Inf. 6.18: incuoia Urb - Sanguineti, ingoia Cha Vat Co Eg Fi Rb Ham Mart Pa Po La Lau Lo Parm Pr Ricc Tz Triv - Lanza Inglese (ed. crit.) Tonello-Trovato.
    
                        Dal lat. tardo 
excoriare (Nocentini s.v. 
cuoio). Il verbo ricorre come tecnicismo dell'attività conciaria negli 
Statuti senesi e, in senso fig., nelle 
Rime di Cecco Angiolieri, con rif. alla dipartita del poeta e con valore analogo all'espressione idiomatica “tirare le cuoia” («Ma in tal guisa è rivolto il quaderno, / che sempre viverò glorificato, / po' che messer Angiolieri è scoiato, / che m'affriggea e di state e di verno»). Per tutto cfr. 
Corpus OVI. In Dante il termine assume, più generic., il signif. di 'scorticare'. Se nel passo di 
Inf. 22.14 la voce 
scuoi, con il dittongo assicurato dalla rima (con 
puoi e 
suoi), è stata recepita senza partic. difficoltà, a 
Inf. 6.18 la forma prostetica e senza dittongo 
iscoia convive con la lez. alternativa 
ingoia. Così si legge in molti dei più antichi mss. (per cui vd. VARIANTI) e così legge anche l'antica esegesi, identificando nel secondo elemento della sequenza 
graffia-ingoia-squarta il contrappasso dei golosi, che subiscono in eterno la violenza bestiale di Cerbero (vd. ad es. Guido da Pisa 
ad l.: «
ingoia e squatra. Et hoc quia gulosus et ebriosus famam et laudem bonorum denigrando consumit»; Benvenuto da Imola 
ad l.: «
ingoia, quia vicium gulae de rei veritate devorat et deglutit saepe gulosos, vel quia ingurgitat et absorbet totum patrimonium»).
Varianti.  La lez. 
ingoia è maggioritaria nell’antica 
vulgata e nei primi esegeti, che interpretano il passo di conseguenza (vd. 
Nota). Essa è messa a testo nell'Ed. Aldina e, in tempi più recenti, nelle edd. Lanza, Inglese (ed. e comm.; ed. crit.), Tonello-Trovato. La critica moderna ritiene tuttavia più plausibile, nella cruda immagine di Cerbero che tormenta in eterno i golosi, il 
climax graffia-
scuoia-
squarta, in quanto «le pene dei dannati derivano solitamente da una produzione continua di sofferenze, mentre il divoramento farebbe cessare o comunque interromperebbe il ritmo di questa pena» (Petrocchi, 
Introduzione, p. 172). Petrocchi preferisce la forma prostetica e monottongata 
iscoia di Ash rispetto a 
scuoia di Laur (messa a testo da Vandelli), perché essa giustificherebbe meglio la trafila 
iscoia-
ingoia (vd. però Inglese [ed. crit.] 
ad l.: «Petrocchi non rileva che su Ash 
iscoia risulta da correzione di mano rec.»). La var. 
incuoia di Urb, messa a testo da Sanguineti, è forse un'«ipertoscanizzazione» di 
ingoia (Inglese [ed. crit.] 
ad l.).
                            Autore: Francesca Spinelli.
Data redazione: 03.05.2021.
Data ultima revisione: 10.11.2023.