Vocabolario Dantesco
merda s.f.
Commedia 2 (2 Inf.).
Commedia merda Inf. 18.116, 28.27.
Inf. 18.116: feccia Triv. - Lanza; Inf. 28.27: puça Mad, sterco Ham Laur.
Dal lat. merda (Nocentini s.v.). Francesco da Buti a Inf. 18.116 glossa il vocabolo con «sterco», e più eufemisticamente con «feccia» a Inf. 28.27 (entrambe anche var. di tradizione, cfr. infra), fornendo contestualmente, per la seconda occ., l'etimologia di merda («et è chiamata la feccia per sì fatto vocabolo, perché deriva da merum che viene dire puro, quasi per contraria cosa non pura; o vero moera che viene a dire divisione: imperò che nello smaltire si divide questo grosso umore dal nutrimento del corpo»: traduzione letterale delle Derivationes, cfr. Cecchini, Uguccione, M 88, 10, p. 757).
Varianti.  A fronte di entrambe le occ. del vocabolo, si registrano nella tradizione var. attenuate: a Inf. 18.116 si trova feccia in Triv (cfr. Petrocchi ad l. e cfr. ED s.v.; la lezione è promossa a testo da Lanza), vocabolo non altrimenti att. in Dante e di signif. meno specifico (cfr. TLIO s.v. feccia); a Inf. 28.27 si trovano le var. sterco (vd.) di Ham e Laur. e puça (vd. puzza) di Mad.
Autore: Veronica Ricotta.
Data redazione: 01.02.2019.
Data ultima revisione: 21.07.2020.
1 Escremento umano.
[1] Inf. 18.116: mentre ch'io là giù con l'occhio cerco, / vidi un col capo sì di merda lordo, / che non parëa s' era laico o cherco. ||  Var.: feccia Triv - Lanza.
[2] Inf. 28.27: Tra le gambe pendevan le minugia; / la corata pareva e 'l tristo sacco / che merda fa di quel che si trangugia. ||  Var.: sterco Ham Laur puça Mad