cantica s.f.
Nota:Latinismo dal plur. (rarissimo) del sost. neutro
canticum (DELI 2 s.v.
canto 1).
Canticum è un tecnicismo poetico e musicale rif. generic. a un «carmen vel cantus» di tipo polifonico (perlopiù religioso, rif. ai
carmina sacri o ai canti celebrativi biblici; cfr. Du Cange s.v.
canticum; TLL s.v.
canticum, 3, 283.35; LmL s.v.
canticum) oppure rif. specif. al
Canticum Canticorum (cfr. TLL, cit.; Cecchini, Uguccione, C 28 4: «et hoc
canticum, unde quidam liber intitulatur per excellentiam
Cantica canticorum»). Prima di Dante la voce it.
cantica ricorre, a partire dall'anonimo trattato
Questioni filosofiche di fine Duecento, con rif. esclusivo proprio al
Cantico dei Cantici, detto per antonomasia «la Cantica
» (cfr. TLIO s.v.
cantica e
Corpus OVI; per i corrispettivi della voce nelle altre lingue romanze cfr. almeno Pertile,
La puttana, p. 230 nota 9). Nella
Commedia l'espressione «cantica seconda», inserita in un'apostrofe al lettore «che schiude un prezioso spiraglio sul 'modus operandi'» (ED s.v.
cantica) del poeta, recupera invece il primo signif. di
canticum come tecnicismo poetico. Con tale espressione Dante indica infatti l'insieme dei 33 canti del
Purgatorio formanti «un organismo poetico in qualche misura autonomo» (
ED s.v.), mentre l'
Inferno era stato definito come la «prima canzon, ch'è d'i sommersi» (
Inf. 20.3); vd.
canzone. Ciò nonostante, l'estensione della def. di
cantica alle altre due parti della
Commedia (
Inferno e
Paradiso), già ravvisabile nel fatto che il
Purgatorio venga nominato come «questa cantica seconda» (di tre
cantiche totali), trova un riscontro significativo nelle cinque att. del sost. lat. femm. sing.
cantica nell'
Ep. 13, da considerare come un calco dell'it.
cantica (cfr. Azzetta,
Ep. a Cangrande, p. 216). In partic., nel passo di
Ep. 13.9.26, dedicato alla spiegazione tecnica della
Commedia come genere metrico, si esplicita come essa si articoli «in tres canticas»: «Prima divisio est, qua totum opus dividitur in tres canticas. Secunda, qua quelibet cantica dividitur in cantus. Tertia, qua quilibet cantus dividitur in rithimos» (vd. anche
canto e rima). Il ricorso al termine
cantica per definire le tre parti del poema e il nuovo signif. che esso assume in ambito dantesco si estendono anche alle
Rubriche Commedia dell'antica
vulgata (
Inf., pp. 21, 583;
Par., pp. 3, 67, 119, 357, 375, 391, 543; cfr.
Corpus OVI) e agli antichi esegeti che conoscono l'
accessus dell'
Ep. 13. Vd. ad es. Guido da Pisa, p. 241: «Prima divisio est qua totum opus dividitur in canticas, et iste sunt tres»; Giovanni Boccaccio,
Esposizioni, p. 2: «La forma del trattato è divisa in tre, secondo la triplice divisione del libro: la prima divisione è quella secondo la quale tutta l'opera si divide, cioè in tre cantiche». La dimensione religiosa cui pertiene la voce dantesca
cantica, pur usata come tecnicismo dell'arte poetica, è messa in luce negli
accessus dei commenti di Giovanni Boccaccio (Boccaccio,
Esposizioni, pp. 3-4) e Benvenuto da Imola (Benvenuto, p. 18), per i quali cfr. Azzetta, cit., pp. 216-218. Baránski (
The poetics of meter, p. 22), riconducendo la voce
cantica al concetto biblico di
canticum novum (spesso detto anche
psalmus, per cui cfr. TLL, cit.), ha suggerito che la
Commedia vada più ampiamente interpretata come una
teodia (vd.), ossia come un canto in lode di Dio e del creato (a tal proposito, cfr. anche Isidoro,
Etimol., VI.19, 10: «
Canticum est vox cantantis in laetitiam»). Per la conoscenza e la circolazione dell'
Ep. 13 nell'antica esegesi cfr. Azzetta, cit., pp. 47-52, 216-217. Per il passaggio dal termine
canzone a quello di
cantica cfr. Baránski, cit., pp. 19-25; Pertile, cit., pp. 227-245; Casadei,
Sul ventesimo canto, pp. 187-188.
Autore: Francesca Spinelli 27.02.2024 (ultima revisione: 19.12.2024).