Commedia |
5 (4 Inf., 1 Purg.). |
Commedia |
crin Inf. 7.57, 24.2; crine Inf. 9.41 (:); crini Inf. 27.117 (:), Purg. 22.46. |
Stare ai crini 1.
Latinismo da
crinis (DELI 2 s.v.
crine). Il sost., abbondantemente att. nei testi delle Origini (cfr. TLIO s.v.
crine), ricorre nella
Commedia nelle prime due Cantiche. Con il signif. proprio è att. nella forma plur. in
Inf. 7.57 e di
Purg. 22.46: l'espressione
crin mozzi di
Inf. 7.57 è rif. ai prodighi che in vita hanno sperperato tutti i beni terreni (simbolicamente intesi con i
crini stessi, cfr. Boccaccio,
ad l.) fino a perdere persino i loro capelli, condizione che spetta loro
in etterno per contrappasso; conserva lo stesso valore l'espressione
crini scemi di
Purg. 22.46 sempre rif. ai prodighi (cfr. Chiavacci Leonardi,
ad l.). In
Inf. 27.117 il sost. assume un signif. estens. nella locuz.
stare ai crini att. unicamente in Dante (cfr.
Corpus OVI e GDLI s.v.
crine).
L'occ. di
Inf. 9.41 al sing. ha valore collettivo di 'capigliatura' rif. al terribile aspetto delle Furie che per
crine hanno
serpentelli (vd.) e
ceraste (vd.). Infine, in
Inf. 24.2 il sost. è usato in ambito astronomico per indicare i raggi luminosi del Sole, che sono come
crini dorati (immagine di memoria virgiliana, cfr.
Aen. IX 638: «crinitus Apollo» cit. in Chiavacci Leonardi,
ad l.) temprati (vd.
temprare) sotto il segno dell'Aquario.
Autore: Elena Felicani.
Data redazione: 26.04.2021.
Data ultima revisione: 22.12.2021.