balzo s.m.
Nota:Deriva dal lat.
balteus ‘cintura’ (LEI s.v., 4, 970.26). Il lemma è att. per la prima volta nel 1297 in una delle
Lett. lucch. pubblicate da Castellani (p. 48: «sì llo farete sie bene che n(n)ullo balso né racchadia v'abia»), anche se con il signif. di «‘omissione’, ‘salto’ (< ‘scoscendimento, ‘dirupo’ )» (ivi, p. 151). Dante invece, come mostra bene il passo di
Purg. 4.47, è il primo ad utilizzare il volg.
balzo (e, al v. 51, il suo sinonimo
cinghio, vd.), per indicare fisicamente un 'gradone di roccia e praticabile, che interrompe le pareti scoscese di un monte o di un avvallamento, seguendone trasversalmente il profilo circolare' (signif.
1), sebbene il termine, con rif. a una configurazione del terreno o come toponimo, sia già att. nel lat. mediev., soprattutto in zone montuose (cfr. LEI s.v.
balteus/balteum, 4, 984.33-988.9 e 992.32-48 e anche Pellegrini,
Toponomastica, p. 170). Per
Purg. 9.50 e 68, dove le interpretazioni sono contrastanti (cfr., per es., ED s.v.
balzo e Chiavacci Leonardi,
ad l.), si può ipotizzare che, nel giro di così pochi versi,
balzo indichi sempre la medesima struttura, cioè un gradone di roccia (e la sua parete esterna), praticabile e inclinato, che «chiude intorno» la base del monte del purgatorio e su per il quale Dante e Virgilio si incamminano per raggiungere la porta del secondo regno, «là 've [il purgatorio] par digiunto» (‘laddove la parete del monte purgatoriale sembra spaccata’; cfr. anche
Purg. 9.74-76). A
Inf. 11.115, alcuni commentatori antichi e moderni fanno coincidere il
balzo con l'«alta ripa» di
Inf. 11.1; tuttavia le annotazioni di
Guglielmo Maramauro («cioè l'orlo»),
Boccaccio («
E 'l balzo, di questa ripa») e Benvenuto da Imola («idest gradus») permettono di ipotizzare l'accezione, connessa con il signif.
1, di ‘ripiano che si affaccia su un luogo fortemente scosceso’, tanto più che Dante stesso a
Inf. 11.1 afferma di trovarsi «in su l’estremità d’un’alta ripa». Infine,
balzo compare come var. di
balco (vd.) in
Purg. 9.2 e viene chiosato da Benvenuto da Imola («al balzo d’oriente, idest, a fenestra orientis») e da
Francesco da Buti («è luogo alto dove si monta e scende»), sebbene il primo sembri in realtà riferire la sua glossa a
balco. La var.
balzo acquisisce senso all’interno del passo, se le si attribuisce il signif. (forse banalizzante) di ‘ripiano che cinge l’orizzonte’, dunque ‘confine, lembo dell’orizzonte’ (cfr. Sapegno). Si osservi che essa ha avuto una lunga tradizione lessicografica grazie al fatto che il
Vocabolario della Crusca, basandosi sull'ed. della
Commedia del 1595 (che la promuove a testo), la accolse tra le allegazioni della voce
balzo fin dalla sua prima impressione (cfr. Crusca (1) s.v.
balzo).
1 Gradone di roccia praticabile, che interrompe le pareti scoscese di un monte o di un avvallamento, seguendone trasversalmente il profilo circolare.
[1] Purg. 4.47: «Figliuol mio», disse, «infin quivi ti tira», / additandomi un balzo poco in sùe / che da quel lato il poggio tutto gira / Sì mi spronaron le parole sue, / ch'i' mi sforzai carpando appresso lui, / tanto che il cinghio sotto i piè mi fue.
[2] Purg. 7.88: Di questo balzo meglio li atti e ' volti / conoscerete voi di tutti quanti, / che ne la lama giù tra essi accolti.
[3] Purg. 9.50: Tu sè omai al purgatorio giunto: / vedi là il balzo che 'l chiude dintorno; / vedi l'entrata là 've par digiunto. || Cfr. Nota.
[4] Purg. 9.68: e come sanza cura / vide me 'l duca mio, su per lo balzo / si mosse, e io di rietro inver' l'altura. || Cfr. Nota.
Autore: Cristiano Lorenzi Biondi 14.05.2018 (ultima revisione: 08.10.2018).