Dal lat.
vinearius (DEI s.v.
vignaiuolo 1), con regolare esito tosc. -
aio del suff. lat.
-arius (cfr. Rohlfs, § 1072), il termine ha la sua prima att. in
Doc. sen., 1235, dove indica 'colui che lavora un terreno in cui si coltivano le viti'. Dante impiega il vocabolo unicamente a
Par. 12, un canto fortemente connotato da simbolismo agricolo, in cui San Bonaventura loda la figura di San Domenico, contrapponendo le sue virtù alla decadenza morale della Chiesa. Qui, riprendendo una nota metaf. dell'Antico Testamento (vd.
Is. 5, 1-7;
Ier. 2, 20-21;
Ez. 17, 6-10 e 19, 10-14;
Ps. 80), la
vigna (vd.) rappresenta la Chiesa, mentre il
vignaio è il pontefice, ovvero colui che avrebbe il compito di curare il terreno e che invece lo trascura, a differenza di San Domenico, impegnato nel percorrere la vigna in lungo e in largo per evangelizzare e ricondurre i cristiani verso la fede (vd.
circuire). I commentatori antichi gen. intendono bene la metaf. presente in questi versi: si segnala però la lettura erronea di
Iacomo della Lana, Par. (Rb),
ad l., in cui
vignale, termine già att. per indicare l'appezzamento di terreno in cui vengono piantate le viti, viene glossato con «ortolano» (vd. TLIO s.v.
vignale), e quella di
Francesco da Buti, Par.,
ad l., che, pur riconoscendo l'impianto metaf. del passo, interpreta
vignaio come «terreno in che è piantata la vigna» e conferisce così al vocabolo un signif. affine a
vigna, forse a causa di una reminiscenza di un noto passo evangelico, ovvero la parabola degli operai della vigna (
Mt. 20, 1-16). Per quanto riguarda gli aspetti formali, va considerata una var. grafica la forma
vigiaio di Ham, riportata nell'ed. Petrocchi, originatasi prob. per errata trascrizione del suono palatale -
gn-.
Autore: Sara Ferrilli.
Data redazione: 13.09.2024.
Data ultima revisione: 19.12.2024.