Commedia |
serafico Par. 11.37. |
Prima att. Deriva dal
lat. seraphicus, a sua volta da
saraph, riconducibile alla radice
ebr. śārāf: vd.
serafo. L’agg. è rif. all’ardore di carità di san Francesco, paragonato a un
serafino (vd.); analogamente, nei versi successivi, la luce della sapienza di san Domenico risplende come quella di un cherubino (vd.
cherubico). Per le qualità dei due ordini angelici cfr. almeno Tommaso,
S. Th., I, q. 63, a. 7: «Cherubim denominatur a scientia [[…]] Seraphim vero denominatur ab ardore caritatis» e già i commentatori a
Par. 11.37 (per es.
Francesco da Buti «tutto fu serafico; cioè ardente in carità d'Iddio e del prossimo come li serafini [[...]] ai quali è attribuita la carità d'Iddio e del prossimo»). Per la combinazione fra i due sommi cori angelici e i due santi vd. la nota a
cherubico.
Autore: Fiammetta Papi.
Data redazione: 22.03.2017.
Data ultima revisione: 21.12.2018.