Vocabolario Dantesco
balestrare v.
Commedia 2 (1 Inf., 1 Purg.).
Altre opere1 (1 Rime).
2 (1 Fiore, 1 Detto).
Commedia balestra Inf. 13.98 (:), Purg. 25.112 (:).
Altre opere balestra Rime 104.11 (:).
balestrando Fiore 166.9 (:); balestro Detto 369 (:).
Balestrare in fuori 1.1.
Denominale da balestra (vd. balestro), doc. in volg. dalla fine del sec. XIII (cfr. TLIO s.v. balestrare). Il verbo è att. già in lat. mediev. nelle forme ballistare (secc. XI-XIII; cfr. DMLBS s.v. ballistare; MLW s.v. ballisto, -are), balistare e balistrare (1282; cfr. Du Cange s.v. balista, ballista, balestrum) ed è spiegato da Uguccione: «a balin balestrum, unde balestro -as, idest cum balestro aliquid proicere vel percutere» (Cecchini, Uguccione, B 11, 6). Nel poema Dante impiega balestrare sempre in rima e con valori fig., doc. anche nel pressoché coevo Anonimo Genovese («perzò che l'ojo è fenestra / donde esto peccao balestra», cfr. TLIO, s.v., 1.2). A Inf. 13.98 l'espressione fortuna la balestra ricorre entro la spiegazione di Pier della Vigna sul mutamento dell'anima dei suicidi in pianta, a indicare l'atto con cui il caso scaraventa l'anima in un punto qualsiasi della selva, come chiosa Boccaccio, Esposizioni, ad l.: «la gitta o fa cadere». Malato, ad l., sottolinea la traiettoria verso il basso del lancio con 'far precipitare', spiegando che «[[scil. il peccatore]] va a cadere come un dardo lanciato da una balestra». Pagliaro (Ulisse, pp. 637-638, cit. in ED s.v.) coglie «la violenza dello scagliare e la casualità del punto in cui l'anima verrà a fermarsi, integrando così la nozione già espressa dal soggetto, cioè la fortuna, il caso». La stessa espressione è riproposta nella forma passiva da Boccaccio, Decameron («era stato balestrato dalla fortuna», cfr. TLIO s.v., 1.2). L'azione di gettare fuori è ripresa in locuz. a Purg. 25.112, ma con specif. rif. alla cortina di fuoco che la parete rocciosa della settima cornice proietta con forza verso il margine esterno (cfr. Chiavacci Leonardi, ad l.; Benvenuto da Imola: «idest emittit»). Nelle altre opere il verbo ricorre con usi peculiari e diversificati; in Fiore 166.9 balestrando (cogli occhi) con il senso trasl. 'colpire (con gli occhi)'; in Rime 104.11 nella fras. (consiglio) balestra col signif. ‘saettare, ossia usare come arma (un consiglio)' (De Robertis, Rime, ed. comm., ad l.); in Detto 369 (s’i’) balestro ‘tirare di balestra’, in contesto fig., rif. a una balestra che non sia d’Amore.
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 21.12.2023.
Data ultima revisione: 25.03.2024.
1 Scaraventare qsa lontano da sé (fig.). ||  Propr. Scagliare con la balestra.
[1] Inf. 13.98: Quando si parte l'anima feroce / dal corpo ond' ella stessa s'è disvelta, / Minòs la manda a la settima foce. / Cade in la selva, e non l'è parte scelta; / ma là dove fortuna la balestra, / quivi germoglia come gran di spelta. 
1.1 Locuz. Balestrare in fuori: mandare fuori; proiettare (rif. alla fiamma, fig.).
[1] Purg. 25.112: Quivi la ripa fiamma in fuor balestra, / e la cornice spira fiato in suso / che la reflette e via da lei sequestra; / ond' ir ne convenia dal lato schiuso / ad uno ad uno...