Vocabolario Dantesco
farea s.f.
Commedia 1 (1 Inf.).
Commedia faree Inf. 24.86 (:).
Att. solo nella Commedia e nei commentatori. Deriva prob. dalla «lettura erronea del lat. pareas, dal gr. pareias» (DEI s.v. farea): il sost. è infatti ripreso da un passo di Lucano (Phars., IX, 721 «contentus iter cauda sulcare parias»), cit. anche in Isidoro, Etimol., XII.4.27 «Parias serpens quae semper in cauda ambulat et sulcum facere videtur. De quo idem Lucanus: “Quo contentus iter cauda sulcare parias”» (cfr. Tateo, Inf. XXIV, p. 794). Come suggerisce Malato in ED, è prob. che nei mss. Dante leggesse il sost. in una grafia del tipo phareas, da cui l’adattamento con la labiodentale. Il rimando a Lucano («auctoritas… in serpentibus» secondo i commenti mediolatini all’Ars poetica di Orazio: vd. Villa, Per una tipologia, p. 42) è segnalato già dai commentatori: Ottimo «Farea è uno serpente, che sempre va nella coda, e pare che faccia un solco, del quale Lucano dice, che Farea con la coda solca il cammino»; Francesco da Buti «questa è una spezie che va ritta, e solamente strascina la coda per terra». Vd. anche cencro, chelidro
Autore: Fiammetta Papi.
Data redazione: 23.12.2016.
Data ultima revisione: 10.05.2018.
1 [Zool.] Specie di serpente.
[1] Inf. 24.86: Più non si vanti Libia con sua rena; / ché se chelidri, iaculi e faree / produce, e cencri con anfisibena, / né tante pestilenzie né sì ree / mostrò già mai con tutta l'Etïopia / né con ciò che di sopra al Mar Rosso èe.