Commedia |
fulgida Par. 26.2. |
Prima att.
Latinismo da
fulgidum (DELI 2 s.v.
fulgido), l'agg. ricorre una sola volta nella
Commedia, nel
Paradiso, regno dominato dalla luce (vd.
luce e rel. Nota). A
Par. 26.2, a essere
fulgida, e dunque dotata di un'estrema luminosità, è la
fiamma (vd.) che, al termine del canto precedente, aveva abbagliato Dante, cioè l'apostolo Giovanni, il cui splendore annienta, seppur temporaneamente, la vista del pellegrino. Come anche il sost.
fulgore (vd.) e il verbo
fulgere (vd.), l'agg.
fulgido fa parte del ricco repertorio lessicale scelto da Dante per descrivere le immagini di luce che caratterizzano, via via più intensamente, l'ascesa del pellegrino per le sfere del Paradiso, e l'eccezionalità della sua esperienza visiva. A differenza di
fulgere (vd.), che è oggi att. esclusivamente nella lingua letteraria,
fulgido e
fulgore (vd.) fanno parte del lessico comune (vd. GRADIT s.v.
fulgido e s.v.
fulgore).
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 27.09.2018.
Data ultima revisione: 12.06.2021.