Vocabolario Dantesco

Accademia della Crusca - CNR Opera del Vocabolario Italiano

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scuoiare v.
Frequenza:
Commedia 2 (2 Inf.).
Lista forme e index locorum:
Commedia iscoia Inf. 6.18; scuoi Inf. 22.41 (:).
Varianti: Inf. 6.18: incuoia Urb - Sanguineti, ingoia Cha Vat Co Eg Fi Rb Ham Mart Pa Po La Lau Lo Parm Pr Ricc Tz Triv - Lanza Inglese (ed. crit.).
Corrispondenze: Testi italiani antichi:
Corpus OVI,
DiVo,
LirIO,
Prosa fior. sec. XIII,
Petrarca e Boccaccio.
Vocabolari: Crusca in rete, ED.
Nota:Dal lat. tardo excoriare (Nocentini s.v. cuoio). Il verbo ricorre come tecnicismo dell'attività conciaria negli Statuti senesi e, in senso fig., nelle Rime di Cecco Angiolieri, con rif. alla dipartita del poeta e con valore analogo all'espressione idiomatica “tirare le cuoia” («Ma in tal guisa è rivolto il quaderno, / che sempre viverò glorificato, / po' che messer Angiolieri è scoiato, / che m'affriggea e di state e di verno»). Per tutto cfr. Corpus OVI. In Dante il termine assume, più generic., il signif. di 'scorticare'. Se nel passo di Inf. 22.14 la voce scuoi, con il dittongo assicurato dalla rima (con puoi e suoi), è stata recepita senza partic. difficoltà, a Inf. 6.18 la forma prostetica e senza dittongo iscoia convive con la lez. alternativa ingoia. Così si legge in molti dei più antichi mss. (per cui vd. VARIANTI) e così legge anche l'antica esegesi, identificando nel secondo elemento della sequenza graffia-ingoia-squarta il contrappasso dei golosi, che subiscono in eterno la violenza bestiale di Cerbero (vd. ad es. Guido da Pisa ad l.: «ingoia e squatra. Et hoc quia gulosus et ebriosus famam et laudem bonorum denigrando consumit»; Benvenuto da Imola ad l.: «ingoia, quia vicium gulae de rei veritate devorat et deglutit saepe gulosos, vel quia ingurgitat et absorbet totum patrimonium»).
Varianti.  La lez. ingoia è maggioritaria nell’antica vulgata e nei primi esegeti, che interpretano il passo di conseguenza (vd. NOTA). Essa è messa a testo nell'Ed. Aldina e, in tempi più recenti, nelle edd. Lanza e Inglese (ed. e comm.; ed. crit.). La critica moderna ritiene tuttavia più plausibile, nella cruda immagine di Cerbero che tormenta in eterno i golosi, il climax graffia-scuoia-squarta, in quanto «le pene dei dannati derivano solitamente da una produzione continua di sofferenze, mentre il divoramento farebbe cessare o comunque interromperebbe il ritmo di questa pena» (Petrocchi, Introduzione, p. 172). Petrocchi preferisce la forma prostetica e monottongata iscoia di Ash rispetto a scuoia di Laur (messa a testo da Vandelli), perché essa giustificherebbe meglio la trafila iscoia-ingoia (vd. però Inglese [ed. crit.] ad l.: «Petrocchi non rileva che su Ash iscoia risulta da correzione di mano rec.»). La var. incuoia di Urb, messa a testo da Sanguineti, è forse un’«ipertoscanizzazione» di ingoia (Inglese [ed. crit.] ad l.).
1 Estens. Scorticare. ||  Propr. [Pell.] Togliere la pelle (a un animale morto).
[1] Inf. 6.18: Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra, / e 'l ventre largo, e unghiate le mani; / graffia li spirti ed iscoia ed isquatra. ||  Var.: incuoia Urb - Sanguineti, ingoia Cha Vat Co Eg Fi Rb Ham Mart Pa Po La Lau Lo Parm Pr Ricc Tz Triv - Lanza Inglese (ed. crit.).
[2] Inf. 22.41: «O Rubicante, fa che tu li metti / li unghioni a dosso, sì che tu lo scuoi!», / gridavan tutti insieme i maladetti.


Autore: Francesca Spinelli 03.05.2021 (ultima revisione: 04.11.2022).