Dal
prov. garip di etimo discusso (DEI s.v.
caribo; Cella,
Gallicismi, p. 357). Dibattuto è anche il signif. stesso del termine, che ha rare att. nell'it. antico (vd. TLIO s.v.
caribo). La più antica att. si trova in Giacomino Pugliese («A tale convente / sto
caribo / ben distribo; / [...] de le maldicente; / con talento / lo stormento / v[o] sonando / e cantando...»), ove il termine viene inteso sia gen. come 'canzone a ballo' sia, in senso più tecnico, come «componimento eteromodulare destinato alla danza» (Canettieri,
Descorz, p. 293). Anche in un corrispondente di Dante, Meo dei Tolomei, il vezzeggiativo
caribetto (Meo dei Tolomei,
Caribo, pag. 78: «Carabitto, / giamai più non fazzo / de quil cattivo che ·nne scrivo e 'ngrazzo...;
Ibid., p. 140: «Non tardando / vâ ·llui e dinota, / deh, carobetto, ch'eo fazzo 'na nota») indica una det. tipologia testuale; come tale, lo registrano anche le
Leys d'amors («De garips no nos entremetem, quar solamen han respeig a cert et especial so d’estormens ses verba»). Un'altra att. antica si trova nell'
Intelligenza, ma richiama qui uno strumento musicale, non altrimenti specificato (p. 120: «Audivi suon' di molto dolzi danze / in chitarr' e
carribi smisurati, / [e] tromb' e cennamelle in concordanze / e cembali alamanni assai tirati...»): notevoli sono, in tal senso, talune att. iberoromanze, che ne sottolineano la natura di strumento musicale (
Libro de buen amor: «Medio canón e harpa con el rabé morisco: / entr'ellos alegrança el
galipe françisco»). Il sost. è
hapax nella
Commedia e costituisce una
crux ermeneutica: per l'att. a
Purg. 31.132 appare partic. rilevante l'occ. in Giacomino Pugliese, che ben si attaglia alla semantica del passo dantesco, in quanto implica l'associazione tra musica e danza all'arrivo delle tre virtù teologali. Queste ultime, cantando, esortano Beatrice a rivelare il sovrumano splendore del suo volto, procedendo con una danza al ritmo di un'angelica melodia. Il sost., che costituisce l'unica rima in -
ibo della
Commedia con i rimanti
cibo e
tribo, costituì un nodo interpretativo anche per l'esegesi antica: se per Benvenuto da Imola il termine equivale a
cantio (
ad l.: «
danzando al lor angelico caribo, idest, ad gratulationem et cantionem angelicam ipsarum, vel ad cantum angelorum, ita quod conformabant motum suum voci suae, vel voci angelorum, sicut solent facere tripudiantes et cantantes simul»), per Francesco da Buti il sost. equivale a 'garbo, maniera appropriata' (
ad l.: «
al loro angelico garibo; cioè al loro angelico modo:
garibo è a dire garbo, e garbo è lo modo»), secondo un'interpretazione che ha peraltro conosciuto una certa fortuna anche nel Cinquecento (vd. Vellutello,
ad l.: «
al loro angelico caribo, al garbo e modo ch'usano tra loro gli angeli danzare») e fino al Tommaseo (
ad l.: «
caribo, Grazia, garbo. Da
χάρισ. Alcuni codici
garibo: può intendersi e danzando con angelica grazia»). Tra gli esegeti moderni prevale il signif. di 'canzone a ballo', vulgato a partire da Spitzer e impostosi nei moderni commenti (Sapegno, Mattalia, Mazzoni, Giacalone, Bosco-Reggio, Pasquini-Quaglio, Chiavacci Leonardi, Fosca).
Autore: Matteo Cambi.
Data redazione: 12.02.2024.
Data ultima revisione: 25.03.2024.