Vocabolario Dantesco

Accademia della Crusca - CNR Opera del Vocabolario Italiano

Vocabolario Dantesco

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vetro s.m.
Frequenza:
Commedia 10 (3 Inf., 2 Purg., 5 Par.).
Altre opere8 (7 Conv., 1 Rime).
Lista forme e index locorum:
Commedia vetri Purg. 24.138, Par. 3.10; vetro Inf. 23.25 (:), 32.24, 34.12 (:), Purg. 27.49 (:), Par. 2.89 (:), 20.80, 28.7 (:), 29.25.
Altre opere vetro Conv. 3.8.11, 3.9.7, 3.9.8, 3.9.8, 3.9.9, 3.9.9, 3.10.3, Rime 9.60 (:).
Locuz. e fras.: Vetro piombato 1.1.
Corrispondenze: Testi italiani antichi:
Corpus OVI,
DiVo,
LirIO,
Prosa fior. sec. XIII,
Petrarca e Boccaccio.
Vocabolari: TLIO, Crusca in rete, ED.
Nota:Il vocabolo è utilizzato con rif. alle qualità principali del vetro: lucentezza e trasparenza. Tranne due casi in cui indica la pasta vitrea allo stato di fusione, nella maggior parte dei contesti vetro è inteso come materiale solido ed è utilizzato come es. di oggetto trasparente. In partic. si veda Par. 20.80, in cui Dante paragona il trasparire del proprio dubbio alla condizione del vetro rispetto al colore che riveste («E avvegna ch'io fossi al dubbiar mio / lì quasi vetro a lo color ch'el veste») o Par. 29.25, dove si portano a esempio tre corpi trasparenti («come in vetro, in ambra o in cristallo») i quali, colpiti da un raggio di luce, sono da esso attraversati istantaneamente e non gradualmente (cfr. anche Inglese ad l.). Il sign. 1.1 si rif. ancora al vetro allo stato solido, ma è collegato alla facoltà di una lastra di vetro di riflettere le immagini se si applica sotto di essa una foglia di piombo: come si legge in Conv., 3.9.8, infatti, lo specchio «è vetro terminato con piombo» (per l'espressione vetro piombato vd. infra). In Par. 3.10 i vetri, nella similitudine presentata per introdurre l'apparizione dei volti che Dante crede di vedere riflessi e sono invece anime reali, sono trasparenti e tersi: si tratta di vetri «con un minimo potere di riflessione» (Inglese, ad l.), come delle acque non profonde («il fondo dell'acqua serve infatti, come il piombo nello specchio, a rimandare l'immagine», come ricorda Chiavacci Leonardi ad l.). La similitudine di Inf. 32.24, in cui l'acqua per effetto del ghiaccio sembra vetro, ricorda la metafora di Rime 9.60, dove con vetro si indica proprio una superficie ghiacciata: «l'acqua morta si converte in vetro» (per gli effetti del gelo vd. anche invetriato).
Locuz. e fras. L'espressione vetro piombato, col signif. di 'specchio', ricorre anche in Conv. 3.9.8: «nell'acqua ch'è nella pupilla dell'occhio, questo discorso che fa la forma visibile per lo mezzo, sì si compie, perché quell'acqua è terminata - quasi come specchio, che è vetro terminato con piombo -, sì che passar più non può, ma quivi a modo d'una palla, percossa si ferma: sì che la forma, che nel mezzo transparente non pare, [nella parte pare] lucida e terminata. E questo è quello per che nel vetro piombato la imagine appare, e non in altro». È chiosata ad es. da Iacomo della Lana, che a Inf. 23.25 glossa: «s'io fossi di piombato vetro, cioè s'io fossi uno specchio. Li specchi sono de vetro e dentro hano piombo cum una confectione c'apica l'uno cum l'altro, per lo qual corpo non diaffano la specie visibelle no passa oltre lo piombo e romane in quella superficie, sì cum' si prova in libro De speculis Euclidis et anche in la Perspettiva». Si veda infine anche l'Ottimo: «s'i' fossi di piombato vetro, cioè di specchio (il quale è composto di vetro, e coperto dalla parte dentro di piombo, acciò che gli radii degli occhi sieno ritenuti dalla densitade del piombo, e quinci si veggia l'imagine nel vetro)».
1 Materiale solido ottenuto dalla fusione di silicati, carbonati e ossidi, caratterizzato da trasparenza e lucentezza.
[1] Inf. 32.24: Per ch'io mi volsi, e vidimi davante / e sotto i piedi un lago che per gelo / avea di vetro e non d'acqua sembiante.
[2] Inf. 34.12: Già era, e con paura il metto in metro, / là dove l'ombre tutte eran coperte, / e trasparien come festuca in vetro.
[3] Par. 20.80: E avvegna ch'io fossi al dubbiar mio / lì quasi vetro a lo color ch'el veste, / tempo aspettar tacendo non patio, / ma de la bocca, «Che cose son queste?», / mi pinse con la forza del suo peso...
[4] Par. 29.25: E come in vetro, in ambra o in cristallo / raggio resplende sì, che dal venire / a l'esser tutto non è intervallo, / così 'l triforme effetto del suo sire / ne l'esser suo raggiò insieme tutto / sanza distinzïone in essordire.
La stessa sostanza allo stato fuso.
[5] Purg. 24.138: Drizzai la testa per veder chi fossi; / e già mai non si videro in fornace / vetri o metalli sì lucenti e rossi, / com' io vidi un che dicea...
[6] Purg. 27.49: Sì com' fui dentro, in un bogliente vetro / gittato mi sarei per rinfrescarmi, / tant' era ivi lo 'ncendio sanza metro.
1.1 [Con rif. alla modalità di realizzazione degli specchi:] lastra sul cui verso viene applicata una foglia di piombo. Vetro piombato: lo stesso che specchio.
[1] Inf. 23.25: E quei: «S' i' fossi di piombato vetro, / l'imagine di fuor tua non trarrei / più tosto a me, che quella dentro 'mpetro.
[2] Par. 2.89: S' elli è che questo raro non trapassi, / esser conviene un termine da onde / lo suo contrario più passar non lassi; / e indi l'altrui raggio si rifonde / così come color torna per vetro / lo qual di retro a sé piombo nasconde.
 Lo stesso che specchio (meton.).
[3] Par. 3.10: Quali per vetri trasparenti e tersi, / o ver per acque nitide e tranquille, / non sì profonde che i fondi sien persi, / tornan d'i nostri visi le postille / debili sì, che perla in bianca fronte / non vien men forte a le nostre pupille; / tali vid' io più facce a parlar pronte...
[4] Par. 28.7: come in lo specchio fiamma di doppiero / vede colui che se n'alluma retro, / prima che l'abbia in vista o in pensiero, / e sé rivolge per veder se 'l vetro / li dice il vero, e vede ch'el s'accorda / con esso come nota con suo metro; / così la mia memoria si ricorda...


Autore: Chiara Murru 01.02.2019 (ultima revisione: 17.07.2019).