Inf. 28.6: senno Pa.
Dal lat. sinus (Nocentini s.v. seno), che indicava propr. sia la piega della veste sul petto sia un'insenatura costiera, con un'ampia serie di signif. estens. e fig. (cfr. Lewis-Short s.v. sinus). In volg. il termine è att. per la prima volta in Giacomo da Lentini ed è diffuso prevalentemente nei testi letterari, con i signif. principali di 'incavo tra le mammelle (rif. in partic. al petto femm.)' e di 'spazio compreso tra il petto e l'indumento che lo copre (usato per riporvi qsa)' (cfr. TLIO s.v. seno). Sono prime att. dantesche numerose accezioni estens. e fig., che nella maggior parte dei casi derivano dai signif. secondari della voce lat. Nella Commedia, infatti, il sost. ricorre nove volte, ma mai in senso propr. (con rif. alla parte del corpo è invece att. nel Fiore). Il signif. fig. più vicino al valore lett. è quello che considera il 'petto' come 'sede dell'interiorità di una persona', nell'occ. a Purg. 22.22, dove il termine si riferisce all'animo di Stazio (del quale è messa in risalto la saggezza, con un gioco di parole tra seno e senno al v. seguente). Per estens., a Inf. 18.63, seno indica 'l'insieme dei sentimenti e delle inclinazioni' insiti nell'animo di una persona (nella fattispecie dei bolognesi) e, dunque, la sua 'indole' (avida di denaro). Come osserva Tommaseo, ad l., l'immagine del seno con rif. all'avarizia evoca metaf. «un vuoto voraginoso che inghiotte», da confrontare con il passo di Iuv, I, 87-88: «quando maior avaritiae patuit sinus». Al concetto di interiorità si lega l'uso di seno nel senso di 'spazio interno (a qsa)', come il centro delle fiamme che purificano i lussuriosi (a Purg. 25.121) o che racchiudono le anime dei beati (a Par. 25.79). Può trattarsi, inoltre, della parte interna di un territorio (valore già att. in Bono Giamboni, Orosio): nell'invettiva dantesca di Purg. 6.86, dove si assiste alla personificazione dell'Italia, il seno del paese corrisponde metaf. alle 'regioni interne' (cioè quelle terrestri, contrapposte alle marittime). Al concetto di concavità, invece, si richiamano le altre occ. A Purg. 7.76 il rif. è alla valletta dei principi, che nello stesso canto è detta anche grembo (vd.), con una metaf. appartenente alla medesima sfera semantica, oltre che lacca (vd.) e più propr. valle (vd.). Due volte, invece, la voce è usata con rif. al cielo: in senso concreto a Par. 23.27, al plur., per designare le regioni celesti, ossia le «diverse plaghe» descritte a Par. 13.4 (vd. plaga); in senso estens. a Par. 13.7, dove seno è da intendere come 'spazio cavo', atto a contenere le stelle a ospitarne il movimento. Per ulteriore estens. semantica, a Inf. 28.6, il termine indica fig. lo 'spazio' e dunque la 'capacità' del linguaggio e della mente dell'uomo, che si rivela insufficiente alla piena comprensione.
Locuz. e fras. Le locuz. prep.
nel seno a (o più comunemente
in seno a), locuz. avv.
in seno sono att. anche prima di Dante, sia in senso propr. che fig. (cfr.
TLIO s.v. seno).
Varianti. Pa reca
senno al posto di
seno a
Inf. 28.6: se non è un errore (come fa supporre il venire meno della rima), potrebbe trattarsi di una banalizzazione, per cui al valore fig. di
seno come 'capacità di contenere (la visione)' si sostituirebbe quello propr. di
senno (vd.) come 'capacità di intendere, giudicare e operare in modo giusto'.
Autore: Irene Angelini.
Data redazione: 10.12.2024.
Data ultima revisione: 29.11.2024.