Denominale da
balestra (vd.
balestro), doc. in volg. dalla fine del sec. XIII (cfr. TLIO s.v.
balestrare). Il verbo è att. già in lat. mediev. nelle forme
ballistare (secc. XI-XIII; cfr. DMLBS s.v.
ballistare; MLW s.v.
ballisto, -are),
balistare e
balistrare (1282; cfr. Du Cange s.v.
balista, ballista, balestrum) ed è spiegato da Uguccione: «a balin balestrum, unde balestro -as, idest cum balestro aliquid proicere vel percutere» (Cecchini,
Uguccione, B 11, 6). Nel poema Dante impiega
balestrare sempre in rima e con valori fig., doc. anche nel pressoché coevo
Anonimo Genovese («perzò che l'ojo è fenestra / donde esto peccao balestra», cfr. TLIO, s.v.,
1.2). A
Inf. 13.98 l'espressione
fortuna la balestra ricorre entro la spiegazione di Pier della Vigna sul mutamento dell'anima dei suicidi in pianta, a indicare l'atto con cui il caso scaraventa l'anima in un punto qualsiasi della selva, come chiosa
Boccaccio, Esposizioni,
ad l.: «la gitta o fa cadere». Malato,
ad l., sottolinea la traiettoria verso il basso del lancio con 'far precipitare', spiegando che «[[
scil. il peccatore]] va a cadere come un dardo lanciato da una balestra». Pagliaro (
Ulisse, pp. 637-638, cit. in
ED s.v.) coglie «la violenza dello scagliare e la casualità del punto in cui l'anima verrà a fermarsi, integrando così la nozione già espressa dal soggetto, cioè la fortuna, il caso». La stessa espressione è riproposta nella forma passiva da
Boccaccio, Decameron («era stato balestrato dalla fortuna», cfr.
TLIO s.v.,
1.2). L'azione di gettare fuori è ripresa in locuz. a
Purg. 25.112, ma con specif. rif. alla cortina di fuoco che la parete rocciosa della settima cornice
proietta con forza verso il margine esterno (cfr. Chiavacci Leonardi,
ad l.; Benvenuto da Imola: «idest emittit»). Nelle altre opere il verbo ricorre con usi peculiari e diversificati; in
Fiore 166.9
balestrando (cogli occhi) con il senso trasl. 'colpire (con gli occhi)'; in
Rime 104.11 nella fras.
(consiglio) balestra col signif. ‘saettare, ossia usare come arma (un consiglio)' (De Robertis,
Rime, ed. comm.,
ad l.); in
Detto 369
(s’i’) balestro ‘tirare di balestra’, in contesto fig., rif. a una balestra che non sia d’Amore.