Il vocabolo è utilizzato con rif. alle qualità principali del vetro: lucentezza e trasparenza. Tranne due casi in cui indica la pasta vitrea allo stato di fusione, nella maggior parte dei contesti
vetro è inteso come materiale solido ed è utilizzato come es. di oggetto trasparente. In partic. si veda
Par. 20.80, in cui Dante paragona il trasparire del proprio dubbio alla condizione del vetro rispetto al colore che riveste («E avvegna ch'io fossi al dubbiar mio / lì quasi vetro a lo color ch'el veste») o
Par. 29.25, dove si portano a esempio tre corpi trasparenti («come in vetro, in ambra o in cristallo») i quali, colpiti da un raggio di luce, sono da esso attraversati istantaneamente e non gradualmente (cfr. anche Inglese
ad l.). Il sign.
1.1 si rif. ancora al vetro allo stato solido, ma è collegato alla facoltà di una lastra di vetro di riflettere le immagini se si applica sotto di essa una foglia di piombo: come si legge in
Conv., 3.9.8, infatti, lo specchio «è vetro terminato con piombo» (per l'espressione
vetro piombato vd.
infra). In
Par. 3.10 i vetri, nella similitudine presentata per introdurre l'apparizione dei volti che Dante crede di vedere riflessi e sono invece anime reali, sono trasparenti e tersi: si tratta di vetri «con un minimo potere di riflessione» (Inglese,
ad l.), come delle acque non profonde («il fondo dell'acqua serve infatti, come il piombo nello specchio, a rimandare l'immagine», come ricorda Chiavacci Leonardi
ad l.). La similitudine di
Inf. 32.24, in cui l'acqua per effetto del ghiaccio sembra vetro, ricorda la metafora di
Rime 9.60, dove con
vetro si indica proprio una superficie ghiacciata: «l'acqua morta si converte in vetro» (per gli effetti del gelo vd. anche
invetriato).
Locuz. e fras. L'espressione
vetro piombato, col signif. di 'specchio', ricorre anche in
Conv. 3.9.8: «nell'acqua ch'è nella pupilla dell'occhio, questo discorso che fa la forma visibile per lo mezzo, sì si compie, perché quell'acqua è terminata - quasi come specchio, che è vetro terminato con piombo -, sì che passar più non può, ma quivi a modo d'una palla, percossa si ferma: sì che la forma, che nel mezzo transparente non pare, [nella parte pare] lucida e terminata. E questo è quello per che nel vetro piombato la imagine appare, e non in altro». È chiosata ad es. da Iacomo della Lana, che a
Inf. 23.25 glossa: «s'io fossi di piombato vetro, cioè s'io fossi uno specchio. Li specchi sono de vetro e dentro hano piombo cum una confectione c'apica l'uno cum l'altro, per lo qual corpo non diaffano la specie visibelle no passa oltre lo piombo e romane in quella superficie, sì cum' si prova in libro
De speculis Euclidis et anche in la Perspettiva». Si veda infine anche l'
Ottimo: «s'i' fossi di piombato vetro, cioè di specchio (il quale è composto di vetro, e coperto dalla parte dentro di piombo, acciò che gli radii degli occhi sieno ritenuti dalla densitade del piombo, e quinci si veggia l'imagine nel vetro)».
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 01.02.2019.
Data ultima revisione: 17.07.2019.