canzone s.f.
Nota:Dal
lat. cantio (
cantionem) (DELI 2 s.v.
canzone), che designava perlopiù l'esecuzione cantata di un testo verbale (cfr. LmL e MLW s.v.
cantio). La stessa accezione si riscontra nei suoi continuatori di area romanza, nei quali però si affianca al signif. tecnico rif. a un componimento in versi ordinati secondo una determinata struttura metrico-rimica, in genere strofica, eventualmente intonato. Vd. ad es. l'a. fr.
chanson, il prov.
canson (cfr. DOM s.v.
cansọṉ; FEW s.v.
cantio, 2.235; Godefroy,
Complément e DMF s.v.
chanson; TL s.v.
chançon) e lo stesso it.
canzone, att. in questa accezione a partire da
Patecchio, Frotula (cfr. TLIO s.v.
canzone e
Corpus OVI). Durante la dissertazione tecnica del secondo libro del
De vulg., Dante definisce idealmente la
cantio come un qualsiasi componimento in versi costruito rispettando le regole metriche a esso più appropriate, considerando la possibilità che venisse messo in musica (
De vulg. 2.8.6: «cantio nichil aliud esse videtur quam actio completa dicentis verba modulationi armonizata [[...]]: omnia cuiuscunque modi verba sunt armonizata vulgariter et regulariter, cantiones esse dicemus»). In seguito, specifica come la
cantio volg. sia una «equalium stantiarum sine responsorio ad unam sententiam tragica coniugatio» (
De vulg. 2.8.8), cioè una «congiunzione in stile tragico di stanze uguali, senza ripresa [[
scil. ritornello]], di significato unitario» (Tavoni
ad l.). A quest'ultimo concetto rispondono, almeno dal punto di vista metrico, le canzoni del
corpus volg. dantesco (cfr. almeno ED s.v.
canzone; Beltrami,
La metrica italiana, pp. 241-256). La voce
canzone, ampiamente att. nelle altre opere volg. di Dante, nella
Commedia conta però solo tre occ. Due di esse (
Purg. 31.134,
Purg. 32.90) rimandano al signif. di 'esecuzione cantata di un testo verbale' e sono rif. rispettivamente alla parte cantata del
caribo (vd.) con cui le tre donne, simbolo delle virtù teologali, esortano Beatrice a guardare in viso Dante (
Purg. 31.134) e all'inno che i componenti del corteo allegorico intonano prima di salire al cielo (
Purg. 32.90). Molto più significativa è l'att. di
Inf. 20.3, che è collocata in un contesto metapoetico di grande interesse. Qui il poeta, esplicitando per la prima volta la struttura della
Commedia come genere metrico, definisce l'
Inferno come la «prima canzon, ch'è d'i sommersi», lasciando forse intendere, almeno a questo punto della composizione, che anche le parti successive del poema potranno essere distinte con questo termine. In tal caso, il ricorso alla voce
canzone si spiegherebbe definendo generic. il sost. come 'componimento scritto in versi' oppure, intendendolo secondo il signif. tecnico esposto nel
De vulg., come 'componimento costituito da più stanze', ossia da più
canti, ciascuno dei quali inteso come «testo poetico basato sul principio del parallelismo, dato dal susseguirsi parallelistico di gruppi di tre endecasillabi» (Lannutti,
Su 'cantica', 'canzone' e 'canto', p. 32); vd.
canto. Per tale concetto, cfr. Beltrami, cit., pp. 241-256; Baránski,
The poetics of meter, pp. 10-12; Lannutti, cit., p. 28. Per altre interpretazioni e per un commento più esaustivo, cfr. almeno: ED s.v.
canzone; Pertile,
La puttana; Casadei,
Sul ventesimo canto; Lannutti, cit. Si osservi come il
Purgatorio venga def., in un altro contesto metapoetico, come «questa cantica seconda» (
Purg. 33.140), e dunque come il termine
cantica abbia sostituito il precedente
canzone. L'uso del termine
cantica (vd.) - e non più quello di
canzone - per riferirsi a ciascuna delle tre parti in cui si articola il poema dantesco trova un riscontro significativo e cronologicamente più tardo nelle att. del lat.
cantica nell'
Ep. 13, da considerare come un calco dell'it.
cantica (cfr. Azzetta,
Ep. a Cangrande, p. 216), nonché nelle
Rubriche Commedia dell'antica
vulgata e negli antichi esegeti che conoscono l'
accessus dell'
Ep. 13. Questi ultimi, nelle glosse a
Inf. 20.3, identificano infatti la
canzone con la
cantica (vd. ad es. Guido da Pisa,
ad l.: «iste XXo cantus, dicit quod est de prima cantica»;
Ottimo,
ad l.: «xxo canto della prima canzone, [[...]] cioè della prima cantica»; Benvenuto da Imola,
Lectura Dantis Bononiensis,
ad l.: «"
de la prima canzon", idest de primo cantico [[...]] ergo de prima cantica»). Gli antichi commentatori che non conoscono l'
Ep. 13 (o il solo
accessus) usano invece altre voci per glossare o parafrasare
canzone (vd. ad es.
Jacopo Alighieri,
ad l.: «in questo ventesimo canto della prima canzon de' sommersi, cioè di questo primo libro infernale»;
Iacomo della Lana (M2),
ad l.: «questo è lo XX capitolo il qual è delli afondati, cioè de' somersi»;
Guglielmo Maramauro,
ad l.: «
la prima canzon, idest tractato»). Per riscontri più puntuali, cfr.
cantica e la bibliografia ivi cit. Per il passaggio dal termine
canzone a quello di
cantica, cfr.: Baránski, cit., pp. 19-25; Pertile, cit., pp. 227-245; Casadei, cit., pp. 187-188; Lannutti, cit., pp. 32-33.
Autore: Francesca Spinelli 27.05.2024 (ultima revisione: 19.07.2025).