Vocabolario Dantesco
omero s.m.
Commedia 6 (2 Inf., 3 Purg., 1 Par.).
Commedia omeri Inf. 17.42; omero Inf. 21.34, Purg. 4.120, 16.9, 26.4, Par. 23.65.
Dall'omero sinistro 3, offrire l'omero 2.
Purg. 26.4: omore Po.
Vocabolari: Crusca in rete, ED.
Latinismo da humerus (DELI 2 s.v. omero). Il termine è att. nella Commedia col signif. principale di 'spalla' ed è semanticamente legato al verbo caricare (vd.), ovvero all'idea di sostenere un peso: così a Inf. 17.42, ove le spalle demoniache di Gerione sono sufficientemente «forti» per sostenere il trasporto di Dante e Virgilio, o, a Inf. 21.34, allorché un demonio carica sulle proprie spalle l'«anzian di Santa Zita». Ancora con rif. al concetto di carico, a Par. 23.65, il vocabolo si unisce all'agg. mortale (vd.), formando un'espressione fig. con cui Dante allude alle proprie capacità umane chiamate a sostenere la complessa materia del poema: tale metafora trova una significativa corrispondenza in De Vulg. 2.4.4 («Ante omnia ergo dicimus unumquenque debere materie pondus propriis humeris coequare, ne forte humerorum nimio gravata virtute, in cenum cespitare necesse sit») e richiama il comune ipotesto oraziano desunto dall'Ars Poetica (Tavoni, De Vulgari eloquentia, ad l.). L'att. di Purg. 26.4 varrà invece più prob. 'braccio' e, per sinedd., il lato del corpo di Dante illuminato dai raggi del Sole, con spec. rif. all'angolazione della luce solare, così come nella locuz. avv. di Purg. 4.120 (per la quale cfr. infra).
Locuz. e fras. Nel suo signif. di 'braccio' (cfr. supra), il sost. risulta att. a Purg. 16.9 nell'espressione offrire l'omero 'porgere il braccio'. Con accezione maggiormente estens., il sost. è utilizzato anche nella locuz. avv. di Purg. 4.120, con la quale Belacqua rivolge a Dante una sagace questione relativa al moto solare che, nell'emisfero del Purgatorio, colpisce il poeta dall'omero sinistro, ovvero 'da sinistra': essa sarà esemplata sul modello di altre locuz. avv. analoghe (ad es. «da man sinistra» e simili: cfr. Niccoli in ED s.v. sinistro).
Varianti.  La var. di Purg. 16.9, tràdita da Po, modifica un intero emistichio («e l'omore mi terse») e ricorre qui con un signif. altrimenti non att.: vd. omore.
Autore: Matteo Cambi.
Data redazione: 28.09.2023.
Data ultima revisione: 22.12.2023.
1 [Anat.] Parte in cui il braccio si unisce al torace, lo stesso che spalla.
[1] Inf. 21.34: L'omero suo, ch'era aguto e superbo, / carcava un peccator con ambo l'anche, / e quei tenea de' piè ghermito 'l nerbo.
[2] Inf. 17.42: Li tuoi ragionamenti sian là corti; / mentre che torni, parlerò con questa, / che ne conceda i suoi omeri forti». 
1.1 [In quanto parte del corpo che sorregge un peso:] capacità di assumersi un compito e di portarlo a termine (fig.).
[1] Par. 23.65: Ma chi pensasse il ponderoso tema / e l'omero mortal che se ne carca, / nol biasmerebbe se sott' esso trema...
2 [Anat.] Arto superiore del corpo umano, lo stesso che braccio (estens.). Offrire l'omero: porgere il braccio (per sostenere o guidare qno).
[1] Purg. 16.9: come quel fummo ch'ivi ci coperse, / né a sentir di così aspro pelo, / che l'occhio stare aperto non sofferse; / onde la scorta mia saputa e fida / mi s' accostò e l'omero m'offerse. ||  Var.: omore mi terse Po.
2.1 Lato o parte del corpo (sinedd.).
[1] Purg. 26.4: feriami il sole in su l'omero destro, / che già, raggiando, tutto l'occidente / mutava in bianco aspetto di cilestro...
3 Estens. [Con rif. all'angolazione dei raggi solari:] dall'omero sinistro: da sinistra.
[1] Purg. 4.120: e poscia / ch'a lui fu' giunto, alzò la testa a pena, / dicendo: «Hai ben veduto come 'l sole / da l'omero sinistro il carro mena?».