Vocabolario Dantesco

Accademia della Crusca - CNR Opera del Vocabolario Italiano

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vagheggiare v.
Frequenza:
Commedia 5 (1 Purg., 4 Par.).
Lista forme e index locorum:
Commedia vagheggia Purg. 16.85 (:), Par. 8.12, 10.92 (:), 26.83; vagheggiar Par. 10.10.
Corrispondenze: Testi italiani antichi:
Corpus OVI,
DiVo,
LirIO,
Prosa fior. sec. XIII,
Petrarca e Boccaccio.
Vocabolari: TLIO, Crusca in rete, ED.
Nota:Da vago (vd.) con aggiunta del suff. -eggiare (DELI 2 s.v. vago) oppure calco diretto dal prov. vaguejar, che però rimane circoscritto entro il signif. di 'vagabondare', derivante dall'agg. lat. vagus (cfr. FEW s.v. vagare, 14.120; Dom en ligne s.v. vaguejar; Cella, I gallicismi, p. 215). Il verbo vagheggiare, che nella poesia cortese è rif. all'amore umano per eccellenza, nella Commedia esprime un amoroso anelito verso qno o qsa, ma con diverse sfumature di signif. Nelle occ. di Purg. 16.85 e Par. 26.83 il verbo, rif. a elementi del creato o al Creatore stesso, descrive rispettivamente l'amore immenso con cui Dio contempla ogni anima prima ancora di crearla e quello con cui la prima anima mai creata, ossia quella di Adamo, contempla il suo fattore. A Par. 8.12 il verbo vagheggiare e le espressioni avv. da coppa e da ciglio assumono invece, con valore fig., una specif. accezione astronomica, in linea con la consuetudine, tipica della mitologia classica e della stessa Commedia, di umanizzare gli astri e i fenomeni celesti (cfr. Chiavacci Leonardi ad l.). Le due espressioni sono infatti rif. ai due momenti della giornata, ossia l'alba e il tramonto, nei quali Venere è visibile in cielo. Al mattino, quando il Sole non è ancora sorto, Venere-Lucifero gli dà le spalle e lo "contempla" avendolo dietro di sé (da coppa); alla sera, invece, quando il Sole tramonta, Venere-Espero gli mostra il proprio volto e lo "contempla" avendolo di fronte a sé (da ciglio). Per la spiegazione del fenomeno celeste, presente anche nel Convivio, cfr. Pietro Alighieri (red. I) e Chiavacci Leonardi ad l. Una parte dell'esegesi antica e moderna (ad es. Benvenuto da Imola e Chiavacci Leonardi ad l.) intende invece il Sole come sogg. della frase; così sostiene anche Pecoraro, Per la retta interpretazione (e, sulla sua scorta, Petrocchi ad l.), che ricorda come, secondo il mito, Venere fu tradita da Sole e dunque è implausibile che sia lei a guardarlo amorosamente in cielo. Tuttavia, l'interpretazione che qui si sostiene trova riscontro in un passo del Tresor di Brunetto Latini (Tresor I, 110.7: «Venus [...] ensit tozjors le soleil»), cit. da Inglese (ed. e comm.) ad l., nonché nell'att. di vagheggiare in Restoro d'Arezzo, dove ancora una volta viene umanizzato l'epiciclo di Venere (libro I, cap. 18, p. 28: «è posta una stella sola, grossa, chiarissima, lucente, la quale è chiamata Venere [...]; e vegonse li suoi raggi quasi scintillare e guaghegiare [...]; e pare la più grossa stella che sia da inde en sù, fore del sole, e acompagna e va tuttavia quasi collo sole, e quando li va denanti e quando deretro»); cfr. Corpus OVI. Infine, nelle due occ. di Par. 10 la contemplazione amorosa è funzionale a una speculazione dottrinale, rispettivamente a quella del lettore invitato da Dante a indagare insieme a lui le più alte sfere celesti (Par. 10.10; qui il verbo è intrans.) e a quella della corona di spiriti sapienti che osservano Beatrice (Par. 10.92), emblema della teologia. Per tutto cfr. anche contemplare ed ED s.v.
1 Contemplare con amore.
[1] Purg. 16.85: Esce di mano a lui che la vagheggia / prima che sia, a guisa di fanciulla / che piangendo e ridendo pargoleggia, / l'anima semplicetta che sa nulla, / salvo che, mossa da lieto fattore, / volontier torna a ciò che la trastulla.
[2] Par. 26.83: E la mia donna: «Dentro da quei rai / vagheggia il suo fattor l'anima prima / che la prima virtù creasse mai».
[Rif. alla stella Venere] (fig.).
[3] Par. 8.12: e da costei ond' io principio piglio / pigliavano il vocabol de la stella / che 'l sol vagheggia or da coppa or da ciglio.
1.1 [Come atto speculativo].
[1] Par. 10.92:  Tu vuo' saper di quai piante s'infiora / questa ghirlanda che 'ntorno vagheggia / la bella donna ch'al ciel t'avvalora.
[2] Par. 10.10: Leva dunque, lettore, a l'alte rote / meco la vista, dritto a quella parte / dove l'un moto e l'altro si percuote; / e lì comincia a vagheggiar ne l'arte / di quel maestro che dentro a sé l'ama, / tanto che mai da lei l'occhio non parte.


Autore: Francesca Spinelli 27.09.2024 (ultima revisione: 27.03.2025).