Dal lat. volg. *
putium (DELI 2 s.v.
puzzo), il sost. è att. in it. antico a partire da
Bono Giamboni, Orosio, 1292 (cfr. TLIO s.v.
puzzo). Nella
Commedia,
puzzo ricorre nella prima cantica a indicare propr. l'esalazione sgradevole all'olfatto che proviene da alcuni luoghi infernali: dalla palude Stigia (§
1 [1]), dal settimo Cerchio, dove sono puniti i violenti [2], dalla decima bolgia, occupata dai falsari di metalli, in accostamento al fetore dei corpi in putrefazione [3]. Nel contesto fig. di
Par. 16.55, il vocabolo «"comico", che porta con sé rima unica nel poema» (Inglese,
ad l.), ha connotazione moralmente neg.: il cattivo odore che emana il
villano (vd.) inurbato rappresenta efficacemente la sua condotta illecita nella gestione degli affari pubblici di Firenze, «cioè lo fastidio, la superbia e lo male costume» (
Francesco da Buti,
ad l.). Con allusione al peccato,
puzzo ricorre in senso metaf., secondo un motivo di trad. scritturale comune alla predicazione mediev. In partic. in
Purg. 19.33 il fetore emanato dal ventre della sirena è la manifestazione esteriore della vera natura del vizio, il «fetore vizioso» chiosa
Iacomo della Lana (
ad l.), che provoca un senso di repulsione in Dante. A tale proposito, Bellomo-Carrai,
Nota conclusiva, p. 326, richiamano «l'elemento repellente della "foetida Aethiopissa" grazie al quale Dio preserva dal peccare il monaco di un episodio delle
Vitae Patrum V i 23» (per cui si rimanda a Toffanin,
La 'foetida aethiopissa', pp. 147-149). L'associazione metaf. tra
puzzo e condizione peccaminosa torna in
Par. 20.125, dove l'espressione
puzzo del paganesmo si riferisce all'odore nauseante scaturito dalla pratica corrotta del culto pagano. Come spiega
Francesco da Buti,
ad l.: «accostandosi uno cristiano ad uno infidele, sente da quello procedere uno grande puzzo di lezo che non si sente dal cristiano: imperò che la carne sua è mondata per la passione di Cristo, e quella del pagano è infetta».
. 29.50 Urb reca la forma al femm.
(accolta da Sanguineti), che con lo stesso signif. offre una doc. in volg. più ampia e cronologicamente più antica, già dalla prima metà del Duecento (cfr. VD e TLIO s.v.
, § 1.1).