Vocabolario Dantesco
puzzo s.m.
Commedia 6 (3 Inf., 1 Purg., 2 Par.).
Commedia puzzo Inf. 9.31, 11.5, 29.50, Purg. 19.33, Par. 16.55 (:), 20.125.
Inf. 29.50: puçça Urb, puzza Sanguineti.
Dal lat. volg. *putium (DELI 2 s.v. puzzo), il sost. è att. in it. antico a partire da Bono Giamboni, Orosio, 1292 (cfr. TLIO s.v. puzzo). Nella Commedia, puzzo ricorre nella prima cantica a indicare propr. l'esalazione sgradevole all'olfatto che proviene da alcuni luoghi infernali: dalla palude Stigia (§ 1 [1]), dal settimo Cerchio, dove sono puniti i violenti [2], dalla decima bolgia, occupata dai falsari di metalli, in accostamento al fetore dei corpi in putrefazione [3]. Nel contesto fig. di Par. 16.55, il vocabolo «"comico", che porta con sé rima unica nel poema» (Inglese, ad l.), ha connotazione moralmente neg.: il cattivo odore che emana il villano (vd.) inurbato rappresenta efficacemente la sua condotta illecita nella gestione degli affari pubblici di Firenze, «cioè lo fastidio, la superbia e lo male costume» (Francesco da Butiad l.). Con allusione al peccato, puzzo ricorre in senso metaf., secondo un motivo di trad. scritturale comune alla predicazione mediev. In partic. in Purg. 19.33 il fetore emanato dal ventre della sirena è la manifestazione esteriore della vera natura del vizio, il «fetore vizioso» chiosa Iacomo della Lana (ad l.), che provoca un senso di repulsione in Dante. A tale proposito, Bellomo-Carrai, Nota conclusiva, p. 326, richiamano «l'elemento repellente della "foetida Aethiopissa" grazie al quale Dio preserva dal peccare il monaco di un episodio delle Vitae Patrum V i 23» (per cui si rimanda a Toffanin, La 'foetida aethiopissa', pp. 147-149). L'associazione metaf. tra puzzo e condizione peccaminosa torna in Par. 20.125, dove l'espressione puzzo del paganesmo si riferisce all'odore nauseante scaturito dalla pratica corrotta del culto pagano. Come spiega Francesco da Buti, ad l.: «accostandosi uno cristiano ad uno infidele, sente da quello procedere uno grande puzzo di lezo che non si sente dal cristiano: imperò che la carne sua è mondata per la passione di Cristo, e quella del pagano è infetta».

Varianti.  In Inf. 29.50 Urb reca la forma al femm. puçça (accolta da Sanguineti), che con lo stesso signif. offre una doc. in volg. più ampia e cronologicamente più antica, già dalla prima metà del Duecento (cfr. VD e TLIO s.v. puzza, § 1.1).
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 21.07.2022.
Data ultima revisione: 02.11.2022.
1 [Rif. ai luoghi infernali:] esalazione sgradevole all'olfatto.
[1] Inf. 9.31: Questa palude che 'l gran puzzo spira / cigne dintorno la città dolente, / u' non potemo intrare omai sanz' ira». 
[2] Inf. 11.5: In su l'estremità d'un' alta ripa / che facevan gran pietre rotte in cerchio, / venimmo sopra più crudele stipa; / e quivi, per l'orribile soperchio / del puzzo che 'l profondo abisso gitta, / ci raccostammo, in dietro, ad un coperchio / d'un grand' avello...
[3] Inf. 29.50: Qual dolor fora, se de li spedali / di Valdichiana tra 'l luglio e 'l settembre / e di Maremma e di Sardigna i mali / fossero in una fossa tutti 'nsembre, / tal era quivi, e tal puzzo n'usciva / qual suol venir de le marcite membre. ||  Var.: puçça Urb, puzza Sanguineti.
1.1 Cattivo odore (di una persona) (in contesto fig.).
[1] Par. 16.55: Oh quanto fora meglio esser vicine / quelle genti ch'io dico, e al Galluzzo / e a Trespiano aver vostro confine, / che averle dentro e sostener lo puzzo / del villan d'Aguglion, di quel da Signa, / che già per barattare ha l'occhio aguzzo! 
1.2 Odore ripugnante scaturito da una condizione peccaminosa (metaf.).
[1] Purg. 19.33: L'altra prendea, e dinanzi l'apria / fendendo i drappi, e mostravami 'l ventre; / quel mi svegliò col puzzo che n'uscia. 
[2] Par. 20.125: Dio li aperse / l'occhio a la nostra redenzion futura; / ond' ei credette in quella, e non sofferse / da indi il puzzo più del paganesmo; / e riprendiene le genti perverse.