Dal lat.
vinea (DELI 2 s.v.), il lemma ha la sua prima att. volg. in
Ritmo cass. ed è ampiamente presente nei testi del Duecento, dove indica gen. l'appezzamento di terreno coltivato a vite. Dante lo impiega in senso propr. a
Inf. 29.131, in un passo in cui l'alchimista Capocchio, punito tra i falsificatori di metalli, introduce un
excursus sulla vanità dei senesi. Capocchio ricorda alcuni membri della cosiddetta 'brigata spendereccia', una compagnia di giovani scialacquatori di cui avrebbe fatto parte il ricchissimo Caccia d'Asciano il quale, come affermano gli antichi esegeti, dissipò in breve tempo i vigneti e gli altri poderi che possedeva (vd.
Francesco da Buti, Inf.,
ad l.: «questo Caccia avea una grande e bella vigna ad Asciano in quel di Siena»; cfr. anche
fonda). Nelle altre due occ. il vocabolo è invece impiegato in senso metaf. e il suo signif. si richiama alla nota simbologia cristiana che identificava nella
vigna la Chiesa. In tale accezione esso occorre nell'aspra invettiva contro Giovanni XXII di
Par. 18, in cui la condotta del Papa viene contrapposta agli esempi positivi di San Pietro e San Paolo, che immolarono la loro vita per quella «vigna», ovvero per la Chiesa, che ora viene inquinata dalla simonia. Il lemma compare anche a
Par. 12 con lo stesso signif. metaf., all'interno di un'altra invettiva antipapale: nella lunga
transumptio San Bonaventura depreca infatti l'operato del
vignaio (vd.), ovvero del Papa, il quale avrebbe trascurato la cura della
vigna, che per estens. indica l'insieme dei fedeli (cfr. Pietro Alighieri [red III],
ad l.: «vineam, idest Ecclesiam in quantum pro collectione fidelium tollatur»). L'atteggiamento del pontefice è richiamato in opp. a quello di San Domenico, vero protagonista del canto, che si mise a
circuire (vd.) il terreno, cioè a percorrerlo in lungo e in largo per ricondurre i cristiani verso la parola di Dio.
Autore: Sara Ferrilli.
Data redazione: 05.09.2024.
Data ultima revisione: 19.12.2024.