vede, / che dopo 'l sogno la passione impressa / rimane, e l'altro a la mente non riede, / cotal son io, ché quasi tutta cessa / mia visïone, e ancor mi distilla / nel core il dolce che nacque da essa.
4 [Con rif. a un discorso:] che tratta di argomenti piacevoli, usando parole e modi gradevoli.
[1] Inf. 13.55: E 'l tronco: «Sì col dolce dir m'adeschi, / ch'i' non posso tacere; e voi non gravi / perch' ïo un poco a ragionar m'inveschi.
[2] Purg. 21.88: Tanto fu dolce mio vocale spirto, / che, tolosano, a sé mi trasse Roma, / dove mertai le tempie ornar di mirto.
[3] Purg. 22.130: Ma tosto ruppe le dolci ragioni / un alber che trovammo in mezza strada, / con pomi a odorar soavi e buoni...
[Con ironia].
[4] Inf. 31.69: «Raphèl maì amècche zabì almi», / cominciò a gridar la fiera bocca, / cui non si convenia più dolci salmi.
4.1 [Con rif. alla poetica e partic. attenzione all'aspetto linguistico:] piano e armonioso.
[1] Purg. 24.57: «O frate, issa vegg' io», diss' elli, «il nodo / che 'l Notaro e Guittone e me ritenne / di qua dal dolce stil novo ch'i' odo!
[2] Purg. 26.99: quand' io odo nomar sé stesso il padre / mio e de li altri miei miglior che mai / rime d'amor usar dolci e leggiadre...
[3] Purg. 26.112: E io a lui: «Li dolci detti vostri, / che, quanto durerà l'uso moderno, / faranno cari ancora i loro incostri».
5 [Con rif. a Dio, alle sue opere e prerogative:] che tutto aggrada, profondendo amore e regolando con armonia.
[1] Purg. 11.6: «O Padre nostro, che ne' cieli stai, / non circunscritto, ma per più amore / ch'ai primi effetti di là su tu hai, / laudato sia 'l tuo nome e 'l tuo valore / da ogne creatura, com' è degno / di render grazie al tuo dolce vapore.
5.1 [Con rif. alla condizione beata:] che appaga pienamente, infondendo letizia.
[1] Par. 4.35: ma tutti fanno bello il primo giro, / e differentemente han dolce vita / per sentir più e men l'etterno spiro.
[2] Par. 8.39: 'Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete'; / e sem sì pien d'amor, che, per piacerti, / non fia men dolce un poco di quïete».
[3] Par. 18.115: O dolce stella, quali e quante gemme / mi dimostraro che nostra giustizia / effetto sia del ciel che tu ingemme!
[4] Par. 19.2: Parea dinanzi a me con l'ali aperte / la bella image che nel dolce frui / liete facevan l'anime conserte...
[5] Par. 20.13: O dolce amor che di riso t'ammanti, / quanto parevi ardente in que' flailli, / ch'avieno spirto sol di pensier santi!
[6] Par. 20.48: ora conosce quanto caro costa / non seguir Cristo, per l'esperïenza / di questa dolce vita e de l'opposta.
[7] Par. 25.93: Dice Isaia che ciascuna vestita / ne la sua terra fia di doppia vesta: / e la sua terra è questa dolce vita...
[8] Par. 20.136: ed ènne dolce così fatto scemo, / perché il ben nostro in questo ben s'affina, / che quel che vole Iddio, e noi volemo».
[9] Par. 32.101: «O santo padre, che per me comporte / l'esser qua giù, lasciando il dolce loco / nel qual tu siedi per etterna sorte, / qual è quell' angel che con tanto gioco / guarda ne li occhi la nostra regina, / innamorato sì che par di foco?».
5.1.1 Che rivela (e provoca) profonda letizia.
[1] Inf. 10.130: «e ora attendi qui», e drizzò 'l dito: / «quando sarai dinanzi al dolce raggio / di quella il cui bell' occhio tutto vede, / da lei saprai di tua vita il vïaggio».
[2] Par. 11.77: La lor concordia e i lor lieti sembianti, / amore e maraviglia e dolce sguardo / facieno esser cagion di pensier santi...
[3] Par. 30.26: ché, come sole in viso che più trema, / così lo rimembrar del dolce riso / la mente mia da me medesmo scema.