Dal lat.
defendere 'tenere lontano, proteggere, sostenere' (LEI s.v., D4 681, 16-695.38). Il verbo, largamente doc. in it. antico dagli inizi del Duecento (cfr.
Corpus TLIO), è att. precocemente anche col signif. di 'vietare, impedire' per calco semantico dal fr. antico o prov.
défendre 'interdire' (cfr. FEW s.v.
defendere, 3, 28b; Cella,
I gallicismi, p. XXXI, n. 31 e Viel,
I gallicismi, pp. 182-183 e bibliografia ivi cit., ma con tracce in mediolatino: Du Cange s.v.
defendere 1). In Dante, l'occ. di
Inf. 10.93 (§
1) indica propr. l'atto di Farinata di proteggere Firenze dal tentativo di distruzione da parte dei capi ghibellini toscani. La protezione di un luogo è svolta invece allegoricamente dal
fiumicello attorno al castello, in
Inf. 4.108, a rappresentare lo sbarramento all'acquisizione delle arti o delle scienze (cfr.
Jacopo Alighieri,
ad l.: «la cui circustante difesa il detto fiumicello si contiene, per lo quale l'operare delle mondane e viziose dilettazioni si considera, le quali del non intrare nel presente castello son cagione»). In contesto fig. (§
1.1) il verbo è usato nel Paradiso come intrans. pron. nell'immagine guerresca della
biga (vd.), su cui la chiesa esercita la sua azione difensiva contro le eresie (
Par. 12.107); e ancora con rif. alla facoltà visiva di Dante, capace di sostenere anche la luce più intensa (
Par. 30.60). Col valore estens. di 'preservare' ricorre in
Par. 27.62 (§
1.2) in relaz. all'intervento provvidenziale di salvaguardia dell'Impero romano (cfr. Inglese,
ad l.). Il senso
1.3 (
Inf. 15.8) di 'riparare da fenomeni fisici avversi' si riferisce agli argini posti dai padovani per il riparo di poderi e fortificazioni dalle esondazioni del Brenta (cfr. Bellomo,
ad l.). Ha valore rifl. di 'mantenersi nel tempo' (§
1.4) a
Par. 14.54, rif. alla perdurante visibilità del carbone acceso entro la fiamma che esso stesso produce. È
gallicismo semantico per 'impedire' (§
2) in
Inf. 15.27, dove il volto bruciato di Brunetto Latini non impedisce a Dante di riconoscerlo (cfr.
Fiore 45.9, 45.12, 75.6, 110.9, per cui vd. Viel,
I gallicismi, p. 183). Infine, per definire il sottrarsi a ciò che reca fastidio,
difendere è adottato in
Purg. 6.9 (§
3) nella similitudine del vincitore intento a liberarsi dalla folla di postulanti molesti («che se spaça da tutti»,
Iacomo della Lana,
ad l.). Il verbo compare ancora in
Conv. 4.5.19 e in
Rime 5.64, 11.7, 12.9 col signif.
1.2, e in
Rime 6.48 col signif.
1.4. Si riscontrano ulteriori signif. nelle opere dantesche: 'prendere le parti di qno, scagionare' (
Vn 13.8-9.14,
Vn 19.4-14.22,
Conv. 1.10.11), 'sostenere contro attacchi avversari' (
Conv. 4.21.3), 'sostenere le proprie ragioni' (
Conv. 4.14.5, 4.14.6).
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 26.04.2021.
Data ultima revisione: 01.07.2022.