Vocabolario Dantesco

Accademia della Crusca - CNR Opera del Vocabolario Italiano

Vocabolario Dantesco

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biscia s.f.
Frequenza:
Commedia 4 (2 Inf., 2 Purg.).
Lista forme e index locorum:
Commedia bisce Inf. 25.20; biscia Inf. 9.77, Purg. 8.98 (:), 14.38.
Corrispondenze: Testi italiani antichi:
Corpus OVI,
DiVo,
LirIO,
Prosa fior. sec. XIII,
Petrarca e Boccaccio.
Vocabolari: TLIO, Crusca in rete, ED.
Nota:Dal lat. tardo bistia (LEI s.v. 5, 1374.9). Nella Commedia, analogamente a quanto si riscontra spesso nei testi delle Origini (cfr. TLIO s.v. biscia 1 e 2), il sost. ricorre con valore generic. di serpente, senza rif. alla natura velenosa o non velenosa del rettile. Il primo signif. è evidente nell'occ. di Inf. 9.77, dove l'arrivo del messo celestiale giunto per aiutare Dante e Virgilio a vincere i diavoli per entrare nella città di Dite è rappresentato con la similitudine del giungere di una nimica (vd. nemicobiscia, che mette in fuga le rane (vd. rana), immagine con cui sono rappresentati qui metaf. i dannati immersi nella palude stigia. Occorre precisare che questa assimilazione dell'angelo al rettile, che solitamente viene accostato al demonio, accoglie qui il simbolismo positivo riconosciuto al serpente nella Bibbia, quale «"serpente buono", il serpente cristologico "antitesi simbolica del serpente-diavolo"» (cfr. Ledda, Il bestiario dell'aldilà, pp. 31 e p. 139). Equivalenza pos. per la biscia anche nella similitudine di Purg. 14.38, dove sta per la vertù (qualificata come nimica) dalla quale gli abitanti della Toscana si tengono alla larga come da un serpente. L'accostamento alla biscia quale animale tentatore e simbolo demoniaco è espresso dalle occ. successive: l'occ. di Inf. 25.20, dove occorre al plur., le mostra sulla groppa (vd.) del centauro Caco ricoperta da un'innumerabile moltitudine di serpi fino al punto in cui inizia l'aspetto umano (vd. labbia), a simboleggiare, perlomeno secondo l’interpretazione di Benvenuto da Imola ad l., «infinitas malitias et astutias eius». Nell'occ. di Purg. 8.98 la biscia rappresenta il demonio tentatore (vd. anche serpente), con un evidente richiamo biblico (Gen. 3, 1-7): sotto le sembianze di un serpente compare il diavolo che astutamente giunge dalla parte della valletta (vd. valle) in cui non c'è protezione (come chiosa anche Benvenuto da Imola ad l.: «tentatio principaliter invadit hominem ab ea parte, qua invenit eum magis immunitum et imparatum, quia scilicet diabolus luxurioso ostendit pulcram foeminam»).
1 [Zool.] Nome generico di serpente (anche non velenoso).
[1] Inf. 9.77: Come le rane innanzi a la nimica / biscia per l'acqua si dileguan tutte, / fin ch'a la terra ciascuna s'abbica, / vid' io più di mille anime distrutte...
[2] Inf. 25.20: Maremma non cred' io che tante n'abbia, / quante bisce elli avea su per la groppa / infin ove comincia nostra labbia.
[3] Purg. 14.38: vertù così per nimica si fuga / da tutti come biscia, o per sventura / del luogo, o per mal uso che li fruga...
[Con rif. al biblico serpente tentatore (fig.)].
[4] Purg. 8.98: Da quella parte onde non ha riparo / la picciola vallea, era una biscia, / forse qual diede ad Eva il cibo amaro.


Autore: Elena Felicani 30.11.2021 (ultima revisione: 28.02.2022).