Dal lat.
crystallus, a sua volta dal gr.
krýstallos 'ghiaccio' (DELI 2 s.v.
cristallo), il sost. è att. in volg. dalla prima metà del sec. XIII (cfr. TLIO s.v.
cristallo). La spiegazione paretimologica del nome, in base alla teoria di trad. aristotelica sulla formazione del minerale dal ghiaccio solidificato, è fornita dai lessici mediev. (Isidoro,
Etimol., XVI.13.1: «Crystallus resplendens et aquosus colore. Traditur quod nix sit glacie durata per annos; unde et nomen ei Graeci dederunt.»; Cecchini,
Uguccione, C 310) e dai lapidari del tempo (es.
Lapidario estense, p. 152). Ciò risulta anche in
Rime 87.4 («ove si fa 'l cristallo in quel paese»; De Robertis, p. 461, nota 4), dove si parla di una regione fredda in cui si produce il cristallo, e in maniera più evidente nella canzone
Amor, tu vedi ben che questa donna, v. 26: «l'acqua diventa cristallina pietra», con cui si intende il cristallo ottenuto da un lungo processo di congelamento (ivi, p. 115, nota 26). Nel poema, il sost. ricorre in una similitudine a
Par. 29.25, per indicare, insieme al
vetro (vd.) e all'
ambra (vd.), un corpo solido diafano, investito da un fascio luminoso istantaneamente. Per estens. è il materiale di cui sono composte le visiere (vd.
visiera) nell'immagine concreta di
Inf. 33.98, usata per rappresentare le lastre di lacrime ghiacciate che coprono gli occhi dei dannati della Tolomea (vd. anche
invetriato al v. 128). Prob. sulla scia del lat.
crystallus identificato col cielo in quanto sfera traslucida (cfr. TLL s.v.
crystallus, 4, 1264.24), nella terza cantica il termine designa un astro per le sue caratteristiche di lucentezza e assenza di colore piuttosto che per le qualità fisiche della materia: ora Saturno (
Par. 21.25) ora una stella (
Par. 25.101), «a denotare che li corpi celesti sono lucidi come lo cristallo, e non ànno lume da loro» (
Francesco da Buti, a
Par. 25.101). Diversamente le Chiose ambrosiane fanno rif. alle qualità sensibili del pianeta: «qui est frigidus et siccus, similatur cristallo qui est glacies ex frigore in lapidem desiccatus».
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 22.01.2025.
Data ultima revisione: 19.07.2025.