Commedia |
poggia Purg. 32.117. |
Or da poggia or da orza 1.
Dal lat. volg.
podia, forma doc. già nel 1268 (DELI 2 s.v.
poggia). In volg. il sost. è att. a partire dal 1314, in area tosc., nell'accezione propr. e tecn. di 'corda fissata all'antenna di una nave, che permette di tendere la vela latina dalla parte opposta a quella da cui soffia il vento' (vd. TLIO s.v.
poggia). Nel poema,
poggia occorre un'unica volta e identifica sinedd. l'intero lato sottovento di un'imbarcazione, in contrapposizione a
orza (vd.), il lato sopravvento. L'uso dei due tecnicismi della marineria, nel passo dantesco, è coerente con l'immagine della «nave in fortuna» (v. 116) – la «navicula Petri» (Benvenuto da Imola,
ad l.) –, simbolo della Chiesa-carro sferzata ora da un nemico, ora da un altro.
Locuz. e fras. L'espressione
or da poggia, or da orza, dopo Dante, trova richiami in poeti tosc. strettamente connessi al circuito del poema, come Guido da Pisa («Li primi per l'arena vanno a corsa [[...]] / tenendo l'un a pogia et l'altro ad orsa»,
Declaratio, c. 5.72, p. 59) e Petrarca («lo qual [[
scil. spirto]], senz'alternar poggia con orza / dritto per l'aure al suo desir seconde...»,
Canzoniere, 180.5, p. 236).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 26.02.2020.
Data ultima revisione: 02.03.2020.