Vocabolario Dantesco

Accademia della Crusca - CNR Opera del Vocabolario Italiano

Vocabolario Dantesco

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abisso s.m.
Frequenza:
Commedia 8 (4 Inf., 2 Purg., 2 Par.).
Altre opere2 (1 Conv., 1 Rime).
Lista forme e index locorum:
Commedia abisso Inf. 4.8, 4.24, 11.5, 34.100, Purg. 1.46, 6.121 (:), Par. 7.94 (:), 21.94 (:).
Altre opere abissi Conv. 3.15.16; abisso Rime 9.55.
Locuz. e fras.: Profondo abisso 1.
Varianti: Inf. 11.5: poçço Po.
Corrispondenze: Testi italiani antichi:
Corpus OVI,
DiVo,
LirIO,
Prosa fior. sec. XIII,
Petrarca e Boccaccio.
Vocabolari: TLIO, Crusca in rete, ED.
Nota:Dal lat. crist. abyssus (LEI s.v., 1, 216.11), a sua volta dal gr. àbyssos (etimologicamente: 'senza fondo'). Il vocabolo lat. nella Bibbia «da un lato indicò la profondità delle acque, la tehōm biblica [...] dalla cui scissione [...] deriverebbero l'abisso superiore, riserva delle piogge e della rugiada, e l'abisso inferiore che circonda la terra [...]. Dall'altro indicò la profondità della terra, il pozzo senza fondo che l'Antico Testamento chiama bôr [lat. lacus]» e che nel Nuovo Testamento diviene, tramite proprio il lat. abyssus, «metafora ora dell'oltretomba in generale [...], ora del castigo riservato a Satana [...], ora direttamente dell'inferno» (Enciclopedia dell'arte medievale s.v. abisso, e vd. anche Jenni-Westermann, Dizionario Teologico, pp. 926-931, e GLNT, I, coll. 27-29). Nel Medioevo lat., tali signif. si accompagnano ad altre accezioni da essi derivati, e tutto ciò si riflette direttamente sullo spettro semantico delle occ. del vocabolo in volg., comprese quelle dantesche (cfr. per es. Rabano Mauro, De rerum naturis, XI, VI; cfr. anche TLL s.v. abyssus § I). Il poeta, infatti, con abisso, fuori dalla Commedia, indica la profondità delle acque primordiali (Conv. 3.15.16, in trad. di Prv., 8, 27-30) e 'ciascuna delle profonde cavità sotterranee della Terra o il loro insieme (con le acque e i vapori ivi contenuti)' (Rime 9.55; cfr. Ps., 70, 20 e, per un approfondimento, Barbi-Pernicone, Rime, pp. 551-552; Giunta, Rime, p. 473; Questio 23.83). In correlazione con questo signif., nella Commediaabisso indica precisamente l'Inferno, come già accade per abyssus a partire dal Nuovo Testamento (§ 1, vd. inferno e valle). Inoltre nel Purg. (6.121) e nel Par. (7.94 e 21.94), abisso ricorre in uso fig. (§ 2) e con rif. all'operare di Dio, cosa che, anche se solo in similitudine, avviene già nella Bibbia (Ps., 35, 7: «iudicia tua [[sicut]] abyssus multa»), e da lì nella trad. cristiana mediolatina (cfr. TLL s.v. abyssus § II). Per il signif. 2, sono utili le osservazioni dei commenti moderni (soprattutto, Mattalia e Chiavacci Leonardi), che sottolineano come i vv. in cui abisso è inserito insistono sull'incolmabile distanza tra l'operare divino e la possibilità che le creature di Dio hanno di comprenderlo o intuirlo («scisso» di Purg. 6.123 e Par. 21.96). Essi, infatti, sono caratterizzati dal ricorrere di verbi che indicano azioni o movimenti penetranti (Par. 7.94: «Ficca l'occhio per entro l'abisso»; Par. 21.94: «sì s'innoltra ne lo abisso»), e, in sintesi, descrivono il misterioso volere divino, il cui motivo, come si dice proprio in Par. 7, rimane «occulto» (v. 56) o «sepulto» (v. 58). In base a questi elementi, tale uso di abisso potrebbe correlarsi con alcuni usi di mare (vd.) e di pelago (vd.), talora impiegati per rappresentare la vastità e l'insondabilità di Dio, forse proprio a partire dalle accezioni di abyssus che si riferiscono sia all'elemento dell'acqua sia all'idea di una profondità senza limite.
