Vocabolario Dantesco
balestro s.m.
Commedia 2 (1 Inf., 1 Purg.).
Altre opere1 (1 Detto).
Commedia balestro Inf. 31.83 (:), Purg. 31.16.
Altre opere balestro Detto 370 (:).
Al trar(re) d'un balestro 1.1.
Forma masch. di balestra, che deriva dal lat. tardo ballistra, a sua volta dal lat. classico ballista 'macchina da guerra per lanciare frecce ed altri proiettili', di origine gr. (LEI s.v. bal(l)ista/ballistra, 4, 857.14; per il masch. 4, 861-862.47), su cui si forma anche il verbo balestrare (vd.). Nocentini s.v. balestra riconduce la voce all'esito diretto del lat. ballista, con inserimento di -r- per allineamento con le parole terminanti in -èstra. Nella forma del lat. classico il vocabolo è chiosato dai principali lessici mediev. come «genus tormenti» e «fundibalus» (cfr. Cecchini, Uguccione, B 11, 2-3; Isidoro, Etimol., XVIII.10.2): per Uguccione da Pisa sarebbe «compositum a balin et hasta» e «a balin hec balea -lee, idest funda vel instrumentum quod vulgus vocat balestrum». Nei testi volg. il termine è att. al masch. dall'inizio del sec. XIII in Uguccione da Lodi, Libro (balesti), e in autori dei decenni immediatamente successivi; più tarda è la prima att. del femm. balestra, in un Doc. prat. del 1275 (per tutto cfr. TLIO s.v. balestra; ma dagli ess. ivi cit. si espunga quello di Giacomino Pugliese: la più recente ed. del testo reca balestrier, non balestri, cfr. PSs II, p. 587, v. 78)). Nel poema (come nel Detto 370) Dante impiega sempre il sost. masch. col senso propr. di 'arma da getto'. A Purg. 31.16 esso ricorre nell'ambito di un efficace paragone balistico in grado di definire il carico emotivo del poeta, associato allo spezzarsi della balestra per l'eccessiva tensione della corda e dell'arco allo scocco della freccia, con conseguente riduzione dell'impeto dell'asta (vd.) diretta al suo bersaglio.
Locuz. e fras. Inf. 31.83 la locuz. avv. al trar d'un balestro è usata per la prima volta nel poema come unità di misura approssimata col valore di balestrata 'alla distanza coperta da un tiro di balestra' («cioè di lungi una balistrata», Francesco da Buti), e viene successivamente ripresa da autori tosc. in locuz. simili a quella dantesca (cfr. TLIO s.v., 1.1; ma vd. anche a un tratto di balestro in Niccolò da Poggibonsi e un trato di balestro in Tristano ven. e San Bredano tosc., cfr. Corpus OVI). La sua circolazione si arresta al Cinquecento con Guicciardini nella forma a un tiro di balestro (cfr. LEI s.v. 4, 862.32-35; GDLI s.v. balestro), locuz. ancora oggi in uso (col sost. femm. balestra) per indicare una breve distanza (cfr. GRADIT s.v. balestra).
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 21.12.2023.
Data ultima revisione: 25.03.2024.
1 [Armi] Arma composta da un arco fissato a un fusto e da una corda che si tende per scagliare frecce e altri proiettili.
[1] Purg. 31.16: Come balestro frange, quando scocca / da troppa tesa, la sua corda e l'arco, / e con men foga l'asta il segno tocca, / sì scoppia' io sottesso grave carco, / fuori sgorgando lagrime e sospiri, / e la voce allentò per lo suo varco. 
1.1 Locuz. Al trar(re) d'un balestro: alla distanza di un tiro di balestra.
[1] Inf. 31.83: Facemmo adunque più lungo vïaggio, / vòlti a sinistra; e al trar d'un balestro / trovammo l'altro assai più fero e maggio.