Dal lat. tardo
calcaneus (DELI 2 s.v.
calcagno)
, il sost. è att. già in un testo di area mil. del XIII sec. (cfr. TLIO s.v.
calcagno) e ricorre tre volte nella
Commedia (vd. anche
berza, d'identico signif.). Nella prima occ. (
Inf. 19.30)
calcagni m.pl. indica il 'tallone': la fiamma arde dai talloni alla punta delle dita senza incendiare i piedi dei simoniaci.
Calcagne f.pl. è usato in due espressioni fraseologiche:
dare delle calcagne (
Purg. 12.21) ha il signif. di 'stimolare' per mezzo dei talloni (
de introduce il compl. di mezzo): come il cavaliere sprona con i talloni i fianchi del cavallo per scuoterlo, così è scosso e punto nel cuore colui che, dotato di «
pietas, cioè di rispetto e attenzione per i propri defunti» (Bellomo-Carrai,
ad l.), guarda gli esempi scolpiti sulle lapidi delle
tombe terragne (vd.
terragno e rel.
Nota; cfr. Chiavacci Leonardi,
ad l.) e prega per loro (lo stesso signif. in Boiardo,
menare le calcagne, cfr. Inglese,
ad l.).
Battere a terra le calcagne (
Purg. 19.61) è usata in contesto fig.: Virgilio, richiamando una frase evangelica (
Matth. 10,14 «executite pulverem de pedibus vestris»), invita Dante a non «soffermarsi troppo a considerare l’antica strega [la cupidigia], anche se vinta, ma procedere avanti, volgendo lo sguardo in alto, alle realtà celesti» (Chiavacci Leonardi,
ad l.).
Autore: Elena Felicani.
Data redazione: 07.04.2021.
Data ultima revisione: 22.07.2021.