Locuz. e fras. Il profondo abisso di Inf. 11.5, dato il contesto, sembrerebbe indicare specificamente i cerchi infernali posti sotto il livello della città di Dite, chiamati a Inf. 11.69 baratro (vd.) e facenti parte, assieme al sesto cerchio, di quello che Dante chiama «basso inferno» (vd. inferno). L'espressione tornerebbe una seconda volta, se a Inf. 3.41 si ammettesse a testo la var. abisso (Co, Mart, Triv e Marc. Zan. 80, accolta da Lanza) al posto di inferno (vd.); in tal caso, però, la cooccorrenza non potrebbe avere la medesima specializzazione riscontrabile a Inf. 11.5.
Varianti. Inf. 11.5, abisso trova la var. poçço (in Po), che potrebbe essersi originata per ripetizione grafico-fonetica del precedente puzzo (vd.). Per la semantica della var., vd. pozzo.
1 Lo stesso che inferno.
[1] Inf. 4.8: Vero è che 'n su la proda mi trovai / de la valle d'abisso dolorosa / che 'ntrono accoglie d'infiniti guai. / Oscura e profonda era e nebulosa / tanto che, per ficcar lo viso a fondo, / io non vi discernea alcuna cosa.
[2] Inf. 4.24: Così si mise e così mi fé intrare / nel primo cerchio che l'abisso cigne.
[3] Inf. 34.100: «Prima ch'io de l'abisso mi divella, / maestro mio», diss' io quando fui dritto, / «a trarmi d'erro un poco mi favella: / ov' è la ghiaccia? e questi com' è fitto / sì sottosopra? e come, in sì poc' ora, / da sera a mane ha fatto il sol tragitto?»
[4] Purg. 1.46: Chi v'ha guidati, o che vi fu lucerna, / uscendo fuor de la profonda notte / che sempre nera fa la valle inferna? / Son le leggi d'abisso così rotte?
Profondo abisso: i cerchi infernali posti al di sotto del livello della città di Dite.
[5] Inf. 11.5: In su l'estremità d'un' alta ripa / che facevan gran pietre rotte in cerchio, / venimmo sopra più crudele stipa; / e quivi, per l'orribile soperchio / del puzzo che 'l profondo abisso gitta, / ci raccostammo, in dietro, ad un coperchio / d'un grand' avello... ||  Var.: poçço Po.
2 [Detto delle decisioni e dei propositi di Dio:] ciò che, per la sua infinita profondità, non può essere pienamente compreso (dall'intelligenza umana o creata), ma al più solo intuìto (fig.).
[1] Purg. 6.121: O è preparazion che ne l'abisso / del tuo consiglio fai per alcun bene / in tutto de l'accorger nostro scisso?
[2] Par. 7.94: Ficca mo l'occhio per entro l'abisso / de l'etterno consiglio, quanto puoi / al mio parlar distrettamente fisso.
[3] Par. 21.94: Ma quell' alma nel ciel che più si schiara, / quel serafin che 'n Dio più l'occhio ha fisso, / a la dimanda tua non satisfara, / però che sì s'innoltra ne lo abisso / de l'etterno statuto quel che chiedi, / che da ogne creata vista è scisso.


Autore: Cristiano Lorenzi Biondi 28.11.2019 (ultima revisione: 27.02.2020).