Vocabolario Dantesco
minugia s.f.pl.
Commedia 1 (1 Inf.).
Commedia minugia Inf. 28.25 (:).
Vocabolari: Crusca in rete, ED.
Prima att. Il termine, dal lat. minutia 'parti minute delle bestie macellate' (DELI 2 s.v. minugia) – accezione che si continua nel lat. mediev. (cfr. per es. Du Cange s.vv. minutia § 3 e menutae) –, si presenta semanticamente ben differenziato rispetto all'esito dotto minuzia (vd.). L'uso del sost. al neutro plur. (cfr. Parodi, Lingua, vol. II, p. 247) è normale nella lingua antica (ma cfr. Corpus OVI, Ricette di Ruberto Bernardi, p. 31.15 «ungni la minusgia chulaia»). Nel passo dantesco il termine, che indica «l'enteriora, cioè le budella» (Francesco da Buti, ad l.) dell'uomo, s'inserisce nella serie dei termini "bassi" se non del tutto volgari – corata, sacco, merda (vd.) – con cui il poeta rappresenta, in un culmine di violenza realistica, la pena inflitta a Maometto.
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 25.09.2017.
Data ultima revisione: 24.05.2018.
1 [Anat.] Interiora umane, budella.
[1] Inf. 28.25: Tra le gambe pendevan le minugia; / la corata pareva e 'l tristo sacco / che merda fa di quel che si trangugia.