campione s.m.
Nota:Dal
germ. *kampjo 'duellante, combattente', tramite il lat. tardo
campio,
-onis, glossato anche da Uguccione: «gladiator vel in campo duellum exercens» (cfr. DELI 2 s.v.
campione; FEW s.v.
*kampjo, 16, 299b-300a e Cecchini,
Uguccione, C 24, 3). Il signif. con cui la parola inizialmente si afferma nelle lingue romanze è di àmbito giuridico, a indicare 'chi combatte, gen. per soldi, in duello giudiziario per conto altrui' (cfr. Princi Braccini,
Termini germanici, pp. 1140-1143: 1142; cfr. anche Du Cange s.vv.
camphio e
campiones). Con significati estens. o fig. a partire da tale accezione,
campione è diffuso in poesia volg. già nel sec. XIII, e ricorre sia in contesti metaf. sia come epiteto di Dio e dei santi (cfr.
Corpus OVI e TLIO s.v.
campione). A conferma del suo ampio spettro semantico, esso è anche att. come traducente di vari lessemi lat.:
athleta (sia in testi classici sia in testi cristiani; vd.
atleta),
gladiator,
heros,
miles,
propugnator,
pugil ecc. (cfr.
Corpus DiVo). In questo contesto si collocano anche le occ. dantesche. Infatti, a
Par. 12.44, in un passo caratterizzato da lessico militare,
campione è utilizzato con il signif. estens. di ‘chi, per le sue qualità, è chiamato a combattere in difesa di una causa’ (§
1), ad indicare i «principi» (
Par. 11.35) san Francesco e san Domenico, quest'ultimo detto nel medesimo canto anche
atleta,
duca e
paladino (vd.). A
Inf. 16.22, invece, alcuni hanno sostenuto che
campione sia da intendersi nel signif. originario di ‘chi, gen. per soldi, combatte in duello giudiziario per conto altrui’ (cfr. anche Iacomo della Lana e
Ottimo); mentre altri, vista l’immagine classica dei campioni «nudi e unti» (cfr., per es., Verg.,
Aen., III, 281-2, e Luc.,
Phars., IV, 613-4), hanno sostenuto che il suo signif. sia ‘chi compete per la vittoria in agoni e giochi sportivi pubblici’, cioè l’
athleta antico, come affermano anche Graziolo Bambaglioli, Guido da Pisa,
Boccaccio ecc. (per la questione, vd. almeno Davidsohn,
I campioni; Torraca,
I campioni e, da ultimo, Marcozzi,
Inf. 16, pp. 497-501). Il problema semantico, inoltre, si interseca con la lez.
sogliono, giustificata da Petrocchi e apparsa più adatta alla prima interpretazione, e le sue var.
solieno,
soleano ecc., ritenute più adatte alla seconda. Tuttavia «si può dare al presente un valore perfettivo»; anzi, «proprio dal fatto che i copisti avrebbero contestualizzato nell’antichità l’immagine dei campioni, deriverebbero le varianti testuali
solieno/
soleano», a testimonianza che un duello di «”campioni nudi e unti” non poteva essere percepito come una reale possibilità» (Marcozzi cit., p. 499; cfr. anche Petrocchi,
ad l.). Data la situazione e considerato che
campione era anche uno dei corrispettivi volg. prediletti di
athleta e
pugil, il signif. qui proposto (§
2) segue l’interpretazione “arcaizzante”. Rimane tuttavia assai prob. che a tale immagine potesse comunque essere “sovrapposta” quella dei combattenti in duello giudiziario, come in sostanza Dante stesso mostra di fare con l’episodio della lotta tra Ercole e Anteo, ricordato con le sue fonti (il già cit. Luc.,
Phars., IV, 609-61, e Ov.,
Met., IX, 183-4) in
Mon. 2.7.10 come primo esempio, nella Roma antica, di «collisi
o virium» e «duellum pugilum» con cui si manifesta il «Dei iudicium» (
Mon. 2.7.9).
Autore: Cristiano Lorenzi Biondi 31.01.2020 (ultima revisione: 27.02.2020).